Si è arricchito grazie alla gestione delle scommesse, e all'aiuto di Cosa nostra. Arriva la confisca dei beni per Calogero Jonny Luppino. Di lui ci siamo occupati diverse volte su Tp24.
I sigilli sono stati apposti ad aziende e immobili intestati a Luppino e alla moglie Pala Maggio. Per l’imprenditore, ritenuto «socialmente pericoloso», è stata decisa anche la sorveglianza speciale per tre anni e mezzo da scontare se diventerà definitiva la condanna subita in primo grado a 18 anni per mafia, estorsione e intestazione fittizia di beni.
Quando ci fu la perquisizione in casa di Luppino i carabinieri trovarono nell’abitazione a Tre Fontane, frazione marinara di Campobello di Mazara, otto lingotti e centinaia di migliaia di euro in contanti.
I lingotti erano conservati in cassaforte assieme a 51 mila euro in contanti. Altri duecento mila euro furono rinvenuti nella casa di via Cile nel ripostiglio, in camera da letto e dentro il lavabo del bagno nascosti in dei sacchetti sottovuoto, oltre che in mansarda e in macchina.
I giudici hanno disposto, invece, il dissequestro delle quote societarie di Alejandro Prado, Gianmarco Amoroso e Salvatore Giorgi, assistiti dagli avvocati Stefanio Santoro e Fabrizio Cavallo.
Dissequestrata la ditta individuale di «Antonino Tumbiolo» con sede Mazara del Vallo e alcuni immobili di Luppino e della moglie.
Alejandro Prado, Gianmarco Amoroso e Salvatore Giorgi, assistiti dagli avvocati Stefano Santoro e Fabrizio Cavallo, ai quali i giudici hanno dissequestrato le quote societarie, non erano coindagati ma titolari delle quote di una società che gestiva scommesse on line. Per i giudici non sarebbero prestanome di Luppino.
“Per poter lavorare era costretto a relazionarsi con la mafia locale”, aveva sottolineato la difesa durante il processo a Luppino “vittima delle pretese di soggetti senza scrupoli”. E’ risultato invece chiaro, sottolineano i giudici, “come il Luppino non fosse strumento di Cosa Nostra, ma ingranaggio della stessa, aiutando le consorterie locali e ricevendone a sua volta aiuto nell’espansione delle proprie attività imprenditoriali. Il tutto relazionandosi con un ruolo di parità con tutti”.
Nel processo il Tribunale ha condannato Luppino, ma ha assolto gli altri imputati. E cioè il padre di Calogero Jonn Luppino, Giorgio Gaspare Luppino, imputato per ricettazione (per lui, erano stati chiesti 3 anni), Paola Maggio e Gaudenzia Zito, familiari dei Luppino accusate di intestazione fittizia (anche per loro erano stati chiesti tre anni), e il salemitano Vito Balsamo, anche lui accusato di intestazione fittizia, ma con l’aggravante d’aver favorito la mafia. E per questo, per lui il pm aveva invocato 5 anni.