Endemìa. Malattia che è nel popolo, "in popolo, regione". Costante, duratura e permanente, in una determinata, appunto, popolazione o regione, di una malattia che tende a presentarsi sporadicamente e con una certa regolarità.
Una probabile evoluzione di un’endemia è la sua patologia. Esempi ne sono il raffreddore l'influenza stagionale, ovvero costantemente presenti sul territorio, ma vanno incontro a focolai epidemici nella stagione fredda. Anche la varicella lo è in Italia, perché è regolarmente presente - a livelli bassi - grazie alla diffusione della vaccinazione che sono sempre più rari i focolai infettivi, ciò nonostante si registra comunque un certo numero di casi annui.
Non lo è la malaria quantunque ogni anno ci siano qualche centinaio di diagnosi, ma esse sono sempre conseguenti a viaggiatori provenienti da zone in cui l'affezione è radicata. Tutti ci auguriamo lo diventi il Covid-19, per poi essere debellato definitivamente. In un accezione più ampia si può affermare che lo stia diventando la guerra d'invasione, e lo si ribadisce la responsabilità è ben definita ed è della Russia, che non è solo Putin e menomale, ma gode di notevole consenso unitamente al largo patriottismo presente nostalgico dell'impero, in Ucraina, lo era già dal 24 febbraio passato in poi perché i carrarmati e le bombe erano e sono per gli abitanti di Charkiv e Odessa, nella città sul mar nero, sublime la scalinata Potemink, opera di un architetto italiano, personalmente l'ho conosciuta grazie a Fantozzi.
Superata la divagazione, per 100 giorni gli speciale Mentana e la copertura mediatica mondiale, lo conferma l'attenzione sul conflitto, è stata "pandemica", poi con il prolungarsi della battaglia il tutto è diventato endemico con effetti devastanti per l'economia del vecchio continente e soprattutto per la nostra, molto dipendente dal gas russo e con il generale, inverno, invertito alle porte che potrebbe mietere molte vittime tra imprese e cittadini.
Il 25 settembre venturo saremo chiamati al voto nazionale, per i siciliani anche regionale. Nelle ultime tre legislature romane l'affluenza è diminuita di oltre l'11%, nella palermitana di oltre il 21% nelle due precedenti. È indiscutibile l'ascesa dell'astensionismo, le motivazioni sono molteplici, la principale è qualunquista, "tanto non cambierà nulla", perché la classe politica non è nè "marziana" tantomeno "venusiana" e nonostante l'abolizione delle preferenze per il parlamento nazionale, che non riguarda le regionali ed amministrative, la scegliamo, e non è la soluzione l'endemia dell'assistenza, e per esprimere il dissenso, esiste l'opportunità di consegnare scheda bianca, per i più "diffidenti" nulla.
Vittorio Alfieri