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18/11/2022 06:00:00

La praticante, il notaio, l'estorsione tra fratelli. Il processo a Trapani 

 La relazione tra la praticante e il notaio. Un magistrato di mezzo. Le scenate di gelosia.  Una misteriosa “voce maschile” che teme di essere intercettata.

Uno spaccato di Trapani, città tranquilla ma solo in apparenza. Retroscena del processo, tuttora in corso dinnanzi al tribunale di Trapani, dove è imputato l'imprenditore Vincenzo Cardinale. Bancarotta fraudolenta, tentata estorsione e tentata violenza privata, i reati di cui è chiamato a rispondere.

Ad inguaiarlo, la sorella, Rossella, socia alla pari della Cardinale Srl, azienda che distribuisce materiale ferroso. La donna si è rivolta alla magistratura dopo aver ricevuto diverse lettere anonime a scopo estorsivo e alla sbarra è finito, appunto, il fratello Vincenzo Cardinale.  Sarebbe stato lui, secondo la Procura, a scrivere le lettere. Tesi che la difesa, rappresentata dall'avvocato Josemaria Ingrassia, tenterà di smontare nel corso del dibattimento.

“Cara signora Cardinale. Ha sbagliato. Pensiamo e speriamo che abbia raccontato tutto, dalla tossicodipendenza di sua figlia e di suo “genero” Franco “viagra” a tutto il resto. Se non lo ha fatto lo faremo noi. Abbiamo foto, registrazioni, liti furibonde anche con la marsalese. A questo punto ci venderà la sua villa, per 80 mila euro”, il contenuto di una delle missive.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna citata nella lettera è Irene Dioguardi, figlia di Rossella Cardinale, mentre Franco è il notaio Francesco Di Natale, protagonista già in passato di alcuni episodi di cronaca giudiziaria. In primo grado fu condannato a quattro anni e sei mesi per peculato per il mancato versamento di 507mila euro di imposte. Nel 2018 è stato sospeso per due mesi. Il suo nome è poi emerso in un'inchiesta della Squadra Mobile di Trapani su una rete di trafficanti di droga che lo riforniva su ordinazione. 

I due hanno avuto una relazione all'epoca in cui Irene, grazie all'interessamento di Onofrio Minore detto Nonò, lavorava presso lo studio del professionista.

Sarebbe stata Rossella Cardinale a chiedere ad Onofrio Minore – amico del notaio – di verificare se la figlia potesse fare lì il praticantato per la professione. Il sogno della donna era che Irene diventasse notaio.

Il 22 settembre del 2015, Irene Dioguardi è stata convocata in Procura. Il Pm l'ha ascoltata in merito alla frase “liti furibonde anche con la marsalese” riportata nella lettera anonima ricevuta dalla madre.

La donna dichiara di avere avuto una relazione con il notaio Di Natale:  “Dal 2010, 2011 al 2013”. Racconta anche di un episodio avvenuto nel luglio del 2012: “Avevo partecipato, assieme a Di Natale, ad una serata che si era conclusa a lido Marausa dove erano presenti anche vari nostri conoscenti. Ad un certo punto Di Natale, che fino a quel momento aveva avuto un atteggiamento abbastanza normale, si era allontanato per un certo tempo, forse un quarto d'ora o venti minuti, tanto che cominciavo a domandarmi dove fosse. Quando ritornò era in evidente stato di alterazione, barcollava, tanto che dovetti sostenerlo. Iniziò a parlare a voce alta, scagliandosi verbalmente contro di me. A quel punto lo accompagnai al parcheggio e gli proposi di andare a casa”.

“Lungo la strada di ritorno – ha aggiunto Irene Dioguardi – Di Natale cominciò ad inveire contro di me, guidando a velocità folle. All'altezza della frazione di Marausa, l'auto andò a sbattere contro il guard-rail. Durante quella folle corsa, Di Natale manifestò le ragioni del suo atteggiamento, connesse ad una crisi di gelosia”. Irene Dioguardi, infatti, aveva iniziato a frequentare un magistrato in servizio al Tribunale di Trapani. “Avevo avuto un approccio, tramite messaggi, anche perchè la mia relazione con Di Natale era tenuta da noi molto riservata. Di Natale mi aveva incoraggiato ad uscire con il magistrato per fugare eventuali voci sulla nostra relazione”.

L'auto con a bordo Dioguardi e Di Natale arriva a Trapani, in corso Italia dove il notaio ha il suo studio professionale. Qui accade un fatto strano. A raccontarlo è Irene: “Con mia sorpresa Di Natale non mi condusse nello studio, ma al primo piano, potandomi verso la porta di un appartamento. Mentre Di Natale si apprestava ad aprire la porta io mi rifiutavo categoricamente di entrare, temendo fortemente per la mia incolumità. A quel punto Di Natale si agitava ancor di più, si buttava a terra dimenandosi e urlando”. Irene si dà alla fuga. “Lui, però, mi seguì fino in strada dove poi tra urla e insulti si allontanò. A quel punto decisi di chiamare i miei genitori perchè mi venissero a prendere, nonché Alessandro Ombra suo grande amico che invitai a venire subito nonostante fossero ormai le 4 di notte. Seppi poi da Ombra che aveva ritrovato Di Natale dentro un palazzo lì vicino”. “Dopo quanto accaduto iniziò una fase di allontanamento con Di Natale anche se nel novembre del 2012 ci siamo di nuovo riavvicinati per un periodo. Il rapporto, però, era ormai logorato e nel corso del 2013 si è progressivamente esaurito”.

Irene rivela altri retroscena: “Nel frattempo i miei genitori preoccupati per me e per questo riavvicinamento, hanno interessato della vicenda Nonò Minore, loro conoscente che sapevano essere amico di Di Natale. Non so esattamente cosa abbia detto mia madre a Minore, ma credo che sia stato portato a conoscenza di quanto accaduto. Anche perchè io, dopo quella sera, avevo raccontato tutto ai miei genitori”.

Aggiunge Irene: “So che Di Natale, tramite Minore, negò di fare uso di stupefacenti, tanto che di dichiarava disponibile a fornire i risultati di un eventuale esame del sangue”. Ma non è tutto. “Successivamente – ricorda Irene – mia madre si recò presso lo studio Di Natale per invitare il notaio, con toni molto aspri, a lasciarmi in pace. Fu lo stesso Di Natale a telefonarmi, comunicandomi il fatto. Progressivamente poi nel corso del 2013, come ho già detto, il rapporto si è esaurito”.

Irene va avanti nel suo racconto: “Il primo sabato del maggio 2014, quando ormai da mesi non mi sentivo più con Di Natale, notai per caso a Trapani il suo amico Alessandro Ombra con una ragazza che io non conoscevo. La cosa mi meravigliò perchè ben conoscevo la sua fidanzata storica Giada Musillami di Marsala (la marsalese indicata nella lettera anonima, ndr) della quale ero amica. Ombra era, infatti, un grande amico di Di Natale, tanto che i due si chiamavano fratelli. Il giorno dopo chiamai Giada Musillami per capire cosa fosse successo. Mi disse: mi sono lasciata con Alessandro, ho comprato una Cinqucento rossa e ora sto con Francesco, intendendo Di Natale. A quel punto mi sono sentita tradita nell'amicizia ed ho litigato con Giada”.

Ma chi sapeva di quella lite telefonica tra le due donne oltre alle interessate?

“Di Natale – afferma Irene – era perfettamente informato della mia conversazione con Giada. L'ho chiamato. Lui cercava di difendersi dicendo “siamo persone libere”. Da quel giorno non ci siamo più sentiti. Della telefonata con la Musillami ho parlato solo con i miei genitori e con qualche amica del tutto lontana da questo ambiente e che vive fuori Trapani. Posso aggiungere di aver saputo da mia madre che la stessa riferì a Nonò Minore della mia telefonata con la Musillami”. Giada Musillami, poi, verrà arrestata nel 2016, in una vicenda che farà scalpore a Trapani, per aver ceduto droga al figlio del notaio, minorenne (e durante la perquisizione in casa del notaio, gli agenti trovarono diversi apparecchi per individuare eventuali microspie). 

Circa le accuse ad Irene sulla droga, c'è un'intercettazione in cui la donna parla al telefono con una persona indicata nella trascrizione come “Voce maschile”. Irene dice: “Sono troppo impegnata a fare tiraggio, quindi non posso venire stasera”.

“Va bene – la risposta dell'interlocutore – Non esagerare perchè poi ti fa male. Magari una”. “No. Dai. Due o tre. Non so neanche se sono tante o poche”. Prima che finisse la conversazione, la “Voce maschile” aggiunge: “Spero non ti ascolti qualche maresciallo dei carabinieri”.

Di chi è quella voce maschile? E perchè il suo nome non compare ? Ma soprattutto perchè quella persona teme di essere intercettata? Questa mattina, un'altra udienza. Sarà ascoltata proprio Irene Dioguardi.



Native | 2024-07-16 09:00:00
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