"In nomen omen". Non si auspica la realizzazione della locuzione latina per la composizione del governo nazionale a guida Giorgia Meloni, che deve insediarsi il prima possibile perché potrebbe sembrare semplicistico, ma il caro bollette non aspetta, altrimenti agli Interni dovrebbe andare il vulcanico giornalista milanista - per la felicità di Salvini - Franco Ordine e agli Esteri il cantautore Pacifico.
Chiusa la divagazione ironica, nell'agenda politica impazza il toto-ministri e la donna che dovrebbe essere incaricata come presidente del consiglio dal Quirinale è al lavoro per individuare le persone più autorevoli per ricoprire il ruolo, nella speranza che non utilizzi il manuale Cencelli nell'affidamento degli incarichi, che non riguarda solo i titolari ma anche i vice e sottosegretari. I dicasteri più importanti e quindi più ambiti sono: MEF, Interni, Esteri, Giustizia, Sviluppo Economico e Agricoltura, peccato non ci sia il MIUR, vitale il suo corretto funzionamento per una nazione che vuole progredire.
Dopo il tanto vituperato governo Draghi l'escomotage della presidente di Fdi è un esecutivo con tecnici puri o d'area, sembra che tutto si giochi sulla proporzione di esperti e figure terze - ma non estranee alla politica - nella lista dei ministri del governo di destra destra-centro. Rumors raccontano che alla fine Meloni pensi anche a dieci tecnici in squadra su 15 ministeri con portafoglio.
"Si tratterà di tecnici di area", è la frase attribuita a fonti di FdI dopo le parole di Silvio Berlusconi che aveva chiesto un governo basato su forze parlamentari. Nel toto-ministri ci sono l'economista Domenico Siniscalco al Mef come alternativa in caso di rifiuto di Fabio Panetta. Per il ministero degli Esteri, alte quotazioni per Elisabetta Belloni, a gennaio. La novità è quella di Giorgio Palù. Il virologo, presidente di Aifa, potrebbe andare al ministero della Salute, anche se al posto di Roberto Speranza molti vorrebbero un politico e non un tecnico. Equilibri da trovare, a partire dal ruolo di Matteo Salvini nell'esecutivo. Nei giorni scorsi si era parlato, per lui, in caso sfumasse il sogno del Viminale, del ministero dell'Agricoltura o del Lavoro, e in parallelo la possibile nomina a vicepremier. Si vocifera delle Infrastrutture e forse anche lo Sviluppo Economico.
Il Caimano vuole la Ronzulli al MIUR, la Bongiorno alla giustizia, si lei che nel 1999 gridò: '"Assolto! Assolto! Assolto!”, riferito ad Andreotti a processo a Palermo per i legami con la mafia, peccato che andò diversamente, fino al 1980 il "Divo" aveva “commesso” il reato di associazione per delinquere con Cosa nostra - il reato di associazione mafiosa, il 416 bis, fu introdotto soltanto nel 1982 -, che però era prescritto. Il giubilo della Bongiorno sorvolò su un non trascurabile dettaglio: Andreotti quel reato lo aveva “commesso”. Non siamo al "in nomen omen", ma determinate personalità in particolari posti, sono illuminanti sulle idee di società.
Vittorio Alfieri