Scrivere su un social “A questi di Tp24 mi sa che bisogna andarci nello studio”, dopo la pubblicazione di un articolo evidentemente non gradito, per il giudice monocratico di Marsala Giorgio Lo Verde “non costituisce reato” di minaccia ai giornalisti. Con questa formula, infatti, il magistrato onorario ha assolto Gianluca Dardo, 27 anni, di Marsala, con precedenti per fatti di droga (venne arrestato dalla polizia a fine aprile 2017).
Per Dardo il pm aveva invocato una condanna a otto mesi di reclusione, come pure per un altro imputato, Giampiero Manoguerra, di 31 anni, anche lui di Marsala, accusato di tentata violenza privata per avere scritto sullo stesso social (facebook) che se il direttore responsabile di Tp24.it, Giacomo Di Girolamo, non avesse rimosso l’articolo, gli avrebbe fatto “passare cose che nella sua vita non aveva visto mai”.
Le due assoluzioni sono state sentenziate con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, ovvero la formula che in qualche modo richiama la vecchia “insufficienza di prove”. Dardo e Manoguerra erano finiti sotto processo con l’accusa di aver tentato di costringere la testata giornalistica on line di Marsala ad eliminare la parte di un articolo su un incidente stradale mortale in cui si faceva riferimento ai precedenti penali della vittima, Calogero Bertoldo, 33 anni.
Nel processo, il direttore responsabile di Tp24.it, Giacomo Di Girolamo, si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Valerio Vartolo.
"Aspettiamo le motivazioni del giudice - dichiara Giacomo Di Girolamo - perchè, se questa non è una minaccia, allora davvero non capisco cosa sia. E pensare che il Pm aveva chiesto otto mesi ... Le sentenze si commentano: e questa sentenza, nel suo piccolo, aggiunge un ulteriore tassello ad un clima di crescente tensione intorno ai giornalisti, ai pochi rimasti. Mi riferisco alle richieste di risarcimento danni sempre più alte, e sempre più pretestuose, ai decreti penali di condanna che trattano i giornalisti come se fossero degli scapestrati che vanno ad insultare la gente senza avere né arte, né parte, a tutto l'odio che ogni giorno tramite i social si riversa, impunito, sul nostro lavoro, e che da questa sentenza sembra trarre nuova legittimità. Sono sempre più convinto che l'informazione sia un baluardo imprenscindibile per una comunità, non mi hanno mai fermato le minacce, né le lettere anonime o la polvere da sparo. A testa alta, andiamo avanti".
"Ogni sentenza si rispetta ma si può di certo commentare - aggiunge il legale di Rmc 101 Srl, Valerio Vartolo -. Fermo restando che è doveroso attendere le motivazioni che hanno condotto il Tribunale ad assolvere i due imputati non si può non rimanere perplessi dinanzi a questo pronunciamento, anche per una serie di considerazioni di carattere generale. Sempre di più sui social, che rischiano di diventare terra di nessuno, i giornalisti vengono pesantemente minacciati e offesi, nel più totale spregio di quella che e’la funzione - straordinaria - della libera stampa. A ciò si aggiungono le querele pretestuose, le citazioni civili esorbitanti e spesso, da parte delle Procure, azioni penali esercitate a carico dei giornalisti con troppa sufficienza. L’insieme di questi fenomeni crea una ferita profonda nell’esercizio del controllo del potere e nel racconto di ciò che accade intorno a noi che sono le funzioni principali della stampa".