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04/10/2022 07:00:00

Il Partito Democratico e l'ossimoro nel nome... 

 Nel nome un ossimoro e non trattasi d'accanimento terapeutico, ma la speranza di ricostruire dalle macerie iniziando anche da un pilastro semantico. È indiscutibile che tra i partiti usciti sconfitti dalle recenti elezioni politiche nazionali ci sia il Partito Democratico anche se essendo il benchmark la 18esima legislatura si riporta un dato: il Nazareno ha perso 805.716, voti, soffermandoci sul vincitore assoluto di quattro anni e mezzo orsono il Movimento, il suo consenso oggi si è ridotto di 6.611.439 unità, il suo primo socio di governo la Lega ha perduto 3.234.682 voti, Forza Italia 1.828.739. La destra destra-centro maggioranza assoluta di queste elezioni ci è riuscita grazie ad appena 147.899 preferenze in più rispetto al 2018, perché gli astensionisti sono aumentati di 4.593.498 anime. Per una fotografia nitida Sinistra&Verdi hanno sostituito LeU nei numeri, l'apporto di Bonelli marginale.

Il lettore paziente si chiederà perché questo effluvio di dati in relazione all'incipit del pezzo. Essi sono gli elementi per un analisi del voto e principalmente nei partiti sconfitti capirne le ragioni. Pur non essendo il perdente in assoluto, lo è stata la coalizione-??- da lui capeggiata-, il PD. Sia ben chiaro le responsabilità della dirigenza nazionale sono chiare e tra i mutamenti c'e il cambio del nome, come suggerito da Letta, nella speranza di riconquistare il sentiment degli elettori.

A tal proposito subito dopo la sua genesi lo si è pensato: il circolo marsalese online del PD, creato dopo la mortificazione del 2020, è stato intitolato a Nilde Iotti, esponente di rilievo del PCI. La presidente già facente parte dell'Assemblea Costituente per quasi tredici anni ha diretto la camera dei deputati e quindi per quel periodo la terza carica dello Stato. Sorvolando l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista per diventare insegnante pubblica, era laureata in lettere, dopo l'armistizio entrò nella Resistenza come staffetta portaordini. Nel 1946 iniziò una relazione con Palmiro Togliatti segretario del PCI, che osteggiò Gramsci prigioniero nelle carceri fasciste perché non asservito a Mosca, protrasse fino alla sua morte -1964-, abbracciò totalmente la linea filosovietica di Togliatti e nel 1954 quando l'armata rossa invase l'Ungheria e più di cento dirigenti ed intellettuali dissentirono, tra cui Antonio Giolitti e Italo Calvino, la Iotti entrò nel Comitato centrale.

Nel 1968 stessa sorte toccò alla Cecoslovacchia, il partito ritenne un errore l'occupazione dei sovietici ma rimase fedele ai russi. Fu l'avvento di Berlinguer a sancire la distanza dal PCUS. Indubbiamente un ossimoro il circolo del PD online di Capo Lilibeo intitolato a Nilde Iotti, rappresentante di una sinistra molto poco democratica.

Vittorio Alfieri



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