15,20 - C'è anche un noto imprenditore di Marsala tra gli arrestati dell'operazione antimafia che stiamo raccontando da questa mattina su Tp24.
E' Mimmo Li Causi, della Marsalbotti.
Classe 1967, Girolamo Li Causi, detto Mimmo, si trova agli arresti domiciliari.
Insieme ad Antonino Cuttone, Pace Antonino, Vito Gaiazzo, e Vincenzo Pisciotta, "realizzavano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Giuseppe, Maria e Antonio Possente a corrispondere loro una somma di denaro, pari a 220.000,00 euro".
In pratica, l'indagine ha consentito di ricostruire una complessa vicenda estorsiva commessa da alcuni mafiosi e dall'imprenditore marsalese Girolamo Li Causi in danno di Giuseppe Possente, altro imprenditore, originario di Alcamo.
In estrema sintesi, Li Causi aveva chiesto l'intervento dell' uomo d'onore mazarese Antonino Cuttone, per recuperare una somma di denaro da Possente; Cuttone, a tal fine, aveva incaricato Vincenzo Pisciotta, Antonino Pace e Vito Gaiazzo di occuparsene.
Una parte della somma recuperata sarebbe stata ovviamente percepita da Cosa nostra.
La vicenda genera anche tensioni tra le famiglie mafiose di Marsala e Mazara, perché ai marsalesi dava fastidio che un imprenditore di Marsala si fosse rivolto ad un mafioso di Mazara, Cuttone, per recuperare i soldi. E' Antonino Raia, allora, che convoca sia Pace sia Gaiazzo, per fare presente che la gestione della vicenda estorsiva è avvenuta in maniera diversa rispetto alle regole di Cosa nostra, e che comunque lui aveva detto a Li Causi che, in ogni caso, una "quota" andava versata anche alla famiglia mafiosa di Marsala, alla quale avrebbe dovuto prima di tutto rivolgersi.
15,00 - C’è anche un attivista del Movimento 5 Stelle di Marsala tra le persone coinvolte nel blitz antimafia di questa mattina. Si tratta di Stefano Putaggio, di recente agente immobiliare, ma attivista del disastrato Movimento 5 Stelle di Marsala. Putaggio si candidò al consiglio comunale nelle ultime elezioni amministrative del 2020 ottenendo 131 preferenze ma senza arrivare a Sala delle Lapidi.
Putaggio si trova agli arresti domiciliari. E’ coinvolto nelle estorsioni sugli immobili acquistati all’asta a Marsala. Un episodio, in particolare, vede Putaggio affiancato ai vertici della famiglia mafiosa di Marsala. E’ quello che riguarda l’estorsione commessa da Antonino Ernesto Raia in danno di Giuseppe Sturiano, aggiudicatario di un un fabbricato adibito a istituto scolastico sito nel Comune di Marsala oggetto di una vendita giudiziaria, collegata a una procedura fallimentare, il cui avviso di vendita era stato pubblicato il 19 novembre 2019 con base d'asta fissata in 1.310.000,00 euro.
11,20 - Molti nomi noti della criminalità di Marsala, Campobello, Castelvetrano. Altre “new entry”. Sono 35 le persone raggiunte da provvedimenti cautelari nell’operazione antimafia scattata questa mattina. Certamente il nome più influente è quello di Franco Luppino che, uscito dal carcere dopo una lunga condanna tre anni fa, si era rimesso a “mafiare” cercando di ricostituire la rete di relazioni di cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano, Marsala.
Ecco i nomi delle persone raggiunte da provvedimenti cautelari.
Arrestati con custodia in carcere:
- Francesco Luppino, nato Campobello di Mazara il 6 gennaio 1956
- Piero Di Natale, Castelvetrano 2 agosto 81
- Antonino Ernesto Raia, Marsala, 14 dicembre 1962
- Francesco Giuseppe Raia, Marsala, 26 dicembre 1967
- Vincenzo Spezia, Trapani, 1 maggio 1963
- Antonino Cuttone, Mazara, 12 febbraio 36
- Vito Gaiazzo, Mazara del Vallo 28 marzo 1955
- Marco Buffa, Mazara, 4 gennaio ‘73
- Antonino Pace, Mazara, 27 marzo 1950
- Vincenzo Pisciotta, Mazara, 3 settembre 1956
- Francesco Pulizzi, Marsala 1 gennaio 53
- Vito Vincenzo Rallo, Marsala, 1 gennaio 1960
- Carmelo Salerno, Paceco, 26 novembre 1960
- Giuseppe Salerno, Erice, 3 ottobre 1990
- Marco Manzo, Campobello di Mazara, 5 gennaio 65
- Leonardo Casano, Marsala, 13 novembre 72
- Vito De Vita, Marsala 2 novembre 77
- Jhonatan Lucchese, Palermo, 6 febbraio 1993
- Antonino Nastasi, Palermo 20 Marzo 1970
- Rosario Stallone, Castelvetrano 31 luglio 1974
- Michele Vitale, Partinico, 23 aprile 1992.
Agli arresti domiciliari finiscono:
-Tiziana Rallo, Marsala 2 giugno 1980
- Vincenzo Romano, Mazara, 14 settembre 1945
- Paolo Bonanno, nato a Mazara del Vallo il 29 novembre 1974
- Lorenzo Catarinicchia, Marsala, 7 giugno 81
- Girolamo Li Causi, Marsala 6 maggio 1967
- Antonino Lombardo, Marsala 2 aprile 53
- Nicolò Macaddino, Mazara 26 novembre 60
- Bartolomeo Macaddino, Mazara, 29 agosto 64
- Giuseppa Prinzivalli, Marsala 6 marzo 74
- Stefano Putaggio, Marsala 11 luglio 1973
- Marcello Salvia, Palermo, 16 gennaio 1979
- Francesco Stallone, Campobello di Mazara, 12 maggio 1966
11,00 - Ci sono anche i fratelli Raia tra gli arrestati dell'operazione antimafia di oggi. Si tratta di Antonino Raia, del '62, e di Francesco Raia, del '67, figli del boss Gaspare Raia.
L'accusa per i due, volti noti alle cronache sulla criminalità organizzata cittadina (qui un vecchio articolo, del 2009, di Tp24) è quella di aver cercato di riorganizzare la famiglia mafiosa a Marsala, impartendo direttive e tenendo incontri e riunioni, tenendosi in contatto con le famiglie delle altre città.
Per Francesco Raia c'è anche l'accusa di estorsione ai titolari del Bar Fiocca di Marsala, costretti, con minaccia e violenza, a non sostituire le slot machine di proprietà di Salvatore Giorgi, all'interno del loro locale. Il tutto avveniva nel 2018.
Altra estorsione: con violenza e minaccia, ha costretto la signora Maria Paola Saladino e Antonio Pone a corrispondere una somma di denaro pari ad almeno 90 miale euro, per il trasferimento di un immobile di proprietà della Saladino. Addirittura Antonio Pone è stato ferito con un'arma da taglio dallo stesso Francesco Raia. 30.000 euro invece la somma che ha dovuto versare Vincenzo Conticelli.
Antonino Raia, insieme a Francesco Pulizzi, ha partecipato alla turbativa di un'asta relativa alla procedura fallimentare n. 8/2009 del Tribunale di Marsala avente ad oggetto l'immobile di proprietà della CO.M.A.I. s.r.l. Raia e Pulizzi avevano garantito ai signori Anna Maria Sciarrino e Nicolò Marino che l'asta sarebbe stata a loro aggiudicata estromettendo altri potenziali partecipanti, previa corresponsione di una somma di denaro pari ad almeno diecimilae euro destinata, fra l'altro, ad associati di Cosa nostra detenuti.
09,45 - Matteo Messina Denaro "è vivo e vegeto". E' una delle intercettazioni contenute nell'ordinanza della maxi operazione antimafia che all'alba di oggi ha portato all'arresto di 35 persone all'alba di oggi, con circa 70 indagati, complessivamente, da Marsala a Mazara, al Belice.
Al centro delle indagini c'è il boss Franco Luppino, che, uscito dal carcere tre anni fa, dopo una lunga condanna, si era messo in testa di riorganizzare la cosca trapanese e belicina, nel nome del suo amico Matteo Messina Denaro, con il quale vantava di essere in contatto. Tanto che in un'intercettazione dice, a chi lo ascolta: "E' vivo e vegeto".
07,15 - L'operazione antimafia di oggi, che ha portato a 35 misure cautelari, vede al centro un personaggio noto a chi segue le inchieste di Tp24: Franco Luppino, detto "Nuk".
Scarcerato tre anni fa, si è messo subito al lavoro per ricostruire ciò che resta della famiglia mafiosa a Campobello di Mazara, arrivando fino a Mazara e Marsala, il tutto grazie alla sua vicinanza storica con Matteo Messina Denaro.
Già nel 2019 su Tp24 raccontavamo del ruolo centrale di Franco Luppino all'interno di Cosa nostra, con le altre famiglie impegnate per sostenere la sua famiglia durante il suo periodo in carcere e pagare le spese legali.
Francesco Luppino oltre che per il delitto di duplice omicidio aggravato dalle modalità mafiose, è stato più volte definitivamente condannato perché ritenuto, fra l’altro, uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro.
06,30 - Nuovo imponente blitz antimafia in provincia di Trapani, all'alba di oggi, 6 Settembre 2022. Sono 35 i soggetti raggiunti da un provvedimento cautelare. Altri 35 sono indagati e per loro sono scattati perquisizioni e sequestri.
Le accuse riguardano oltre associazione di tipo mafioso, anche i reati di estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
Si tratta, ancora una volta, di un'indagine che nasce dagli sforzi investigativi diretti alla cattura di Matteo Messina Denaro, latitante da quasi 30 anni. Proprio a lui riferiscono gli elementi di primo piano di Cosa nostra trapanese coinvolti nell'indagine. Secondo gli investigatori, anzi, Messina Denaro sarebbe ancora in grado di dare "direttive" per la riorganizzazione della cosca.
Al centro delle indagini un uomo d'onore di Campobello di Mazara, Francesco Luppino, che, recentemente scarcerato, ha acquisito centralità per la provincia, allargando la sua influenza a Mazara e Marsala, grazie alla sua vicinanza a Messina Denaro. Così, ha designato il reggente della "decina" di Petrosino, riorganizzato la famiglia mafiosa di Mazara dopo l'operazione Anno Zero, gestito la successione al vertice di Cosa nostra marsalese.
Le indagini testimoniano anche l'attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico con riferimento a condizionamenti di aste giudiziarie e gare d'appalto e, alla gestione, in forma pressochè monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti; accertata l'estorsione ad una cantina, e ad alcune strutture ricettive.
Questa la nota dei Carabinieri:
Il 6 settembre 2022, i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Palermo e Catania, del 9° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Palermo, degli Squadroni Eliportati Carabinieri “Cacciatori Sicilia” e “Cacciatori Calabria”, nonché del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di circa 70 soggetti, 35 dei quali gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose (e tutti attinti da provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Palermo su richiesta della D.D.A.); nei confronti degli altri soggetti è in corso l’esecuzione di decreti di perquisizione e sequestro.
L’indagine s’inquadra nella più ampia manovra investigativa condotta dall’Arma in direzione della cattura del latitante Matteo Messina Denaro e che, oramai da circa 30 anni si sottrae volontariamente all’esecuzione di decine di misure cautelari
L’odierno provvedimento cautelare compendia gli esiti di articolate indagini svolte dai Carabinieri sul conto di esponenti di primo piano dei mandamenti mafiosi di cosa nostra trapanese, confermandone la riferibilità alla leadership del ricercato castelvetranese, il quale sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti della suddetta provincia mafiosa.
Inoltre, le investigazioni hanno restituito l’immagine di una perdurante vitalità di cosa nostra trapanese che continua a regolare il proprio funzionamento sul più rigoroso rispetto delle regole ordinamentali che hanno nel tempo contraddistinto l’agire dell’organizzazione.
Il monitoraggio delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala, nelle loro espressioni di vertice ha fatto emergere, in primo luogo, la figura di un uomo d’onore campobellese che, recentemente scarcerato e già protagonista in passato di importanti dinamiche riguardanti i rapporti dell’area trapanese con esponenti apicali di cosa nostra palermitana, secondo quanto ritenuto dal Giudice per le indagini preliminari, sarebbe gravemente indiziato di avere acquisito centralità in tutto l’aggregato mafioso di quella provincia, risultando in grado di esprimere una costante e trasversale autorevolezza nell’ambito di dinamiche intermandamentali, anche esterne alla provincia di Trapani.
Posizione di rilevanza questa garantita anche dalla ritenuta vicinanza al MESSINA DENARO del quale l’uomo d’onore campobellese - a detta di alcuni indagati - avrebbe ricevuto comunicazioni finalizzate alla designazione dei referenti di diverse articolazioni territoriali mafiose della provincia: elementi questi confermativi della primazia del MESSINA DENARO nelle dinamiche complessive della provincia trapanese.
Il più volte citato uomo d’onore campobellese – la cui operatività sul territorio sarebbe stata garantita, secondo univoche emergenze compendiate dal GIP nel provvedimento cautelare, da un fiduciario parimenti raggiunto dal provvedimento cautelare – avrebbe:
designato il reggente della decina di Petrosino;
chiesto conto circa la nomina del reggente dell’importante mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante all’esito dell’operazione c.d. ANNO ZERO.
Le investigazioni hanno anche permesso di ricostruire la successione al vertice di cosa nostra marsalese, individuando i soggetti allo stato gravemente indiziati di rivestire il ruolo di reggenti e documentandone le interlocuzioni con il più volte citato esponente mafioso campobellese.
Sono state, infine, acquisiti gravi indizi con riferimento a:
dinamiche associative ultra-provinciali, in direzione di cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”;
le attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico/sociale con riferimento a presunti condizionamenti della libertà degli incanti, alla gestione, in forma pressochè monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti;
interventi finalizzati ad alterare le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria;
presunte estorsioni in danno di aziende locali nel settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive);
la disponibilità di armi da fuoco.
Nel corso dell’operazione - svoltasi - sono state effettuate numerose perquisizioni delegate dall’A.G. su siti ritenuti di interesse anche ai fini della ricerca del latitante ed intensificate le attività di controllo del territorio nelle località di maggiore interesse operativo.