di Antonino Cardillo
Il Palazzo Milo-Pappalardo, sede della Soprintendenza di Trapani, è attualmente in fase di restauro. Parzialmente liberata dai ponteggi, la sua facciata rinnovata evidenzia in data odierna diffusi distacchi d’intonaco sul cornicione. Da una occasionale intervista sul posto, sembra che durante i lavori sia stata impiegata una malta industriale già pronta all’uso ‘pre-miscelata’. Spero che codesta informazione sia inesatta e vorrei comunque proporre alcune riflessioni qui di seguito che ritengo pertinenti.
Nella scienza del restauro è da tempo noto che in assenza di intonaci antichi, che andrebbero sempre conservati, è preferibile per l’allestimento dei nuovi intonaci l’impiego di malte artigianali, da produrre in cantiere tramite lenta miscelazione di materiali primari. In Sicilia, inoltre, sono ancora fortunatamente diffuse maestranze competenti in codeste antiche lavorazioni, che nei secoli hanno dimostrato la loro eccezionale longevità, capacità di diventare più belle nel tempo ed, ultimo ma non meno importante, di essere economiche grazie al basso costo delle materie prime. Al fine di non disperdere queste preziose conoscenze, sarebbe quindi auspicabile che chi sia stato investito dall’onore ed dall’onere della salvaguardia della cultura del territorio, cultura che è anche conoscenza del ‘fare’, prediliga e suggerisca siffatti procedimenti antichi alle lavorazioni industriali, la cui qualità e permanenza nel tempo è del resto sempre più messa in discussione.
L’architetto Antonino Cardillo ha tenuto lezioni al Bauhaus DIA, al Royal College of Art ed all’AA School. Pubblicate su scala globale, le sue opere sono anche state esposte in diversi luoghi tra i quali il Palazzo dell’Arte, il Deutsche Architekturmuseum ed il Sir John Soane’s Museum.