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04/10/2022 06:00:00

  Sicilia. Le consultazioni di Schifani. Per la nuova giunta vuole solo eletti

Il neo governatore della Sicilia, Renato Schifani, questa settimana si incontrerà con i partiti della coalizione che hanno contribuito ad eleggerlo. Ieri pomeriggio il primo incontro con i forzisti capitanati da Gianfranco Miccichè, presenti i deputati uscenti e anche gli assessori.


Sugli assessorati è lo stesso Schifani che chiarisce: sì ai deputati eletti, no ad esterni, niente tuttologi. Un perimetro entro cui muoversi e che non lascia dubbi ai partiti: “Bisogna affermare il primato della politica, per le deleghe assessoriali prenderò in considerazione solo gli eletti all’Ars, ovviamente confrontandomi con la coalizione”.


Forza Italia punta su alcuni deputati eletti, in lizza c’è Michele Mancuso ma anche Edy Tamajo, recordman di preferenze nel palermitano, alla Salute, altra casella che Forza Italia chiede per sé il più accreditato è Toti Amato, attuale presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, o a  Francesco Cascio, che potrebbe entrare all’ARS se Miccichè accetterà lo scranno al Senato.


La Lega chiede l’assessorato all’Agricoltura e la vice presidenza, che potrebbe andare a Luca Sammartino, il catanese che ancora una volta ha incassato oltre 20 mila preferenze.


Posto anche per Raffaele Lombardo, un assessorato andrà a Luigi Genovese, figlio di Francantonio, campione di preferenze.

Il centrosinistra, invece, sta facendo una dura analisi del voto, c’è chi chiede le dimissioni del segretario regionale Anthony Barbagallo, che, invece, afferma il grande lavoro che è stato fatto in tutta la Regione.

Non entrerà all’ARS dopo tanti anni Claudio Fava, che ha indicato le vere ragioni della sconfitta di quell’area: “Non credo che in Italia sia a rischio la democrazia. Non credo che Giorgia Meloni proporrà riabilitazioni del fascismo. Non credo che lo spirito autentico della Costituzione repubblicana subirà agguati in Parlamento. E non credo nemmeno che queste mie considerazioni verranno accolte benevolmente da chi preferisce fingersi sulla ridotta dell’antifascismo militante piuttosto che dedicarsi a fare i conti con gli errori e le miserie d’una sinistra che negli anni è diventata una collezione di satrapie e di risentimenti.
Il fiancheggiamento elettorale di alcuni giornali in questi mesi è stato e continua ad essere puerile e grottesco: gli elzeviri quotidiani sulle frequentazioni della Meloni a Colle Oppio, l’adolescenza missina, la retorica borgatara della destra romana… Ma qualcuno pensava davvero che avremmo vinto le elezioni con questa ridicola narrazione apocalittica? E adesso insistiamo a raccontarci un day after dove a noi tocca la nobile postura degli ultimi resistenti, la linea del Piave della democrazia italiana, contro il dilagare del neofascismo…
A me faceva assai più paura l’idea proprietaria che avevano di questo paese e delle sue istituzioni i governi Berlusconi, con gli avvocati e i commercialisti del cavaliere chiamati a far i ministri. Però oggi è meglio fare gli orgogliosi antifascisti con la signora Meloni e attingere alla spazzatura del web per raccontare le malefatte del padre: un modo facile per assolverci. E per parlar d’altro”.