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18/12/2022 06:00:00

Stato dell'arte

Mi scuso con i lettori che seguono questa rubrica, in queste settimane ho dato il mio contributo a malanni di stagione e ne porto ancora i segni. Nel mentre tante nuove, belle e meno sul fronte libri lettura e rapporto Istat, e per chiudere l’anno alcune considerazioni per una provincia che di recente ha avuto diversi riconoscimenti dal CEPELL_MIC (Centro per la promozione del libro e della lettura del Ministero della Cultura) come Città che Legge.

Partiamo da qui, per il biennio 2022-2023 la provincia di Trapani ha più che raddoppiato ovvero nove le Città che hanno ottenuto questo titolo, importante fondamentale per una crescita vera e concreta dal basso delle proprie comunità. Dal 2019 c’è un fermento a cui va dato atto alle amministrazioni che per prime hanno conseguito questo titolo (Castelvetrano, Marsala, Partanna e Trapani) e che forse hanno “contaminato “ i vicini in questi processi partecipati; il Ministero poi ha varato una misura (mi sembra si sia arrivati al terzo anno) a favore delle biblioteche di pubblica lettura e a seconda della capienza di titoli eroga un contributo percentuale per acquisto libri in libreria di prossimità. Poi ci sono i bandi CEPELL, ma qui magari è meglio un approfondimento a parte, e poi le reti - tante - che iniziano a nascere tra festival città patti intercomunali per la lettura e via così. Visto da fuori sembrerebbe un quadro idilliaco: in provincia di Trapani si vive di libri si legge moltissimo c’è un indotto virtuoso per tramite di Festival e rassegne (a maggio di quest’anno diciotto di queste realtà hanno firmato un documento congiunto), app 18 e docenti che potrebbero dare un loro impulso alle coscienze e alle economie del territorio, poi viene publicato il rapporto ISTAT sulla lettura e ti cadono le braccia. A sud le percentuali sono drammatiche, in Sicilia impietose e allora le domande te le poni; chi vi scrive queste domande se le fa da tempo e le risposte dettate dall’osservazione costante e continua di certi fenomeni non sono delle più rassicuranti, anzi. Dove si interrompe un lavoro prezioso quasi fiammingo, che inizia dalla scuola? Mi verrebbe da dire subito dopo, per poi magari recuperarlo in percentuali risibili negli anni successivi ma il più si perde per strada irrimediabilmente.

Agiamo in un territorio complesso, la crisi degli ultimi due anni ha messo in ginocchio interi comparti, chi lavorava magari l’impiego lo ha perso, chi lo faceva ad altro titolo - in nero - è andata anche peggio e immaginatevi voi se in un contesto simile la cultura del libro possa avere albergo in una lista della spesa… Eppure da qui si deve insistere e la politica locale e regionale deve intestarsi questa battaglia contro la povertà educativa contro l’ereditarietà di formazione (questo dato drammatico è emerso dalla lettura di un rapporto Save the Children del 2020) e da ultimo sacche percentualmente rilevanti di analfabetismo (i numeri dicono 300.000 sull’isola!) e con questi tre elementi credo che società civile e politica debbano fare un patto di acciaio per salvare la parte debole delle nostre comunità.
La parte produttiva - leggi imprenditoria sana - non si senta chiamata fuori, anzi: nel 2018 invocavo la loro presenza con la stesura di un bilancio sociale (previsto dal Codice Civile) fui irriso da quasi tutti, oggi forse davanti a questi numeri spero faranno altre considerazioni di rilascio di testimonianza che vada oltre e incida sul futuro delle giovani generazioni (se hanno bisogno di esempi, c’è ampia letteratura da Ferrero a Cucinelli, basta solo copiare e la comunità tutta vi ringrazierà di cuore).
Qualcuno penserà che la mia sia una ossessione ovvero la Cultura come volano di coesione e crescita sociale, ma basta cercare in rete i molti bandi rivolti al nostro Mezzogiorno pubblicati in queste settimane (da Agenzia per la Coesione territoriale, a Fondazione per il Sud_Con i Bambini ai bandi CEPELL) e scoprirete che il filo rosso che lega queste opportunità da cogliere sono i temi che tratto da sempre ovvero quelli che ci pongono in cima alle classifiche su disagio povertà educativa e abbandono scolastico, e sono di conforto a ragionamenti che resto convinto devono essere adottati da una platea sempre più selezionata di soggetti che possano incidere a vario titolo per cambiare il corso delle cose.
ISTAT nel suo rapporto 2021 dati sulla lettura, ci dice che in Sicilia l’80% della popolazione non ha mai aperto un libro, siamo un po’ più di cinque milioni, fate voi i conti. Oggi abbiamo ogni tipo di strumento per rilevare qualunque movimento tellurico in questo ambito e le scosse più forti sono sempre lì nelle percentuali negative in crescita; dal Sole 24 Ore ad ogni tipo di rapporto risultiamo quasi sempre vincenti in classifiche al contrario, eppure non si sta con le mani in mano ma forse c’è la necessità di un piano condiviso vero tra i vari attori che lavorano a testa bassa su questo spicchio di cultura etica. L’azione culturale necessita di continuità di offerta, di sperimentazione, in tutte le sue forme espressive, manifestarsi in modo episodico darà risultati conseguenti e a tal proposito mi permetto di suggerire: ogni politica culturale deve essere pensata con chi opera in ambito sociale (con chi ha la delega nella fattispecie) una banale idea, nel pacco viveri che le Amministrazioni somministrano a chi non ce la fa perché non inserire un buono per un libro biglietti per il cinema per il teatro (dove c’è) ingressi ai musei insomma far vivere la cultura come alimento al pari di pane e pasta. E’ una proteina a lenta lentissima cessione, ma credetemi salva chi ne fa uso.

Incanalare la creatività in dinamiche di rete e di progettualità dal basso, oggi più che mai è obbligo se crediamo a questo tipo di azioni sicuramente strada impervia ma che potrà pagare nel breve-medio periodo, viceversa limitiamoci agli incontri con l’autore che farà la gioia di pochi partecipanti e di qualche libreria. Serve una riflessione e ribadisco una progettualità che vada in profondità su questi temi e abbiamo le intelligenze per poterlo fare.
Il legislatore poi ci indica una strada uno strumento innovativo (e dal molti inviso, visto lo scarso uso) che è il Patto locale per la Lettura: un misuratore di legittime esigenze che un territorio manifesta, proprio perché lì dentro ci sono i soggetti più diversi - dalle scuole alle associazioni, dai musei alla rete di biblioteche, dai privati ai festival e rassegne - : ecco avere tutto questo e non utilizzare questo strumento (se non in modo residuale) ci renderà correi di uno stato di cose che prende forma ogni anno in numeri in doppia cifra, che scavano un solco tra il tempo condizionale e l’esistente.
Fermiamoci un attimo, e raccogliamo le idee per un 2023 diverso: non ha senso percorrere questa strada ce lo dicono i numeri e se non ci affidiamo neppure a questi forse è meglio lasciar perdere, intellettualmente è più onesto.

Consigli per gli acquisti di Natale_ visto il prossimo assalto alle librerie un consiglio alla mia amica Giovanna (ma potrebbe essere Lucia, Ildegarda o Sofronilla ) due pubblicazioni a me care per motivi diversi: L’isola nuova_trent’anni di scritture in Sicilia, antologia curata da Gaetano Savatteri per Sellerio. Il punto di non ritorno sono le stragi del 1992, lì il punto zero della nostra Isola e da qui la ripartenza con giornalisti poeti saggisti e tanti tanti che hanno raccontato con i libri un’Isola diversa, e il curatore ha avuto una capacità sartoriale unica regalandoci questo affresco contemporaneo di impegno civile (bonus, Marsala è presente con Nino de Vita e con Giacomo di Girolamo).
Altra pubblicazione per i tipi de il Saggiatore, parla interamente il grammelot di finis terrae: Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri, è una invenzione letteraria di Marco Didimo Marino con i disegni di Marco Maldonato, due ragazzi di Marsala che lavorano altrove e che vivono di cultura. Ecco se incontro con l’autore si perseguirà a fare, che invitino loro nelle scuole e non solo per far comprendere alle generazioni in erba, che per arrivare a conseguire questo risultato dietro c’è studio sacrificio letture matte e disperatissime e la dignità poi di avercela fatta. La cultura è anche questa

p.s. in settimana qualcuno mi ha detto che insieme ad altri facciamo “resistenza” culturale (aggiungo io). Per una volta, dissento e prendo le distanze dall’essere un partigiano, piuttosto scomodo un intellettuale a me caro e senza problemi lo cito_ Odio gli indifferenti_ perché in un quadro così precario tocca abbattere ogni steccato ideologico, ne va del futuro della nostra società

Giuseppe Prode 



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