E alla fine è accaduto, la Corte dei Conti ha ieri mattina ha sospeso il giudizio di parifica 2020 della Regione Siciliana.
La questione è tutta sulla legittimità costituzionale, il presidente delle sezioni riunite, Salvatore Pilato, ha letto il dispositivo della sentenza dalla quale si evidenza che: “Si è verificato un sotto dimensionamento del valore complessivo degli stanziamenti a titolo di spesa per il disavanzo di amministrazione complessivamente pari a euro 461 milioni e 889 mila euro assegnati all’interno di alcuni capitoli del Conto del bilancio, rispetto a quelli effettivamente da iscrivere, con una differenza negativa di 866 milioni e 903 mila euro”.
Il presidente Pilato ha voluto sottolineare che non si tratta di una pagella politica: “La Corte non dà un voto, individua gli eventuali vizi d’illegittimità economico-contabile, individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa”.
Tempi duri per la Regione che dovrà trovare i soldi nella prossima manovra, la maggiore criticità arriva dal piano di disavanzo che non avrebbe dovuto essere spalmato in 10 anni ma in tre anni come tutte le altre regioni, ad oggi, dunque, mancano 866 milioni di euro.
Sono state 97 le pagine lette in udienza, che si è tenuta a Palermo, presso l’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza, dalla PM, Maria Rachele Aronica, che ha sostanzialmente chiesto alle Sezioni riunite di parificare il conto del bilancio tranne il ripiano del disavanzo e anche 30 capitoli di bilancio che si riferiscono alle spese e residui.
Le spese che sono state contestate ammontano a 300 milioni, dai 94 milioni per la proroga illegittima delle concessioni sui trasporti ai 74milioni per i trasferimenti della Sanità, ci sono poi alcuni debiti fuori bilancio.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, e l’assessore al Bilancio, Marco Falcone, dovranno adesso correre ai ripari, nel frattempo ci sono state già le prime reazioni, Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil ha parlato di sentenza pesante: “Chiediamo che non siano i soggetti più deboli e i lavoratori a pagarne le conseguenze con tagli che ne aggraverebbero la condizione e che il nuovo governo regionale avvii subito il confronto col sindacato innanzitutto sulle riforme strutturali necessarie, cosa che il precedente governo non ha fatto e che ci ha condotto alla situazione attuale”.
L’assessore Falcone però ha un’altra visione: “Non ci sarà bisogno di riscrivere la manovra: la questione di legittimità è stata sollevata soprattutto nei confronti di una norma nazionale. Ecco perché dovremo interfacciarci con il governo nazionale, con il ministero dell'Economia e il Parlamento a cui chiederemo una norma interpretativa che dia ragione alla Regione. Non ci sentiamo obbligati ad accantonare gli 866 milioni, il pronunciamento della Corte dei Conti non è paralizzante”.
“Il rinvio della parifica del bilancio della Regione del 2020 e le troppe criticità sollevate dai magistrati contabili rappresentano l'eloquente e pesantissimo giudizio della Corte dei conti sull'operato dell'esecutivo Musumeci, un governo fallimentare, la cui unica nota di rilievo è stata quella di togliere il disturbo con anticipo”.
É questo il commento del capogruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca al verdetto della magistratura contabile sui conti della Regione.
“É andata peggio delle peggiori previsioni – dice Antonio De Luca - ora, altro che Finanziaria approvata per tempo, qui si bloccano le spese per centinaia di milioni di euro per investimenti e le assunzioni nei centri per l'impiego e nell'amministrazione regionale. A fare le spese di tutto ciò saranno i siciliani. Schifani, piuttosto che rivendicare la continuità col governo Musumeci, dovrebbe vergognarsene e, soprattutto, provare a cambiare rotta rispetto al passato. Intanto ritiri le variazioni di bilancio e prepari l'esercizio provvisorio”.
“La sollevazione della legittimità costituzionale per il ripiano di 2, 2 miliardi spalmati in dieci anni operato dalla Regione costringe ora il governo a trovare in tempi brevissimi grossissime risorse che rischiano di penalizzare ulteriormente i siciliani. Gravissime ci appaiono pure i rilievi della Corte su diversi profili interpretativi, considerati scorretti, la difficoltà nel recupero del vecchio disavanzo e l'assenza di riforme strutturali evidenziati. Gravissime, a nostro avviso, sono pure la leggerezza sulle performance dei dirigenti, 'promossi' praticamente in massa con la più alta valutazione. Stessa cosa per i non dirigenti, Come dire, niente di nuovo sotto il sole: anni fa denunciammo, con tanto di documentazione acquista tramite accesso agli atti, i giudizi più che benevoli per i dirigenti, alcuni dei quali con altissime pagelle solo per aver mandato e mail o tenuto in ordine l'archivio, praticamente il minimo sindacale in qualsiasi ufficio, Ebbene, a parte il clamore mediatico di allora, pare che dopo anni sia cambiato poco o nulla. Schifani ne prenda atto”.
«Abbiamo ascoltato il pronunciamento della Corte e la questione della legittimità costituzionale che è stata sollevata a proposito del decreto legislativo firmato dal presidente del Cdm e dal Capo dello Stato, che consentiva alla Regione di spalmare il proprio debito in dieci anni. Pur non condividendo tale iniziativa che, a onor del vero, avrebbe potuto essere portata avanti un anno fa e non lo è stata, ci attiveremo perché il Governo e il Parlamento nazionali possano confermare tale facoltà. Riguardo alle altre partite che sono state contestate, le valuteremo per apportare i dovuti correttivi». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, al termine dell'udienza pubblica della Corte dei Conti per la parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020.
Presenti all'udienza, nell'aula magna di Giurisprudenza a Palermo, l'assessore regionale all'Economia, Marco Falcone, l'assessore regionale alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro, Nuccia Albano, il ragioniere generale della Regione, Ignazio Tozzo, l'avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, il segretario generale della Presidenza della Regione, Maria Mattarella e autorità istituzionali.
«Sollevare la questione di legittimità costituzionale – ha osservato l'assessore Falcone - non è paralizzante per l'attività amministrativa e finanziaria della Regione Siciliana. È doveroso in questa fase rassicurare i cittadini, i dipendenti, le imprese e gli attori sociali a vario titolo sul fatto che la tenuta economica della Regione non è in discussione. Rimaniamo convinti della piena legittimità del decreto legislativo che consente il ripiano del disavanzo in dieci anni, ma, per dirimere e velocizzare la soluzione della questione, ci confronteremo con il Governo nazionale e il Parlamento per ottenere in tempi brevissimi la condivisione di una norma che risolva il problema e il conflitto tra poteri dello Stato (Corte costituzionale e Governo nazionale), sollevato oggi dalla Corte dei conti».
“Nella scorsa legislatura il Pd aveva più volte lanciato l’allarme, adesso i nodi vengono al pettine ed il responsabile ha un solo nome: il centrodestra, quello che era al governo della Regione ieri e che continua a governare anche oggi”. Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, a proposito del dispositivo della Corte dei Conti che ha sospeso il giudizio di parifica del rendiconto della Regione per il 2020 intervenendo anche sul piano di rientro del disavanzo da 2,2 miliardi che la Regione aveva spalmato in dieci anni e che invece, secondo i giudici contabili, andava dilazionato in tre.
“Prima di annunciare strabilianti interventi da inserire nella prossima manovra regionale – aggiunge Catanzaro - il presidente Schifani dovrebbe spiegare come intende far fronte ai disastri finanziari causati dalla sua coalizione, dal momento che il governo attuale è in assoluta continuità con quello che era guidato da Musumeci”.