Per chi ha vissuto gli anni migliori nella scuola è piacevole ricordare episodi che hanno lascito un segno indelebile. Oggi, che se ne sentono e vedono tanti di spiacevoli per divergenze tra scuola e famiglia, mi è caro evocare quanto mi accadde tanti anni fa.
Siamo nel maggio del 1971 e mi trovo a dirigere la scuola elementare “Garibaldi” di via Rubino, da me già frequentata quando era detta del “Littorio” per denominazione fascista. Al termine di una mattinata, verso le ore 14, scendo le scale per rientrare a casa dopo aver visto avviare le attività didattiche del turno pomeridiano di lezioni. Nell’androne, chiuso e buio ( il portiere era già andato via ), trovo una alunna di seconda elementare.
"E tu che fai qui ? Perché non sei andata a casa ?"
E’ tranquilla, non la turba e preoccupa né il buio dell’androne né la solitudine in cui è rimasta.
"Aspetto mio zio che mi riporta in campagna. E’ impiegato al Comune".
Quel giorno c’era stato lo sciopero del personale comunale e lo zio avrà dimenticato di prelevare a scuola la nipotina.
Sono io ad essere preoccupato, mettendomi nei panni dei suoi genitori che non l’avevano visto rincasare. Non mi è possibile avvisare la famiglia e decido di accompagnarla a casa.
"Sai dove abiti ?"
"Si, in contrada Giunchi".
"Se io ti accompagno sai indicarmi la strada fino a casa tua ?"
"Si."
Avviso mia moglie del mio ritardo e con la piccola di sette anni in macchina mi avvio verso Giunchi.
Non conosco il suo nome e cognome ma mi sorprende la sua tranquillità, la sicurezza, la matura padronanza di sé.
Superiamo Giunchi e continuiamo a percorrere lo stradale “Pupo” che conosco assai bene perché lo percorrevo a piedi settimanalmente, da San Michele Rifugio a Marsala e viceversa, negli anni scolastici 1943- 45, per andare all’unica scuola media esistente, in una città appena devastata dalle bombe e ancora coperta di macerie.
Finalmente giungiamo a Pispisia e la piccola ospite mi fa segno di entrare in un’area (chianu) dove vivono i genitori e i suoi parenti. Da costoro sono accolto in maniera assolutamente priva di apprensione e trepidazione. Come se fosse un evento della normale quotidianità che un’ alunna venisse condotta a casa dal direttore della scuola elementare.
Passano giusto cinquant’anni e in un negozio di Giunchi mi vedo salutare dalla signora Paola Alagna e dal marito. E’ lei la piccola bambina del 1971 ed è carico di emozioni l’abbraccio con cui ci si congeda.
Elio Piazza