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07/11/2022 06:00:00

La sottile linea rossa. Marsala e la pista ciclabile della discordia

Il sito specializzato Cicloturismo, l’ha messa dritta dritta nel podio delle più belle d’Italia. Il commento è esaltante: “Che meraviglia”.

In tanti, invece, non hanno dubbi: “Cancellate quell’obbrobrio”, è una delle espressioni che ricorrono più spesso nei social, e c'è chi scrive a  nome di una “comunità ferita”.

A Marsala, in Sicilia Occidentale, c’è una cicatrice che divide in due una comunità.
Per alcuni è una ferita, per altri un’opportunità. I turisti sono entusiasti: “Il tramonto più bello della Sicilia” scrivono nei loro post su Instagram.

 Per qualcuno è un’opera pubblica utile e bellissima, per altri è una sciagura.

E’ la pista ciclabile che si snoda nella parte nord della città dal lungomare Spagnola verso le saline, costeggiando la Riserva Naturale Orientata dello Stagnone.
E’ lunga 7,6 km. Ha due corsie, è larga due metri e mezzo. Il fondo stradale della pista ciclabile è verniciato con resina acrilica di colore rosso. E’ costata 1 milione e 100 mila euro.

 

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Realizzata in due anni, è, di fatto, utilizzata dal 2020, anche se l’opera ufficialmente non è stata mai collaudata (si aspetta dall’Ottobre del 2021 un parere da parte della Regione su un’attività di consolidamento di un tratto). Si veniva dalla fine del duro lockdown dovuto alla pandemia, e, a fine maggio, molti cittadini si riversarono sulla pista, inaugurandola di fatto.

Sembrava un bell’inizio. Ed invece, da allora, non trova pace.  In questa mappa interattiva ecco un percorso, per tappe, che segue la linea rossa della pista. 

 


Per realizzarla, il Comune di Marsala ha usufruito di un finanziamento del Po - Fesr Sicilia (Azione 6: “Interventi per la tutela e la valorizzazione di aree di attrazione tali da consolidare e promuovere processi di sviluppo").
In Sicilia sono state presentate 83 domande di finanziamento e l’Assessorato regionale Territorio Ambiente ha inserito il progetto del Comune di Marsala tra i 33 da realizzare.
L’idea, nel 2017, è stata dell’allora Sindaco Alberto di Girolamo: “Ci sembrava un modo per riqualificare l’area - racconta - creando un turismo compatibile con la Riserva naturale”.


In effetti, la Riserva naturale dello Stagnone, al nord di Marsala, comprende uno dei tratti più belli e suggestivi della costa Sicilia occidentale: la laguna, le piccole isole, i canneti e le saline. Un contesto che però vive in uno stato di grande abbandono: rifiuti, case abusive, diverse attività illegali, a cominciare dalla pesca di frodo.

 

 

Made with Flourish

 

Quindi, si, la pista ciclabile, nelle intenzioni dell’Amministrazione Comunale, era un modo per riqualificare l’area, cercando di mettere in moto un’economia virtuosa. “Sapevamo che avremmo scontentato dieci persone, ma per un interesse superiore” dice oggi Di Girolamo.

E in effetti così è stato. 

 



LE POLEMICHE.
Non c’è stata opera pubblica nella storia recente di Marsala, quinta città della Sicilia, che non abbia creato così tante divisioni, anche laceranti, nella comunità. Proteste che continuano ancora oggi, a colpi di petizioni, sit - in manifestazioni, e che, purtroppo, sfociano a volte in gesti di vandalismo, con la pista già danneggiata in diversi punti, i segnali stradali che spariscono, così come i pezzi del cordolo in gomma gialla che separa la pista dalla strada.

 

 

Tutto nasce dal fatto che quel lungomare di Marsala rappresentava, da mezzo secolo, la “passiata”, la passeggiata, in auto dei marsalesi, la domenica, o nei giorni di festa. Una coda lunga di macchine che andavano e tornavano dalle saline, con i passeggeri che ogni tanto scendevano per un gelato, un panino con le panelle in uno dei tanti camioncini piazzati qua e là, o una foto ricordo. Con la pista, tutto questo non c’è più. Non solo è spuntata una striscia rossa, che ha sottratto spazio alle auto, ma è stato istituito anche un senso unico di marcia. Inoltre, non sono stati previsti parcheggi. Quindi, chi si imbatte il quel lungo senso unico, non ha luoghi sicuri dove posteggiare, né può tornare indietro. Da qui le polemiche di chi lavora nel posto o vive lì.

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“E’ fatta male, tanto per farla” dice Mamma Colette, beniamina dei kiter della zona che ospita e rifocilla nel suo locale. E racconta ad esempio di quanto accaduto l’estate scorsa: “Un kiter si è fatto molto male, abbiamo chiamato l’ambulanza. Ma l’autista ha sbagliato, è andato più avanti, e per tornare indietro ha dovuto rifare tutto il giro del lungomare, perdendo tempo prezioso”. Visione opposta, quella dell’ex Sindaco Di Girolamo: “Era prima, con il doppio senso di circolazione, che il traffico era tale che le autoambulanze rimanevano bloccate”.
Sempre secondo Colette le complicazioni del traffico dovuto alla pista hanno impoverito tutta la zona: “Da quando c’è la pista ciclopedonale, con il senso unico, per noi è quasi impossibile andare verso il centro, troppo complicato. Ed allora preferiamo andare fuori. Io stessa vado a fare la spesa a Trapani, mi viene meglio …”.

“Nemo profeta in patria” dice il saggio. E potremmo dire anche: “Nemo pista in patria”. Il successo della pista ciclopedonale, infatti, sembra essere più all’estero che sul posto. Non è un caso, ad esempio, se Citroen l’ha scelta come location per il lancio di una mini auto elettrica, con un allestimento da fuoristrada, My Amy Buggy, per un tour “avventuroso e sostenibile”. Piccola cuoriosità: l’auto, o quello che è, è immortalata mentre va controsenso …

 

 

 


Fermo, invece, è il camionicino del signor Enzo Giacalone. Da più di trent’anni vendeva panini in un grande slargo al centro del lungomare della Spagnola. Ha proprio un conto sospeso con la pista ciclopedonale. Primo, perché lo ha costretto a spostarsi, affittando un terreno vicino per posizionare il suo camioncino. Secondo, perché sostiene che i suoi affari siano crollati, per lui come per tutti coloro che lavorano in zona. Lo dimostra la piazza centrale del lungomare, deserta, “mentre prima - dice - pullulava di gente ogni sera”.

 

 

Al camioncino di Giacalone, nell’attesa di un panino con le panelle o di una vaschetta di patatine fritte, si può firmare una petizione per chiedere la cancellazione della pista ed il ripristino della vecchia viabilità.

 


Tra i residenti, c’è chi osserva che la presenza della pista ciclopedonale ha migliorato la sicurezza stradale di una zona dove in tanti andavano con l’auto a velocità sostenuta, con diversi incidenti mortali negli anni, ed è, comunque, un’attrazione turistica in più in una città che non riesce, come le altre località siciliane, a mettere a sistema e fare fruttare le bellezze turistiche che offre.

Corposo e motivato è anche il battaglione dei residenti contrari alla pista. Per tutti, si è esposto più volte, con lunghi e duri interventi nella stampa locale Gioacchino Aldo Ruggieri. Preside in pensione, Ruggieri non usa mezzi termini e parla di “errore ed orrore politico, civile, culturale”. “Il litorale dello Stagnone è stato da sempre vissuto dai marsalesi, utilizzato per raggiunge l’imbarcadero per Mozia, godere i tramonti mozzafiato, prendere il sole e fare il bagno. Lo Stagnone e il suo mare sono stati sempre di tutti”. Per Ruggieri "la pista ciclabile uccide la tradizione di fruizione del litorale, che è di tutti i marsalesi e non solo degli amatori della bicicletta, per i quali si dovevano pensare altri luoghi”.

Non la pensano allo stesso modo altre famiglie che frequentano la zona e che hanno riscoperto un pezzo di costa che prima era, di fatto, praticabile solo in auto. Anzi, c’è chi vorrebbe che tutto il lungomare venisse chiuso al traffico e che pedoni e ciclisti avessero zone separate per camminare. Tra coloro che apprezzano di più la pista ciclopedonale ci sono, in particolare, coppie di tedeschi, danesi, olandesi che frequentano una delle oltre venti scuole di kitesurf sparse per la laguna dello Stagnone. “Qui è un paradiso - dicono - e non riusciamo davvero a capire che si possano volere le auto al posto delle bici”.

 

Ci sono effetti positivi che sono sotto gli occhi di tutti. Innanzitutto, le famiglie si sono appropriate di uno spazio che sembrava destinato solo alle auto, in una zona di riserva … , inoltre alcune cose effettivamente stanno accadendo. I residenti della zona raccontano che molte case hanno conosciuto una rivalutazione, e per gli immobili c’è molta richiesta, soprattutto da famiglie del nord Italia che vogliono investire per una seconda casa in zona, sfruttando la vicinanza con l’aeroporto di Trapani, collegato con tutta Iitalia. Sono nate anche diverse attività di noleggio bici e chioschi. 

Cerca di fare quadrato intorno all’infrastruttura il circolo Legambiente di Marsala - Petrosino. Secondo l’associazione “per ogni euro investito nella pista ciclabile si crea ricchezza pari a tre euro”. Legambiente punta piuttosto il dito contro i “megabus che parcheggiano in zona, in spregio ad ogni regola di fruizione di una riserva naturale”.

 

 

La sensazione è che la pista ciclabile abbia toccato un nervo scoperto, che è quello della corretta valorizzazione della Riserva.

Risolvere i problemi creati dalla pista ciclabile, è uno sforzo che sta impegnando molto i politici. La soluzione, racconta Enzo Sturiano, presidente del consiglio comunale di Marsala, che ha seguito l’iter da vicino, è quella di investire sulla vicina Strada Provinciale 21 , per migliorare la fruizione e creare diverse vie di collegamento con la pista. Il progetto costerà 14 milioni di euro. Al momento ci sono solo i soldi, 600mila euro, stanziati dalla Regione Siciliana, per i primi studi.
“Nella progettazione della pista non si è mai discusso della viabilità, ecco da dove nascono i problemi. Solo quando è stata realizzata, ci siamo resi tutti conto delle carenze del progetto, ma era difficile rimediare” spiega Sturiano.

Nell’attesa di capire il suo futuro, tirata da una parte e dall’altra tra le due fazioni, la pista ciclopedonale vive un presente molto difficile. Tra i vandali e l’incuria, perde pezzi. Molte auto, a causa della strettezza della strada, ci finiscono sopra, facendo saltare i divisori gialli. Nel primo pomeriggio, se non di notte, c’è chi si diverte a salirci sopra con l’auto o con la macchina. Il resto lo fa il mare, che erodendo la costa, si sta portando via pure un pezzo della nuovissima pista.


Legambiente ha avanzato anche delle proposte all’Amministrazione Comunale.


La pista ciclabile di Marsala è, dunque, una sorta di filo rosso. Con i suoi pro e i suoi contro, con gli apprezzamenti e le proteste, può comunque indicare una via: ogni investimento, anche se fatto con le migliori intenzioni, rischia di essere vanificato quando la comunità non partecipa, quando la progettazione è superficiale, quando prevale, in chi amministra, il principio secondo cui è importante spendere tanti soldi piuttosto che come spenderli.

Nelle intenzioni dell’amministrazione comunale la pista doveva essere la prima di una serie. Altre due analoghe opere, infatti, sono inserite nella programmazione di “Agenda Urbana”: una, passante dal centro urbano, parte dalla zona Salinella e giunge allo storico molo di fronte le Cantine Florio; da qui, la terza pista si svilupperà fino alla rotonda della zona dei lidi, dall’altra parte della città.

Se la pista ciclabile di Marsala continuerà, non è dato sapere. In totale sono venti km lineari. Il secondo tragitto, che passa per un pezzo dentro le saline, in uno scenario ancora più suggestivo, è stato completamente rivisto dal Comune e già appaltato. Sul terzo tratto, ormai i tecnici sembrano avere il cuore in pace: non si realizzerà. Ci sono troppe criticità, nel lungomare sud di Marsala e l’ex Provincia ha già dato parere contrario.

 

 

Nel frattempo, questi sette chilometri e rotti di striscia rossa restano lì, a dividere idealmente la città, in due, a fare appassionare, litigare, le persone. Peccato che la stessa partecipazione non si registri per quello che sta accadendo alla Riserva Naturale Orientata dello Stagnone di Marsala.  L’ente gestore, il Libero Consorzio dei Comuni della Provincia di Trapani, è commissariato dal 2012, e non ha le risorse per gestire, proteggere e rivalutare un patrimonio paesaggistico unico. Oltre ai rifiuti e alle case abusive, la Riserva è messa a dura vita dai pescatori di frodo, da stabilimenti balneari non in regola, dall’arrivo di specie predatorie, come il granchio blu, e dal continuo abbassamento dei fondali, dovuto al poco ricircolo dell’acqua. Manca ossigeno, allo Stagnone di Marsala, e il mare sta morendo. Un giorno non molto lontano, dicono alcuni ricercatori che da anni chiedono invano, interventi urgenti per pulire le “bocche” dello Stagnone, il mare si prosciugherà, come già avviene per diverse parti dell’anno. Al posto dello specchio d’acqua dai tramonti mozzafiato, delle isole e della saline, dei paesaggi da cartolina, ci sarà come una specie di grande parcheggio.
Allora si che magari le proteste per la pista ciclabile finiranno…

FINE

 
 



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