Mazara Due è una terra di nessuno. Un quartiere popolare di Mazara del Vallo, molto distante dal resto della città, isolato. Uno dei quartieri più pericolosi della provincia di Trapani, in cui spaccio e criminalità imperano. Per la sua conformazione è facile controllare chi entra e chi esce. Le stesse forze dell’ordine devono organizzarsi bene quando vanno a fare i blitz.
Mazara Due è una delle principali zone di spaccio, in cui si può trovare di tutto. Dalla marijuana all’eroina, al crack, droga pericolosissima che sta dilagando tra i giovanissimi. Qui Salvatore Addolorato aveva creato una sua piazza di spaccio in un magazzino, secondo un modello imprenditoriale ben organizzato. A Mazara Due gli Addolorato sono tanti, un nucleo familiare abbastanza allargato. E, mettiamola così, se l’attività di uno va bene, allora si inseriscono anche gli altri. Così, Rachela Maria Addolorato (nella foto col marito Pietro Perniciaro anche lui arrestato), cugina di Salvatore aveva deciso di darsi anche lei all’affare stupefacenti. Si sa, il piglio pragmatico delle donne può far riuscire meglio delle attività economiche.
La signora della droga
Sul suo profilo Facebook si definisce “mamma e nonna a tempo pieno”. Ma a quanto pare trovava il tempo per gestire una piazza di spaccio. Rachela Addolorato è una delle persone arrestate nell’operazione “Sugar”, eseguita dalla Guardia di Finanza due giorni fa a Mazara del Vallo. Dall’indagine sono emerse due piazze di spaccio a Mazara Due, una di queste faceva capo proprio a Rachela, la signora della droga.
Gli inquirenti definiscono la sua “una vera e propria impresa criminale a carattere familiare, localizzata nella zona di "Mazara 2" esattamente di fronte le abitazioni, poste una di fronte all'altra, nella via Sistina a Mazara della promotrice e di quella della madre e del fratello Addolorato Salvatore, cl. 95”.
I rapporti con il cugino erano buoni. Tant’è che Rachela si riforniva per la droga all’ingrosso da lui per poi reimmetterla nel mercato illegale tramite la propria piazza di spaccio. Salvatore si vantava con la cugina della qualità della droga venduta: “E’ quella giallina, una bomba”.
In proprio
Il cordone ombelicale con il cugino Salvatore, dopo che la Addolorato cominciava a farsi un nome nel mondo degli stupefacenti ed a vedere alternative più vantaggiose, si interrompeva e la donna cominciava a gestire in autonomia la propria piazza di spaccio attraverso il contributo di altri sodali, come il marito Perniciaro Pietro, Policardo Clara, Perniciaro Giuseppe, Addolorato Salvatore (cl. 95), Perniciaro Paola e Pizzo Francesca. Tutti parenti, uniti nell’attività di famiglia, quello del traffico di droga.
Eloquente è una conversazione intercettata mentre gli indagati erano intenti al confezionamento di stupefacente, in cui emergeva la stabile interazione tra gli indagati di far parte dell'associazione dedita allo spaccio al minuto, che aveva peraltro deciso di mettersi in proprio rispetto a Salvatore Addolorato per guadagnare di più. Parlano di come allungare la droga, per guadagnarci di più, di mettere zucchero o addirittura ketchup nel crack. "Perché sopra 50 grammi ci mettono 10 grammi manco si vede... e già 10 euro sono 1.000 euro... e già si può mettere 1.000 euro in sacchetta".
Ma ad un certo punto Rachela va per la sua strada, non si rifornisce più dal cugino. Trova qualcuno che gli fa un prezzo migliore per la cocaina. Lo rivela proprio alla figlia a testimonianza di come tutta la famiglia fosse coinvolta: “Salvatore ce la dava a 65, noi l’abbiamo trovata a 55. Il tuo fidanzato qua sa tutto, ho tutte cose scritte 50 grammi a 2.750 l'abbiamo presa... tutto scritto”.
Affare di famiglia
Certo, il blitz di qualche giorno fa non è stato il primo nella vita della signora della droga. In passato lei e la sua numerosa famiglia avevano ricevuto altre visite dalle forze dell’ordine. Già nei primi mesi del 2020 Pietro e Giuseppe Perniciaro e Salvatore Addolorato sono stati arrestati per spaccio di stupefacenti e coltivazione di marijuana. In quell’occasione i carabinieri effettuano un blitz a casa della signora Addolorato. Dopo la visita dei militari la donna si vantava di aver sviato l'attenzione dei carabinieri da un mazzo di chiavi dell'altra abitazione, quella adibita a centrale di spaccio. “Io quando hanno trovato le chiavi della bolognese dentro il cassettino, Pame, gli ho detto, ma queste sono chiavi vecchie dimenticate”.
Anche la madre di Rachela Addolorato era coinvolta nel traffico di droga. Parliamo di una signora di 61 anni che, cuore di mamma, avrebbe sostenuto attivamente gli affari dei figli. Scrivono gli inquirenti che Clara Policardo, madre di Rachela, “risultava nel corso delle investigazioni aver prestato un valido e fattivo contributo all'organizzazione criminale oggetto degli accertamenti intervenendo personalmente nella gestione della sostanza stupefacente e dei proventi dello spaccio. La stessa si interessava altres! di mettere a disposizione dell'associazione di appartenenza l'appartamento di via Sistina, prospiciente l'abitazione sede della piazza di spaccio dove operavano i figli”.
Spacciatori col reddito di cittadinanza
Non aveva 30 telefoni come il cugino Salvatore, ma Rachela Addolorato intratteneva aveva a disposizione diverse utenze con le quali aveva creato una fitta rete di relazioni telefoniche, consentita, appunto, dalla disponibilità di più apparati, “malgrado l'apparente incapienza reddituale del suoi componenti”. Scrivono infatti gli inquirenti che gli indagati non dichiaravano redditi, ma alcuni di loro prendevano addirittura il reddito di cittadinanza. Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno scoperto pure che sette indagati percepivano illegittimamente il reddito di cittadinanza.
Il sussidio statale lo percepivano proprio la signora della droga, il marito, e i figli.
Ovviamente il sussidio gli verrà tolto.