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15/12/2022 09:04:00

Castelvetrano, ha causato l'incidente e la morte di Nicolò Cirabisi. Patteggia un anno e 4 mesi

Negò di essere alla guida dell'auto che ha causato l'incidente sulla SS 115 e la morte del panettiere 37enne di Castelvetrano, Nicolò Cirabisi, P.V. ha patteggiato 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa e dovrà provvedere al pagamento delle spese legali alle parti civili, gli è stata, inoltre, sospesa la patente di guida per 2 anni (potete leggere qui l'articolo di tp24)

I familiari di Nicolò Cirabisi si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali mortali.

L'incidente - Il 12 novembre 2020, alle 12.35, P.V. è alla guida della Renault Twingo di proprietà di Nicolò che siede accanto a lui sul sedile anteriore come passeggero mentre rientrano da un lungo turno al lavoro. Percorre un tratto rettilineo e pianeggiante della SS 115 in direzione Sciacca-Castelvetrano quando, improvvisamente, perde il controllo dell’auto invadendo la corsia di marcia opposta e scontrandosi frontalmente con un autocarro Fiat Om70.

Il forte impatto non lascia scampo a Nicolò che viene sbalzato fuori dall’abitacolo sbattendo violentemente a terra. Il suo corpo viene trovato dai soccorritori, esanime, nella scarpata vicino la carreggiata.

Come evidenziato dal perito Angelo Gentile, consulente tecnico incaricato dal Pm, Giuliana Rana, “la collisione è avvenuta tra la parte anteriore sinistra dell’autocarro e la fiancata anteriore sinistra della Twingo. Il probabile punto d’urto è stato individuato all’interno della corsia di marcia dell’autocarro, a circa 90/110 cm dalla linea di mezzeria”.

“Dagli atti penali risulta che il sig. P.V. abbia, in un primo momento, detto di essere trasportato e seduto sul sedile anteriore destro e che alla guida della Twingo si trovasse il povero Nicolò – evidenzia Diego Ferraro, responsabile della sede Giesse di Canicattì – in seguito, invece, con la richiesta di patteggiamento ha, in sostanza, smentito sé stesso e quanto aveva provato a sostenere inizialmente”.

Le sorelle di Nicolò, Antonina ed Elisabetta, non si danno pace per la perdita prematura del fratello: “Siamo sconcertate dal comportamento di P.V.. Non solo ci ha portato via nostro fratello ma, pur essendo alla guida, ha tentato di negarlo per non assumersi le sue responsabilità. E siamo molto deluse anche dalla pena irrisoria che la giustizia italiana ha stabilito. Non si può essere puniti così lievemente dopo aver ucciso una persona”.

I familiari di Nicolò, tramite i legali fiduciari di Giesse, hanno intrapreso una causa civile per ottenere il giusto risarcimento per i danni e le enormi sofferenze che stanno patendo da quel maledetto giorno di novembre 2020.