Sicilia in fiamme. Indagini e polemiche dopo l'incendio di Pantelleria
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La Sicilia fa i conti con un'altra stagione di incendi devastanti. In 48 ore tra giovedì e venerdì ci sono stati 130 roghi, con 346 ettari di vegetazione bruciata.
Sono stati utilizzati dieci elicotteri, quattordici Canadair. In silenzio il presidente della Regione Musumeci: a cosa è servita tutta la strategia anti incendi annunciata poco prima dell'estate se ogni volta che soffia lo scirocco la Sicilia vive scenari da incubo? A cominciare dai droni, che dovevano essere la nuova frontiera per la sorveglianza del territorio, e che poi si è scoperto che non potevano volare in caso di forte vento ...
PANTELLERIA. L'isola di Pantelleria è stata ferita, da un incendio partito in più punti sul versante nord est dell’isola, in contrada Gadir e zone limitrofe, che ha devastato circa cento ettari di macchia mediterranea, lambendo alcune abitazioni e costringendo all'evacuazione residenti e turisti.Va avanti l'inchiesta della Procura di Marsala sull'incendio scoppiato a Pantelleria mercoledì pomeriggio. L’indagine è stata affidata a Carabinieri. "Quest'isola appartiene a tutti e noi la difenderemo fino in fondo - afferma il Presidente del Parco Nazionale Isola di Pantelleria Salvatore Gabriele - oggi ci troviamo di fronte all'ennesima sfida, che naturalmente intendiamo vincere, isolando i facinorosi e i balordi che vogliono tenere sotto scacco il territorio. E lo faremo anche grazie al grande lavoro di collaborazione con tutti coloro che intendono tutelare e preservare questo prezioso patrimonio.Secondo l'esperienza maturata in questi anni, possiamo dire che le attività poste in essere rappresentano una prova di capacità ed efficienza di tutti i pezzi dello Stato e di chi opera sul territorio. Il resto lo lasciamo alle vostre valutazioni, nella consapevolezza che questo territorio va preservato da tutto e da tutti. Io spero vivamente - conclude il Presidente - che dalle indagini si riesca a risalire ai colpevoli di questo ennesimo, vergognoso atto, perché bisogna isolare, con fermezza, chi in questo territorio cerca di creare situazioni del genere. Ringrazio tutti per lo sforzo operato e resteremo vigili in queste ore, in questi giorni, così come abbiamo fatto finora attivando tutti gli strumenti che sono a nostra disposizione per scongiurare episodi simili".
Gli inneschi dovrebbero essere almeno due, uno in località Kamma, forse lungo la salita che porta a Favarotta, davanti Kuddia Catalana, andata poi completamente distrutta dalle fiamme ed uno spento subito, in località Cala Cinque Denti lungo la strada perimetrale.
Movimento Scegli Pantelleria, Movimento Pantelleria Popolare e Partito Democratico - Circolo di Pantelleria,puntano il dito, in documento, sulla mancata tutela del territorio. Ecco cosa scrivono:
Qualcosa non sta funzionando e riteniamo che i nostri concittadini meritano le opportune risposte, facendoci noi portavoce delle loro domande.
Da un incendio di ben più vaste proporzioni, nel 2016 è nato il “Parco Nazionale Isola di Pantelleria” che ha fra i suoi compiti quello della tutela del territorio. Bene, cosa si sta tutelando se ogni anno puntualmente registriamo incedi che ci vedono costretti a correre ai ripari? Cosa si è fatto in questi sei anni per la riduzione del rischio incendio boschivo? A cosa sono serviti gli acquisti dei droni per il monitoraggio ambientale e la formazione del personale addetto?
Consapevoli che la tradizionale emanazione dell’ordinanza sindacale per la pulizia dei terreni agricoli non può bastare, quali attività l’Amministrazione comunale ha posto in essere per disincentivare l’abbandono dei fondi, anche perché appare chiaro dalle foto che stanno girando in rete in queste ore che lì dove i terreni sono coltivati e puliti il rischio incendio è notevolmente inferiore.
Dal governo regionale, oggi dimissionario e dal quale nessuna parola sino ad ora è stata proferita in merito, siamo certi che quanto di propria competenza è stato fatto tempestivamente nell’avvio dei lavoratori forestali stagionali e delle squadre antincendio?
Pretendiamo dagli enti preposti e con noi lo pretendono tutti i nostri concittadini le dovute risposte perché se da un lato non vi è dubbio che ci troviamo di fronte a delinquenti che puntualmente attentano al nostro patrimonio naturalistico, non possiamo pensare che le sfide possano essere vinte sempre dopo; vanno create le condizioni affinché tali tragedie non avvengano più e solo così potremmo dire che la sfida è stata vinta!
Ora più che mai le parole di circostanza servono a poco, occorrono fatti concreti come quello per esempio di garantire la presenza sull’isola, durante tutta la stagione estiva di un elicottero antincendio della protezione civile che possa intervenire immediatamente in caso di incendio in attesa dell’arrivo dei canadair e sicuramente occorre mettere in campo politiche che incentivano il ritorno alla terra e all’agricoltura, perché convinti che la migliore salvaguardia di questo nostro splendido territorio rimanga chi si dedica con fatica alla propria terra. Ma per far ciò, riteniamo che debbano essere impiegate maggiori risorse per i nostri contadini, che rimangono i veri custodi di questa isola.
DON VITO. Queste invece le parole di Don Vito Impellizzeri: "Non capisco come possa un uomo, un gruppo di uomini, non so se consapevolmente o per errore, decidere o causare di dare fuoco, morte, alla nostra isola, alla sua vegetazione, alle sue piante, alle sue case, alla sua bellezza.
Non intendo ora però mettermi in ascolto di letture e diagnosi socio-economiche che mi spieghino le ragioni ingiuste plausibili di un tale atto scellerato e violento. Piuttosto preferisco ascoltare il grido silenzioso e ferito che proviene dalla mia terra ferita, dal mio vulcano disorientato e spento seppur vivo e fecondo, dal mio mare bloccato ed impotente, dagli ulivi che pensavano di doversi proteggere solo dal vento, dalle viti che conoscevano solo il rischio delle pioggia fuori stagione, dai capperi abituati a radicarsi e mettete radici fra le fessure delle rocce, dagli scogli inermi ed impotenti che non possono bruciare ma non possono proteggere, dagli arbusti di erbe che sprigionano profumi intensi che riempiono l'aria ma non tolgono il respiro.
La mia terra, ferita gravemente, con un mormorio di voce, ieri notte mi pare mi abbia chiesto: «Cosa hai visto stanotte intorno al perimetro di fuoco?». Accanto e carico del suo dolore di isola abusata e violentata le ho risposto: «Ho visto una luce forte di fuoco che non permette di vedere nel buio della notte, ho visto una luce che non rischiara e non cede il passo all'alba, ho visto una prepotente forza che ferisce la mitezza lunare, ho seguito un perimetro che non offre orizzonti né panorami, ho visto le tenebre travestirsi in menzogne di luce, ho visto animali fuggire per salvarsi, ho visto allo stesso modo persone lasciare tutto e scappare fra i campi per mettersi in salvo, ho visto sentieri dei terreni diventare strade di soccorso.
Ho visto sguardi impauriti e feriti. Ho visto altri uomini correre dal mare e dai sentieri per dare soccorso, ho visto uomini e donne rivestirsi di acqua per spegnere il fuoco e difendere la vita. Ho visto la lotta con l'ingiustizia, la rabbia per la violenza, il silenzio dell'impotenza, la speranza legata al vento e alla pioggia. Ho sentito che tra l'isola e me esiste un legame che è vita. Quando il fuoco ha tolto il respiro alle persone e la vita alle piante ho ricordato che siamo legati molto più di quello che alcune volte ricordiamo. Ho sentito la fatica di un respiro ferito».
Può essere ferito il respiro? È successo stanotte a Pantelleria. Allora anch'io, con tutta la mia isola, ho visto diventare il mio respiro singhiozzo e pianto. Il pianto domanda l'acqua che spenga il fuoco che dà morte. Il pianto è stata la mia preghiera e il mio legame di respiro con Pantelleria".
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