Il programma del Ministro Matteo Salvini fa rima con quello di Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana: in ballo c’è la realizzazione nel Ponte sullo Stretto di Messina, una infrastruttura chiesta da tutti, invocata soprattutto dagli imprenditori e da chi ha capito che grazie al Ponte sarà possibile creare migliori condizioni di sviluppo per la Sicilia e anche per tutto il Mezzogiorno.
C’è una data, è l’8 novembre e a Roma si incontreranno il presidente Schifani, il Ministro Salvini, il presidente della Calabria Roberto Occhiuto.
Nel frattempo Salvini fa sapere che ha già tenuto la prima riunione operativa con ingegneri ed esperti: “C’è già un’ipotesi di costo e di tempistica. Abbiamo a che fare con una società in liquidazione dal 2013, ma un progetto c’è, conto che nei prossimi mesi dopo 50 anni di attesa ci sarà una parola certa”.
Tutti favorevoli al Ponte, anche Alessandro Albanese, vicepresidente di Unioncamere Sicilia è positivo: “Il Ponte è la madre di tutte le infrastrutture, va fatto perché senza non si possono completare l’alta velocità ferroviaria e l’anello autostradale. Il Sud e la Sicilia devono essere al centro dell’agenda del nuovo governo perché se funzionano se ne avvantaggia tutto il Nord e il Paese”.
E’ tempo adesso di volontà politica e anche di problemi a cui il nuovo presidente siciliano dovrà mettere mani, iniziando dai nomi della giunta, perché pare che la maggioranza abbia trovato il metodo per indicare gli assessori ma ancora manchino i nomi, e con molta probabilità Schifani deciderà di incastrare tutte le caselle solo quando anche a Roma verranno nominati i vice ministri e si sottosegretari.
Nel frattempo c’è attesa per un giudizio di parifica sul rendiconto del 2020. Ci sono dei dossier pesanti che riguardano la sanità, i fondi comunitari, il disavanzo del 2019, la spesa enti locali e quella del personale.
La materia che scotta è il disavanzo del 2019 di oltre un miliardo, un ripiano di ben dieci anni che l’allora assessore all’Economia, Gaetano Armao, è riuscito a scippare al governo centrale, grazie all’accordo Stato-Regione. E i problemi sono tutti lì: la Corte dei Conti ha scritto chiaramente che “Il ripiano decennale non avrebbe potuto trovare applicazione negli esercizi 2019 e 2020”, la Regione avrebbe dovuto, come tutte le altre Regioni del Paese, avere un ripiano triennale.
La non corretta applicazione delle norme viene elencata dalla Corte dei Conti e questo sarà un problema per il nuovo governo, che ancora non si è nemmeno insediato e potrebbe portare ad un nuovo bilancio lacrime e sangue. Una strada intanto c’è e la indica direttamente la Corte dei Conti:
“Devono essere ricordate le essenziali regole che impongono il ribaltamento all’esercizio successivo del mancato rientro dal disavanzo programmato, salva la possibilità di un suo recupero, ‘negli esercizi considerati nel bilancio di previsione, in ogni caso non oltre la durata della legislatura regionale”.
Rossana Titone