A detenere il monopolio della droga a Trapani, a tal punto da prospettare l'istituzione di un “cartello” sulla falsariga dei narcos colombiani, erano due organizzazioni, ben articolate e collegate tra loro, sgominate all'alba di oggi dalla polizia.
Ventotto le persone finite in manette nell'ambito del blitz scaturito dall'operazione denominata “Acheron”. Un vasto traffico di sostanze stupefacenti, tra la provincia di Trapani e la Calabria, all'ombra della mafia.
A capo di uno dei due gruppi smantellati, infatti, c'era Giuseppe Salerno, figlio di Carmelo esponente della “famiglia” di Paceco e dello stesso sodalizio faceva parte anche Gianfranco Gianni già condannato in quanto ritenuto affiliato a Cosa nostra.
Il figlio dell'uomo d'onore pacecoto, assieme ad altri complici, aveva il compito di provvedere all'approvvigionamento di droga, attraverso la raccolta di denaro e l'organizzazione dei viaggi in Calabria dove, secondo le risultanze investigative, era a contatto con soggetti ritenuti vicini alle ndrine che operano nel rosarnese.
Dell'altro gruppo, invece, faceva parte la famiglia trapanese Beninati da tempo egemone in città nei traffici di sostanze stupefacenti, in particolare, nel popolare quartiere Fontanelle detto il Bronx.
A guidare il sodalizio, Giuseppe Felice Beninati che avrebbe organizzato più “piazze” di spaccio all'interno del rione e in prossimità del quartiere Sant'Alberto. Piazze divenute il punto di riferimento per centinaia assuntori di sostanze stupefacenti.
Giuseppe Felice Beninati oltre ad approvvigionarsi di cocaina da Giuseppe Salerno, si riforniva della stessa sostanza, ma anche di hashish. dal pregiudicato Massimo Ferrara, ma anche dai palermitani Filippo Raccuglia e Vincenzo Mazzola.
Dalle indagini, inoltre, è emersa una collaborazione tra Giuseppe Salerno e Leonardo Casano, pluripregiudicato ritenuto vicino alla famiglia mafiosa marsalese, raggiunto, lo scorso mese di settembre, da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell'ambito dell'operazione Hesperia.
All'alba di oggi in carcere sono finiti: Antonino, Francesco, Giuseppe, Giuseppe Felice Beninati; Leonardo Casano; Michael Criscenti; Angelo D'Agostino; Francesco Di Bartolo; Massimo Ferrara; Filippo Giacalone; Gianfranco Gianni; Vincenzo Gigante; Ottavio Monaco; Filippo Raccuglia; Francesco Ruggirello; Giuseppe Salerno; Carmelo Schifano; Antonino Tranchida.
Arresti domiciliari, invece, per Cristian Balistrieri; Irene Di Girolamo; Pietro Paolo Marino; Domenico Mauro; Vincenzo Mazzola; Maria Grazia Pirrotta; Giuseppa Prinzivalli; Leonardo Rubino; Salvatore Tranchida.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno preso il via in seguito all'operazione Reset, culminata nel 2019 nell'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diversi componenti della famiglia Beninati.