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13/12/2022 15:45:00

Caso Iuventa: dopo cinque anni il giudice ordina la manutenzione della nave ferma a Trapani

 A cinque anni dal sequestro un giudice ordina la manutenzione della nave Iuventa, la nave della Ong tedesca che si trova attraccata alla banchina del porto di Trapani, ormai abbandonata e senza alcuna manutenzione. L'imbarcazione è rimasta sotto le intemperie e ora rischia di colare a picco (qui l'articolo sulla Iuventa).

Il gip ordina la manutenzione - C'è una novità sul fronte della Iuventa. Il gip di Trapani, Samule Corso, con una sua ordinanza dello scorso mercoledì ha ordinato alla capitaneria di porto di effettuare i lavori di manutenzione per riportare lo stato dell'imbarcazione alle condizioni del 2017, prima che fosse posta sotto sequestro.

Dall'ong però nononstante la decisone del giudice, sono titubanti sulla effettiva possibilità d'intervento, viste le condizioni ormai precarie della nave. 

Così Kathrin Schmidt - come riporta Meltingpot - una delle imputate della Iuventa: «Trovo un po’ cinico che questa decisione sia stata presa dopo che quella che era una nave di salvataggio è ora solo un cumulo di macerie. Tuttavia, è un messaggio importante alla luce del trattamento arbitrario e delle misure contro le operazioni civili di ricerca e salvataggio».

Sascha Girke, l’ex capo missione della nave: «Il sequestro della nave è stato il culmine di una campagna diffamatoria contro le ONG del soccorso civile e la solidarietà con i migranti. Iniziata da think tank e opinionisti della destra radicale, le cui idee grossolane di effettiva cooperazione tra le ONG SAR e le milizie libiche sono state prima rafforzate dal capo di Frontex Leggeri e dal procuratore Carmelo Zuccaro e poi, infine, hanno ricevuto una legittimazione statale attraverso il codice di condotta di Minniti».

Nicola Canestrini, avvocato della difesa: «Mi chiedo chi debba assumersi la responsabilità di avere abbandonato la Iuventa per anni: se necessario, faremo la nostra parte per accertare le responsabilità, e non ci fermeremo finché non sarà fatta giustizia».

La stessa Procura, che in questo caso è stata costretta ad agire, è stata anche oggetto di forti critiche pubbliche per la sua conduzione del processo nei confronti dei quattro membri dell’equipaggio della Iuventa sotto accusa. Ora deve anche assumersi la responsabilità di anni di abbandono della nave di salvataggio.

«Le autorità competenti hanno ignorato i segnali evidenti e le chiare indicazioni provenienti da più parti sul deterioramento delle condizioni della nave, sprecando così tempo e denaro dei contribuenti», spiega Iuventa crew. Anche i legali difensori vogliono chiarire la questione e ci tengono nel contempo a non spostare l’attenzione dal vero processo. «Anche se per noi è una decisione importante e la percepiamo come un passo nella giusta direzione, tuttavia sottolineiamo che il sequestro non era necessario per continuare le indagini 5 anni fa e non lo è a maggior ragione oggi», ha spiegato l’avv. Francesca Cancellaro.

I numeri della Iuventa e gli oltre diecimila morti dal suo sequestro - La Iuventa in un anno e mezzo di attività di soccorso ha salvato più di 14.000 persone in difficoltà in mare. Dal suo sequestro, più di 10.000 persone sono morte nel Mediterraneo centrale e che, invece, avrebbero potuto essere salvate.

«Non è una vittoria per noi, come potrebbe esserlo vista la tragedia quotidiana ai confini dell’Europa. Anche se la accogliamo come un giusto passo avanti rispetto a decisioni politiche e giudiziarie che alimentano un trattamento sempre più aggressivo non solo dei migranti, ma anche di coloro che sono solidali con loro. Una vittoria non può che essere il riconoscimento che sostenere i migranti non può mai essere un crimine, così come la volontà di sopravvivere e ottenere giustizia», ha concluso Dariush Beigui, l’ex capitano e un altro degli imputati.

Iuventa crew fa appello a tutta la società europea di vigilare e mobilitarsi affinché alle autorità non sia permesso di fare di nuovo quello che hanno fatto a loro: «Difendete il diritto alla vita, il diritto all’asilo, il diritto all’autodeterminazione e la libertà di associazione! Fermate la criminalizzazione della fuga e della migrazione! Fermate la criminalizzazione della solidarietà!».



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