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10/11/2022 06:00:00

I danni del maltempo a Trapani, la Regione mette Tranchida con le spalle al muro

E alla fine è arrivato il capo della Protezione Civile, Salvo Cucina, a chiarire aspetti e a mettere i puntini sulle i sullo stato di avanzamento di calamità naturale, a cui la città di Trapani ha fatto ricorso dopo l’alluvione delle settimane scorse.

Era nelle cose ma anche nella capacità di fare a scarica barile nel complesso nodo delle responsabilità istituzionali, insomma Trapani affoga non solo sotto la pioggia, e conta di danni, ma addirittura non riesce a dipanare la matassa sul chi deve agire prima e in fretta.

Il sindaco Giacomo Tranchida ha silurato qualche giorno fa contro la Regione: avrebbero dovuto fare subito, senza perdere tempo vista la situazione di emergenze, ma a dare non solo un senso alle cose ma anche un equilibrio ci ha pensato direttamente Salvo Cocina, con dati e relazioni alla mano.

A Trapani, dopo quei violenti nubifragi che hanno messo in ginocchio la comunità tutta, è arrivato il presidente della Regione, Renato Schifani, a dare non solo un momento di conforto ai cittadini ma mostrando vicinanza al Comune, dunque prestando assistenza ed eseguendo controlli nelle zone alluvionate attraverso gli uffici preposti.

C’è di più: subito dopo il sopralluogo il governatore Schifani ha dichiarato lo stato di crisi ed emergenza con l’assegnazione di un contributo straordinario di 500mila euro al Comune di Trapani, somma che serve unicamente “Per il ripristino della stazione di pompaggio di via Tunisi, fondamentale per evitare ulteriori allagamenti nel centro storico della città”.

Il dirigente Cocina sottolinea come la Regione sia stata pronta, grazie anche ai volontari della protezione civile a svolgere tutte “Le attività di emungimento dell’acqua, pulizia del fango, assistenza alla popolazione, sgombero delle masserizie danneggiate”.

Poi inchioda il Comune alle sue responsabilità: “Non si ha notizia delle attività di prevenzione che il Comune avrebbe dovuto attivare e, certamente, non da ora ma da anni. In particolare la verifica e la manutenzione dei tombini, delle reti fognarie, del sistema di smaltimento delle acque e delle pompe di sollevamento”.
Per gli uffici regionali, che hanno messo tutto nero su bianco, ci sono delle inefficienze sulla manutenzione ordinaria che riguarda le caditoie, i tombini, degli sbocchi a mare, ostruzioni delle tubazioni che hanno causato lo scoppio di alcuni tratti: “Inoltre, non ha funzionato pienamente la stazione di pompaggio di via Tunisi che avrebbe avuto da tempo operative solo 6 pompe su 12”.

Pare poi che Tranchida abbia chiesto lo stato di calamità nazionale ma dalla Regione Cucina fa sapere che: “La stessa non esiste dal punto di vista normativo, esiste invece una richiesta di stato di emergenza al Consiglio dei ministri. Ad oggi - scrive Cocina - si ritiene che non sussistano i presupposti normativi di richiesta di emergenza di rilevanza nazionale”.

Infine, sulla somma a titolo di contribuito stanziato dalla Regione e pari a 500mila euro Cocina precisa: “Non si ha notizia se sono state attivate le procedure di somma urgenza, così come non sono ancora state comunicate le segnalazioni di danni pervenute al Comune dal 28 settembre, la cui analisi e valutazione è necessaria per pervenire a una stima dei fabbisogni economici e avviare la procedura di ristoro”.

Si attenderà adesso la replica, sicuramente seccata e dura del sindaco Tranchida o, in sostituzione, dell’eletto e oggi insediatosi deputato regionale e suo delfino, Dario Safina. 



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