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16/10/2022 06:00:00

Tutti noi, persi nel labirinto ipnotico del Cretto 

Rileggere i luoghi, luoghi che da sempre sono preposti a _ una biblioteca, un museo, una chiesa, un palazzo storico, un hangar dismesso. Incastrando i vari appuntamenti in città (vivo in quota parte Roma, ma ovunque sia lo faccio per abitudine) succede che la tabella di marcia subisca un cambiamento e ti ritrovi libero per un paio di ore e così l’altro giorno nei pressi della Galleria Nazionale a Valle Giulia, un ripasso di storia dell’arte tra moderna e contemporanea (il nuovo allestimento curato da Cristiana Collu, la direttrice, ti porta a rileggere opere nel confronto temporale), e piacere estetico a parte - lì non ti fai tante domande, il bello è sempre senza perché - riflettevo davanti ad un Cretto di Burri, nero impenetrabile.

Siamo proprio sicuri che la Cultura debba essere vissuta nei cascami del tempo che abbiamo? O che forse ci possa aiutare ad essere diversi? Non vi tedio con numeri statistiche dati Unesco o altro ancora relativamente al sistema Italia non spetta a me, le giornate FAI sono di questi giorni e la risposta è da sempre nei loro appuntamenti che vanno al tutto esaurito, e allora mi pongo sempre la stessa domanda: perché della Cultura ce ne accorgiamo per date eventi o appuntamenti calendarizzati e non come un qualcosa che sia la normalità del nostro quotidiano? Una riflessione recente della professoressa Chiara Faggiolani, ad un rapporto Istat pubblicato il 14 settembre scorso, restituisce una interpretazione aderente di quanto abbiamo attorno ovvero come viviamo questi luoghi in funzione del tempo a disposizione, e qui l’incipit dei suoi pensieri con una frase significativa,

Ogni politica culturale ha bisogno di strutture sue proprie, adeguate ai suoi fini; e spesso si tratta di strutture antiche rinnovate nei contenuti, o di strutture nuove con nomi antichi.

considerazione tratta da uno studio del 1976 (!), come mette in nota la professoressa, ed è da queste due righe che vorrei partire a ragionare.

Qual è la nostra politica culturale in Città oggi per domani? E’ domanda che mi pongo come cittadino, come operatore culturale, come uomo del mio tempo che da sempre tenta di fare del proprio lavoro, azioni che possano mettere in moto meccanismi vari; va da sé, la domanda è posta sia alla politica sia a chi lavora a vario titolo nel mondo variegato della cultura. Chi avrà il piacere di leggere la riflessione della professoressa, arriverà ad un punto nodale ovvero uno dei luoghi propulsivi di una Comunità deve essere la Biblioteca - che sia civica aggiungo io o altro poco importa -, ma come luogo che rifletta l’oggi e quindi un attrattore de facto di un pubblico che possa vivere la contemporaneità oltre che in modo tradizionale, tra social e le sue piattaforme, luoghi accoglienti allo studio e tanto tanto altro. Spazi di relazione e scambio autentici.

Ho il Cretto di Burri idealmente sulla scrivania e torna nei ragionamenti mentre scrivo, mentalmente traccio una mappa di quanto c’è in Città, e la domanda è : ma non ci siamo stancati di un vuoto che si sente a tutti i livelli? Marsala ha una necessità prepotente di Cultura: è - pardon - potrebbe essere nei fatti un piccolo laboratorio di buone pratiche eppure stenta, quasi che nell’assenza, buona parte di noi si sia abituata a non avere. Parlavo con Barbara Lottero - Otium biblioteca sociale - e in una giornata grigia e piena di pioggia, lei aveva le sale piene di ragazzi: a leggere? anche. Sicuramente a incontrarsi in un luogo BELLO, dove poter prendere una tisana, un tea, connettersi, studiare; la normalità di cui parlo da sempre in questa rubrica.

La narrazione di quanto abbiamo, rinnovarla? Raccontarci per tramite di altro: lo noto solo io che se apri un giornale online i podcast oramai sono la norma, e in questi approfondimenti ci sono storie e una scrittura di qualità che si sono guadagnati uno spazio vero e autorevole? Idem con la radio. Oggi un media è anche altro, la televisione su tutti è on demand ovvero tu costruisci un palinsesto, secondo il tuo tempo, i tuoi interessi. Perché un turista deve scansare una discarica di laterizi per visitare - previo appuntamento e ci sta - il Complesso Monumentale di Santa Maria della Grotta e in questo luogo magico scoprire cosa è e cosa ha significato per Marsala quel periodo storico? Una preghiera per l’Amministrazione Comunale: il deposito autorizzato (non so da chi e in che anno) di laterizi perché non provvede a spostarlo da lì? Non è rispettoso della Storia della Città: quello è un luogo dell’anima, scendi in profondità in tutti i sensi e non puoi essere ferito da una vista del genere sul viale di ingresso… e potrebbe sicuramente essere raccontato con mezzi diversi, per poi subire la fascinazione dal vero.

L’urgenza di sganciare la partecipazione culturale (e la lettura) esclusivamente dal concetto di svago e tempo libero, connessione che spesso determina un grave errore percettivo: la cultura come accessoria ed eliminabile (C.F.)

Si riaprirà il Teatro Comunale Eliodoro Sollima, vado oltre le polemiche di questi mesi, lo assumo come fatto e il ragionamento di fondo è: riusciamo a copiare altre realtà - anche più piccole - che hanno reso esempio virtuoso la gestione e fruizione di questi luoghi? (il Teatro di Sambuca di Sicilia per non andare lontano).

La Cultura non è ne accessoria ne tanto meno eliminabile, curiosamente siamo come vittime della nostra storia dell’arte, dell’architettura anche solo passeggiando per le nostre città. Colpa grave è esserne consapevoli e nonostante ciò vivere di storia ereditata, quando invece ognuno di noi DEVE partecipare a questo processo di crescita, altrimenti scomodiamo Raymond Queneau e i suoi Esercizi di stile.

E a proposito di esercizi, andate su Google arts&culture e cercate “Marsala”, il nulla o quasi. Questa è una delle piattaforme di informazione del contemporaneo, piaccia o meno e lì, e di fatto non esistiamo un esempio tra i tanti. Collaboravo con il fotografico di Reuters anni addietro e giunse come un fulmine a ciel sereno la nuova che il capo della sede di New York si era licenziato per andare a dirigere la pagina di Instagram della Città di New York: i contatti volarono su quella pagina e i contenuti visivi - di qualità - anche. In Italia, la responsabile social degli Uffizi di Firenze, rilascia interviste, da quando la loro narrazione è cambiata.

Quindi si può fare? Io vedo la Città come un enorme cantiere culturale, dove nei suoi limitati spazi, ci sono teatri, musei, biblioteche, scuole, piazze slarghi e dove riscriverne la storia con il tanto che abbiamo ma che viviamo come sfondo sempre più sfuocato per tramonti inutili, dove ad un paesaggio commovente per bellezza ci dimentichiamo dell’articolo 9 della nostra Costituzione e ne facciamo strame. L’hangar di inizio, in verità sono due, perfettamente conservati e portano la firma di Pierluigi Nervi_ingegnere: ogni amministrazione che si è susseguita negli ultimi anni, come primo atto una dichiarazione di intenti su quest’area, salvo poi finire tutto nel dimenticato o forse sopraffatti dal quotidiano. Ecco se nell’agenda politica, se in quella del privato cittadino la materia Cultura fosse posta in testa a tutto, noi di quel cantiere ne vivremmo attirando naturalmente eccellenze che oggi cercano fortuna altrove. La progettazione culturale è un lavoro serio, non episodico, e deve poter dialogare a tutti i livelli se si vogliono ottenere risultati nel medio periodo.

Ho come l’impressione che tutti noi ci siamo persi nel labirinto ipnotico di quel Cretto: ne abbiamo uno a pochi chilometri da Marsala, a Gibellina Vecchia: lo ripeto, smettiamola di fotografare i tramonti - quelli ci saranno sempre - torniamo realmente a fare. Facciamo di Marsala un cantiere autentico che potrà generare energie positive e dove l’urgenza creativa, progettuale di nuove generazioni, forse non attende altro che mettersi a servizio. Noi in quel Cretto, perdiamoci pure, ma con la consapevolezza di vivere in un luogo che potremmo rendere noi unico non altri, e mettiamo al bando il tempo condizionale.

giuseppe prode



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