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17/07/2022 06:00:00

Quando Paolo Borsellino scoprì la mafia di Marsala 

Il giudice Paolo Borsellino è stato Procuratore a Marsala. Qui ha scoperto una mafia che prima di allora era assolutamente sconosciuta, dato che mai le indagini antimafia si era concentrate su questa parte della Sicilia.  Ecco il racconto che ne fa Attilio Bolzoni, nel suo libro "Uomini soli", recentemente ripubblicato da Zolfo in una nuova edizione.

"È estate piena quando arriva dall’altra parte della Sicilia. Il 4 agosto 1986 Paolo Borsellino «prende possesso» come capo della procura della repubblica di Marsala. La sua stanza è enorme. Lui, piccolo di statura è là in fondo avvolto in una nuvola di fumo. Il pacchetto di Dunhill in mano, una sigaretta in bocca, l’altra ancora accesa e dimenticata nel posacenere. Il Consiglio Superiore della Magistratura, alla fine, ha scelto lui per guidare quella procura.

Il silenzio di una città è spezzato per sempre.

Il primo uomo che incontra in Tribunale è un maresciallo dei carabinieri. Si chiama Carmelo Canale, diventa la sua ombra. Il maresciallo è anche lui palermitano. E come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone è originario del quartiere della Kalsa.

Il nuovo procuratore capo è circondato da giudici ragazzini. Quasi tutti sotto i trent’anni, tutti freschi di concorso in magistratura.


Diego Cavaliero viene da Napoli. Antonina Sabatino e Antonio Ingroia da Palermo, Massimo Russo è di Mazara, Alessandra Camassa e Giuseppe Salvo sono marsalesi.

Dopo gli anni del pool con Antonino Caponnetto e Giovanni Falcone, questa è la sua nuova squadra.

Paolo Borsellino è un personaggio già famoso, è uno dei magistrati del maxi processo a Cosa Nostra, un mito per i suoi giovani colleghi. Se le ritrovano come loro capo e sono tutti emozionati. La vera sorpresa, però, è quando lo conoscono.

L’uomo è espansivo, estroverso, generoso. Più che un procuratore sembra un fratello maggiore. Pranza con loro, ascolta i loro problemi, li guida, li consiglia, li aiuta. È fatto così Paolo Borsellino.

Poi il procuratore si rivela anche a Marsala, mai violata fino a quel momento dalle indagini antimafia.


Vicino c’è Mazara del Vallo con la sua grande flotta peschereccia, barconi che navigano nel Mediterraneo e davanti alle coste dell’Africa occidentale. Paolo Borsellino mette gli occhi su quattro fratelli, ricchi macellai e forse anche trafficanti di eroina.

Comincia la sua prima inchiesta.

Arrivano le indagini sulla corruzione nella pubblica amministrazione. La città non è abituata a perquisizioni negli uffici, funzionari accusati di peculato, scandali.

Arrivano anche le indagini sui boss. La mafia in provincia di Trapani è Mariano Agate, uno della Cupola. È amico di Totò Riina, il suo regno è Mazara dove si nascondono molti Corleonesi latitanti e forse anche lo stesso capo dei capi di Cosa Nostra.

Paolo Borsellino trova alloggio in un appartamento sopra il commissariato di polizia di Marsala. Torna spesso a Palermo.

Incontra gli amici del pool. Ogni tanto è sua moglie Agnese che va a trovarlo nella sua nuova città.

Questa nuova avventura lo carica, lo emoziona. Le tensioni vissute durante l’istruttoria del maxi sono alle spalle, Lucia sta meglio, lui è felice del suo nuovo incarico, il grande processo alla mafia è iniziato a febbraio e tutto il mondo ha scoperto per la prima volta Cosa Nostra. Ci sono anche il suo sudore e il suo coraggio lì dentro.

Intorno a lui tutto sembra tutto più tranquillo e tutto più normale quando viene ricacciato nell’arena....



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