Depistaggio di Via D'Amelio, poco fa la sentenza.
Cade l'aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo.
Prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo è stato assolto.
E' arrivata dopo quasi dieci ore la sentenza del processo. La prescrizione salva dunque due dei tre poliziotti per i quali l'accusa aveva chiesto pene altissime.
Marco Bo (difeso dall’avvocato Giuseppe Panepinto), Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei (difesi dall’avvocato Giuseppe Seminara), appartenenti al gruppo «Gruppo Falcone e Borsellino» istituito dalla procura nissena per indagare sulle stragi, erano accusati di calunnia in concorso aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.
Secondo l’accusa, avrebbero costruito a tavolino una falsa verità sull’attentato costringendo Vincenzo Scarantino ad autoaccusarsi e ad accusare sette persone innocenti della strage di via D’Amelio che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il processo per il depistaggio è iniziato nel novembre 2018, con quasi cento udienze.
Al termine della requisitoria il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca e i pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso avevano chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi per Mario Bo, 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
Fra le parti civili nel processo la famiglia Borsellino (assistita dall’avvocato Fabio Trizzino), l’avvocato Rosalba Di Gregorio che rappresenta Gaetano Murana, l’ex netturbino in carcere per 17 anni da innocente, l’avvocato Giuseppe Scozzola, legale di Gaetano Scotto e l’avvocato Roberto Avellone in rappresentanza di alcuni familiari degli agenti di scorta. In aula erano presenti due dei figli di Paolo Borsellino.