La Sicilia ha bisogno di un governo, non può più aspettare
La Sicilia vive la sua stagione nera, come il resto del Paese, solo che la nostra regione parte già da un dato di disoccupazione e povertà che la relega agli ultimi posti.
Il caro bolletta ha fatto chiudere alcune attività, altre sono profondamente preoccupate su come gestire delle bollette carissime, il pagamento delle materie prime, dei dipendenti e delle tasse.
Un presagio nefasto che si accompagna ad una classe politica sorda o, magari, ancora non cosciente di quello che davvero l’intero sistema sociale sta vivendo. Un sistema che è pronto a collassare e a casa resteranno famiglie intere, con difficolta non a vivere ma a sopravvivere.
In molte famiglie è già caos, in quelle monoreddito è un salto agli ostacoli arrivare a fine mese.
Le aspettative per il nuovo governo nazionale e anche per quello siciliano sono altissime.
La Sicilia nell’imbuto dell’emergenza urgenza, da Palermo a Bagheria e a Mazara Del Vallo monta la protesta, la nostra regione è senza governo e fa specie vedere i leader dei partiti parlare di nomi, di assessori, di numeri e di eletti, quando c’è gente che chiede risposte immediate oppure non saprà nemmeno come mangiare.
E allora cosa si aspetta ad insediare la nuova ARS? La proclamazione dei 70 deputati, ma il pasticcio è tutto legato a quelle 48 sezioni del siracusano che ancora non hanno terminato lo spoglio, perché durante le operazioni non si capacitavano non si sa bene di cosa. Questo rende la cifra di cosa siamo: improvvisazione ed estemporaneità.
Questa volta il neo eletto ma non ancora proclamato presidente della Regione, Renato Schifani, non avrà scuse e dovrà marciare diritto verso le riforme che tutti i siciliani chiedono: snellimento della burocrazia per non restare impantanati in un limbo senza fine.
Nel mare dei veti e contro veti su presunti assessori c’è una Sicilia che annaspa e annega, lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, altri che lo perderanno, imprenditori che vedono il sogno di una vita, fatto di sacrifici e dedizione, squagliarsi sotto mano.
La politica se vorrà tornare tra la gente dovrà essere presente, essere certezza e con competenza risolvere questioni che riguardano la sopravvivenza di molti, la dignità di famiglie intere. E’ il tempo dell’agire, vale anche e soprattutto a livello nazionale con un governo che, se tutto andrà bene, si insedierà non prima di fine ottobre.