Martedì scorso abbiamo avuto in trasmissione i Clab90, un gruppo musicale che sta riscuotendo notorietà sui social e nei media perché selezionati come colonna sonora di uno spot musicale di una birra siciliana.
Una loro canzone si adatta come un abito tagliato e cucito su misura ad uno spot, “VIVU E MINNIFUTTU” è il titolo del brano che hanno eseguito sia dal vivo che in studio.
La musica nasce dal mix di diversi componenti: emozioni, sentimenti, stati d’animo. Quando a Good Morning Vietnam abbiamo ospiti che mettono passione in ciò che fanno, accade sempre qualcosa di speciale, è sempre emozionante, ti arriva tutto come un’onda che ti sovrasta. Si percepisce il piacere di condividere il senso artistico, il feeling è unico e la sintonia è automatica.
I Clab90 sono autori dei loro pezzi, c’è tradizione e ricerca nella loro musica, amano le suggestioni, le atmosfere latine e la saudade. Gli auguro il meglio perché se lo meritano, sono veri e semplici, il sogno va sempre alimentato quando si crede in ciò che si fa.
La saudade è paragonabile all’appocundria partenopea, spesso tradotta con nostalgia in realtà non trova un termine corrispondente in italiano.
È un sentimento tipico dei popoli del sud del mondo, un termine usato nella lingua portoghese ma che in America Latina assume un significato più profondo, difficile da spiegare, per comprendere veramente bisognerebbe viverla in Brasile, nel paese dove è nata, un posto meraviglioso ma che vive di contrasti con tutto ciò che lo circonda: la cultura, la gente, il paesaggio naturale.
Nel paese carioca la saudade è diventata un movimento artístico, nella musica con Antônio Carlos Jobim e nella letteratura con Vinícius de Moraes e il 30 gennaio se ne festeggia l’anniversario: “La giornata della Saudade”.
Gilberto Gil la cantava come una "presenza dell’assenza" mentre per João Gilberto: "È solo tristezza e malinconia, che non va via da me".
Per rendere meglio l'idea la possiamo immaginare come una mancanza positiva, una nostalgia con la voglia di vivere. Il “non abbattersi” con il desiderio di incontrare nuove persone e vecchi amici, di tornare in determinati luoghi per rivivere certe passioni.
Quasi come un cordone ombelicale ancorato alla terra natia, agli amici di un tempo andato, ad un momento di vita finito; pur consapevoli che quei momenti andati non torneranno ma con l'ostinata volontà di riviverli presto.
È il desiderio di qualcosa che non esiste più ma per il quale si avverte ancora un forte coinvolgimento, il cui ricordo è ancora vivo e presente nella mente.
Qualcosa a cui aggrapparsi per non dimenticare un evento importante che nonostante la sofferenza genera belle sensazioni, un sentimento che non riguarda il passato o il futuro piuttosto allude al presente.
A Rio de Janeiro quando arrivi in cima al Pan di Zucchero puoi scorgere tutta la durezza della realtà brasiliana, da un lato l'opulenza dei locali notturni, delle spiagge di Copacabana, dei quartieri residenziali e dall'altro la povertà degli ultimi e delle favelas.
Ogni mattina uomini umili con giacca e cravatta, vestiti distinti, si spostano dalle favelas alle zone ricche della città per lavorare simulando uno status di vita migliore, per rivivere un sogno nonostante le difficoltà della vita.
La Saudade è una condizione dello spirito che i brasiliani sentono, anche se lontani da casa, 365 giorni l'anno.
(Un po' come noi terroni) I brasiliani sono intraprendenti con un grande senso pratico, perché abituati a cavarsela da soli. Astuzia mista a creatività e versatilità, questi sono gli ingredienti del proverbiale stile di vita brasiliano descritto nella saudade.
Manca l'ultimo ingrediente per comporre la pozione: la leggerezza.
Proprio quella leggerezza che rende tutto sopportabile e che porta il popolo carioca ad essere sempre sorridente nonostante tutto.
Può capitare a tutti di trovarsi in questo limbo denso di contrasti emotivi, di perdersi in uno stato d'animo indefinito per un amore finito, per un amico assente, per dei momenti importanti di vita. L'importante è vivere questo momento di stand-by con naturalezza.
La sofferenza non può offuscare il bel ricordo di quell'evento, il pensiero deve essere concentrato sul senso di benessere che quel ricordo ci trasmette, tutte le emozioni ci attraversano dissipando come foschia del mattino la malinconia, la tristezza e la sofferenza.
Capovolgere il paradigma, aprirsi al nuovo anziché chiudersi, solo andando avanti possiamo attribuire importanza a quel ricordo cercando di non commettere gli stessi errori.
Giancarlo Casano
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