Meloni tesse la sua rete, la Lega vuole cinque ministeri
Giorgia Meloni, che in questi giorni non esce praticamente mai dal suo ufficio di Montecitorio, ha avuto una giornata di colloqui. Ha sentito al telefono:
- il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: lei gli ha ricordato la vicinanza di Fratelli d’Italia all’Ucraina e all’Occidente su tutta la linea, lui ha ringraziato l’Italia per tutte le armi inviate, si è congratulato con lei per aver vinto le elezioni e l’ha invitata a Kiev;
- l’ex premier israeliano e capo del Likud Benjamin Netanyahu: cui ha garantito l’appoggio dell’Italia a Israele e alla lotta al terrorismo.
Quindi ha incontrato il ministro uscente della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, reduce dal vertice straordinario dei ministri europei dell’energia. Il loro incontro è durato due ore. Ufficialmente, il ministro doveva informarla sulle trattative in corso in Europa. Molti ci hanno visto qualcosa di più.
«Non bastasse Matteo Salvini, a peggiorare l’umore ci si mette anche una fastidiosa bronchite. Giorgia Meloni, però, non può riposare. Chiusa nel salone del gruppo, che domina la sommità di Montecitorio, la premier in pectore non si ferma un minuto» scrive Repubblica.
La premier in pectore, ha fatto sapere, sta lavorando sì alla nuova squadra di governo ma la sua attenzione è concentrata sul caro-bollette: «Sono in contatto ogni giorno con il governo uscente. Stiamo lavorando solo su questo, adesso, prevalentemente su questo. Se anche questi provvedimenti arrivassero, impatterebbero sulle bollette tra qualche mese, diciamo tre mesi. E noi stiamo lavorando su come affrontare questi tre mesi», ha detto la Meloni sabato scorso ai microfoni di Fuori dal Coro (Rete 4).
La Lega prenota cinque ministeri
Ieri pomeriggio a Roma si è riunito il consiglio federale della Lega. Il vertice ha dato a Matteo Salvini «pieno mandato a trattare con gli alleati» per arrivare a «un governo politico e all’altezza delle aspettative». Dopo due ore di riunione, sul bloc-notes del Capitano ci sono cinque punti: Interno, Infrastrutture, Giustizia, Agricoltura e Affari Regionali. Un modo per alzare la posta con Meloni al tavolo delle trattative e mandarle un messaggio preciso: i nostri ministri ce li scegliamo noi.
Da Fratelli d’Italia la mossa del Carroccio è stata accolta con freddezza.
Zaia ha suggerito a Salvini di chiedere la conferma dei tre ministri leghisti uscenti: Erika Stefani (Disabilità), Massimo Garavaglia (Turismo) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico).
Ultime dal palazzo: Draghi ieri ha chiesto ai partiti di collaborare per attuare il Pnrr («Il piano non è del mio governo, ma di tutta l’Italia, e ha bisogno dell’impegno di tutti per garantirne la riuscita nei tempi e con gli obiettivi previsti»); i consiglieri leghisti lombardi stanno tutti con Bossi e il suo Comitato del Nord; la nomina del nuovo ministro dell’Economia è resa complicata dal fatto che sia Fabio Panetta sia Daniele Franco vogliono diventare governatore della Banca d’Italia; il consiglio regionale lombardo ha respinto la mozione dell’opposizione che chiedeva il ritiro delle deleghe all’assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, finito al centro delle polemiche per aver partecipato al rito del «presente» con il saluto romano in occasione del funerale del cognato Alberto Stabilini a Milano.