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29/08/2022 06:00:00

Regionali, Antonella Pantaleo: "La mia candidatura in FdI? Una sfida ..."

 Antonella Pantaleo, odontoiatra marsalese, candidata alle regionali in Fratelli d’Italia. Cosa l’ha convinta del partito di Giorgia Meloni? Lei si sente di somigliare  un po' alla Meloni...

Comincio dalla seconda parte della domanda: in un certo senso si, le somiglio, come lei mi piace dire sempre quello che penso, anche se questo spesso può non piacere. Del partito di Giorgia Meloni mi piace ... Giorgia Meloni, la sua coerenza, la sua caparbietà, la sua capacità di far valere le sue idee in maniera del tutto trasparente. Nel degrado continuo e progressivo nel panorama italiano “Fratelli d’Italia” e “Diventerà Bellissima” sono tra le poche formazioni politiche che hanno saputo mantenere le loro posizioni, ecco perché questa è una coalizione che mi piace. Mi piace chi rimane fedele alle proprie idee, senza populismo.
A chi si dice preoccupato dei problemi che può portare un governo di centro-destra, mi permetto di suggerire che i guai maggiori nascono sempre dalle ambiguità.

Sarà una campagna elettorale tosta e anche pesante, l’estate non aiuta. Da dove partirà lei?

Sarà certamente tosta, anche i tempi così ristretti non aiutano.mIo ho principalmente un desiderio e su questo voglio lavorare: cercherò di portare al voto quei cittadini che per diverse ragioni, ma principalmente per sfiducia, hanno deciso di rinunciare ad uno dei nostri principali diritti, il diritto di voto, tanto faticosamente conquistato dai grandi padri.Pensiamo a come sarebbe bello se la gente ricominciasse a credere nella politica.

C’è uno scollamento molto forte tra politica ed elettore, recuperare il gap sarà difficile. Bisogna avere idee chiare. Prenderà le distanze dal governo Musumeci?

Non ho alcun motivo per prendere le distanze dal Governo Musumeci. Non mi piace chi denigra, per partito preso, l’operato di chi si è speso per la nostra Regione ed in particolare per la nostra provincia. Ho apprezzato lo stile e l'incisività del Presidente Musumeci, che ha anche combattuto all'interno dell'Assemblea Regionale per limitare l'uso del voto segreto. I risultati del Governo Musumeci si vedono in giro per la Sicilia dove tanti sono i cantieri di opere pubbliche e molte le realizzazioni. I dati della crescita economica parlano chiaro, essendo positivi nonostante la pandemia e le ricadute negative della guerra in Ucraina. Il governo Musumeci ha supportato l'aeroporto di Birgi, che era al collasso ed oggi è in grande ripresa. Non dimentichiamo anche l'impegno concreto per il porto di Marsala, di cui ha finanziato la progettazione esecutiva, primo passo verso la messa in sicurezza e l'ammodernamento dello stesso.

C’è una ricetta sociale per contrastare la povertà culturale ed educativa e di cui lei vorrebbe essere interprete?
E' importante occuparsi di povertà culturale ed educativa e saperla misurare. Proporre ricette per contrastarla non è semplice, ma certamente la cosa più importante è riuscire ad avere un metodo per imparare a conoscere cosa funziona o meno. Il concetto di povertà culturale ed educativa evidenzia un fenomeno multidimensionale che non si riduce ad un aspetto squisitamente economico, come ampiamente sottolineato dai rapporti di “Save the Children”. Ogni essere umano ha diritto a godere di quei beni primari necessari al suo sviluppo personale e alla sua inclusione sociale, a livelli formativi che gli consentano la sua piena realizzazione personale e l’inclusione sociale. Sappiamo che i soggetti esposti ai maggiori rischi di povertà culturale ed educativa sono i genitori con livelli ridotti di scolarità e in condizione di marginalità occupazionale o povertà economica, le famiglie straniere, i nuclei familiari monoparentali o sottoposti a condizioni di disagio sociale. E sappiamo anche che il meridione soffre maggiormente di questo disagio.

Come possiamo contrastare questo fenomeno?
In realtà credo che in Italia sappiamo ancora poco su cosa funziona davvero. È ampiamente condiviso che, poiché le prime competenze acquisite sono i mattoni su cui si possono costruire le competenze di ordine superiore, il contrasto alla povertà culturale ed educativa deve iniziare dai primi anni di vita.


Lei ha definito la sua candidatura una sfida. Con chi?

È noto a tutti la forza di candidati che hanno avuto modo di strutturare vere e proprie “macchine da guerra” con comitati elettorali, gigantografie, interviste e passaggi televisivi a pagamento. Io non ho nulla di tutto questo, per la prima volta ho deciso di mettermi in gioco. Potremmo chiamarla una candidatura di opinione. Ovviamente non punto all’elettorato strutturato, a quello a cui, evidentemente, sta bene che tutto rimanga così com’è, costi quello che costi. Io , come ho già avuto modo di dire, mi rivolgo a chi mi conosce e vorrà dimostrarmi la propria fiducia, a chi ha deciso di non andare a votare perché non crede più nella politica, a chi ogni giorno lotta per riuscire a mantenere la propria famiglia, assistendo inerme agli sprechi ed allo sperpero del denaro pubblico. A chi continua a credere che esista una giustizia sociale, a chi vuole garantita la sua identità nazionale, a chi crede nella meritocrazia, a chi non si è arreso all’idea che “tanto non possiamo fare nulla”. A questo aggiungo un pizzico di curiosità, sono curiosa di vedere in quanti risponderanno a questa “sfida”.