
La Sicilia e gli incendi/3: la questione canadair ed elicotteri e il business del fotovoltaico
Fondamentale nella questione incendi dolosi in Sicilia è l'utilizzo dei mezzi aerei per lo spegnimento dei roghi. Nelle settimane scorse c'è stato il provvedimento della regione che ha messo a disposizione l'utilizzo di ben 10 elicotteri e 90 droni per far fronte agli incendi in Sicilia.
Sono questi i mezzi aerei distribuiti in tutto il territorio siciliano per prevenire e contrastare gli incendi boschivi estivi. Il Corpo forestale della Regione Siciliana ha consegnato il servizio di noleggio di dieci elicotteri al raggruppamento temporaneo di imprese E+S Air di Salerno ed Helixcom di Caltanissetta, che si è aggiudicato l’appalto di circa 7 milioni di euro per un biennio. I primi cinque velivoli sono entrati in funzione a fine maggio, mentre entro il 15 giugno sarà completata la flotta, che sarà dislocata sulle basi elicotteristiche presenti nelle varie province dell’Isola. (Qui potete la prima parte dello speciale incendi in Sicilia e qui la seconda)
Sono 90, invece, i droni, già in possesso dell’amministrazione regionale, in servizio nei nove ispettorati provinciali, per la prevenzione e la raccolta di informazioni. La settimana scorsa si è concluso a Ficuzza un corso di formazione su base regionale per la guida e l'uso di questi nuovi strumenti di prevenzione.
Ma vediamo qual è stata fino a questo momento la situazione dei mezzi aerei e in particolare il sistema dei canadair con il quale si deve far fronte agli incendi in Sicilia. Ecco cosa è stato riportato e raccolto nelle testimonianze raccolte dalla commissione parlamentare antimafia all'Ars:
RUBINO, rappresentante del Coordinamento regionale “SalviAmo i boschi. Lo Stato ha in suo possesso una flotta che è abbastanza grande, diciannove Canadair, quattro elicotteri Erickson, otto elicotteri più piccoli, ma non ha né il personale né le strutture per farli volare, quindi si affida a società private. È un settore dove esistono otto aziende che finora si sono fatte i conti da sole. Sono state condannate a dei risarcimenti e lo stesso, l’ultimo fatto importante è stato l’arresto, grazie al Procuratore Gratteri, di due dirigenti pubblici e due manager, di una di questa società, la Babcock, che stavano pilotando delle gare di appalto in Calabria e, nelle parole dello stesso Gratteri, queste persone agivano come se fossero dei trafficanti di cocaina, diceva lui, proprio con un fare da mafiosi. Se è ancora vera la lezione di Falcone, che basta seguire la linea dei soldi per capire se la mafia è arrivata fin qui, do soltanto dei piccoli numeri. Il costo di un Canadair in azione è di 11.500 euro l’ora, di un Erickson 16.000 euro l’ora, di un elicottero 5.000 euro l’ora. Ogni lancio costa 1.300 euro, 1.400 se c’è ritardante, veramente incredibile tutto ciò. È stata stimata una spesa annua di trenta milioni di euro. La CONAPO, che è un sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco, ha fatto due conti: ha dimostrato che ricorrendo a mezzi pubblici, che spesso vengono tenuti fermi – e anche da fermi hanno i loro costi – quindi ricorrendo a mezzi pubblici e formando dei piloti e delle strutture pubbliche, affidate al settore pubblico, si potrebbero realizzare dei risparmi annui fino al cinquanta per cento.
Nella seduta del 7 settembre 2021sul tema dei canadair viene ascoltato anche il giornalista di Meridionews Olivelli. Inizialmente il mio interesse era motivato dal fatto che spesso ogni anno si parla dell’impegno degli elicotteri, dell’impegno dei canadair, poi si allude all’ipotesi, ovviamente tutta da dimostrare, che ci sia un interesse, più roghi ci sono più interventi più guadagni per i privati e mi ero mosso per cercare di capire quanti soldi vengono spesi. Ora, recuperando i dati ufficiali, o per lo meno sono quelli che in qualche modo ho avuto dalla Regione, nel periodo che va dal 20 maggio al 22 agosto, mi sono accorto che al di là delle spese, perché in realtà gli elicotteri regionali è stata fatta una gara d’appalto che per il quarto anno consecutivo è andata alle stesse due imprese. Quindi il bando, credo, non ci sono costi aggiuntivi quindi sostanzialmente l’impresa guadagna indipendentemente dal numero di interventi. Per i canadair è un discorso un po' diverso perché sono mezzi statali, cioè i mezzi sono di proprietà dello Stato, vengono ovviamente affidati a ditte del settore, la gara è stata fatta nel 2018 per 359 milioni, il capitolato prevede 3.500 ore di volo da garantire annualmente, superate le quali si paga, come dire, a cottimo. Un’ora di volo credo i Vigili del fuoco nazionali la quantificano all’incirca intorno ai tredicimila euro.
Nel corso della seduta del 25 gennaio 2022 è l’assessore regionale per il territorio e l’ambiente, Toto Cordaro, a chiarire quando e come viene utilizzata la flotta regionale di elicotteri che è nella disponibilità della Regione Siciliana. Noi utilizziamo una flotta regionale che si compone di otto elicotteri più uno in convenzione con i carabinieri; otto elicotteri distaccati in maniera funzionale, tendenzialmente uno per provincia. Più la possibilità di godere dell’aiuto della Protezione Civile nazionale, il COAU, che è il Centro operativo nazionale che stabilisce la priorità degli interventi e, quindi, le procedure operative sulla base della segnalazione che perviene dalle sale operative delle singole Regioni. Noi come Regione siciliana abbiamo un criterio, che è un criterio che riteniamo oggettivo, ma del quale pure possiamo tornare a parlare. È chiaro che l’intervento da fare lo gestisce il DOS, che è il Direttore delle operazioni di spegnimento, che è un uomo del Corpo forestale in divisa, secondo criteri oggettivi e collaudati. In primis, la tipologia dell’incendio e, cioè, che sia un incendio boschivo, di chioma, di macchia, di sottobosco. Poi, se l’incendio riguarda aree protette e, ancora, se è in prossimità di insediamenti abitativi, se riguarda la possibilità di aggredire linee elettriche o altri impianti, ad esempio, come impianti di gasolio, come depositi che possono essere particolarmente infiammabili e, poi, un altro dato oggettivo è il fronte della fiamma, quindi, l’ampiezza dell’incedere del fuoco.
Il tema dell’utilizzo dei mezzi aerei, ed in particolare dei Canadair, torna ad essere dibattuto anche nel corso della seduta del 22 marzo 2022. Il dirigente del Servizio 4 – Antincendio boschivo del Comando del Corpo forestale della Regione siciliana Rosario Napoli. Sicuramente c’è un business degli aerei perché purtroppo in Italia, ma anche noi come Regione, ci rivolgiamo agli operatori privati. Sfaterei però alcune fantasie come per esempio che un’ora di Canadair costa quindici mila euro.
Questi i costi del servizio aereo antincendi, comunicati da Rosario Napoli. Un’ora di elicottero costa 2.300 euro a base d’asta. Un’ora di canadair costa intorno a 4.600 euro. Il canadair ha una capacità di circa 5.500 litri. Invece un’ora di S64, che è l’elicottero più pesante, che ha una capacità di circa 9.000 litri, costa intorno ai 9.000 euro. Sono cifre approssimate perché poi nel calcolo dei contratti subentrano, come dire, tutta una serie di parametri, però diciamo che mediamente il costo è quello.
Poi in riferimento alla domanda sul “business” dei mezzi aerei ed al sospetto che ci possano essere dei soggetti che innescano degli incendi spinti dalle aziende interessate, il dirigente Napoli tende ad escludere questa possibilità, spiegando il meccanismo previsto dai contratti che vengono sottoscritti dalla Regione siciliana con le aziende che si aggiudicano le gare bandite per lo spegnimento degli incendi attraverso i mezzi aerei. Le aziende che forniscono i velivoli, infatti, non vengono pagate “a chiamata” ma c’è un monte ore prestabilito.
Nel 2021 sono state 1360 ore, a partire dal 20 maggio e fino al 31 dicembre 2020. Il contratto inoltre prevede anche il diritto, da parte della Regione, di chiedere all’azienda aggiudicataria, di garantire un’estensione delle ore di volo previste dal contratto, per un massimo di ulteriori 200 ore, che vengono pagate la metà rispetto al costo orario desumibile dal contratto. L’anno scorso (2021) abbiamo avuto una stagione veramente incredibile per cui abbiamo consumato, non solo le ore di progetto, ma abbiamo consumato anche le 200 ore aggiuntive che abbiamo pagato al 50%. Le ulteriori ore di volo che si sono rese necessarie, da contratto avremmo dovuto pagarle al prezzo ribassato della gara d’appalto. Però devo dire che, in qualità di RUP, ho chiesto all’azienda di rivedere il prezzo di appalto per queste ulteriori ore aggiuntive. Per cui in definitiva il costo orario previsto per le 1360 ore previste dal contratto è stato di circa 1.900 euro, il prezzo per le 200 ore di estensione concordate nel contratto è stato di circa 900 euro. Per le ulteriori ore aggiuntive, extra contratto, è stato fatto un accordo con l’impresa e sono state pagate circa 1.350 euro a ora.
GLI INCENDI DOLOSI E IL BUSINESS DEL FOTOVOLTAICO
Nel corso della seduta del 7 settembre 2021, si torna a parlare delle possibili relazioni fra incendi dolosi e realizzazione di impianti fotovoltaici. Vengono convocati dalla commissione antimafia all'ARS, a tal proposito, i vertici di Coldiretti Sicilia che, proprio sull’improvvisa accelerazione di questo business, avevano sollevato dei dubbi. Viene convocato anche il giornalista Olivelli, che sull’argomento aveva prodotto un interessante inchiesta.
FAVA, presidente della Commissione. Avete parlato delle ombre del business del fotovoltaico sugli incendi, cioè la possibilità che ci possa essere un nesso tra questa diffusione dei roghi che in Sicilia e gli interessi economici che girano attorno alla realizzazione di impianti fotovoltaici. Ci sono quattro miliardi disponibili in Sicilia, ed abbiamo già visto con l’eolico come all’interno di questi progetti assolutamente utili, si possano infilare anche altre intenzioni, altri investimenti, altri denari e altri obiettivi.
SORBO, direttore Coldiretti Sicilia. Noi siamo a favore ovviamente delle energie rinnovabili, ma ci preoccupa che tutto questo venga fatto senza applicare delle regole che servino soprattutto per preservare quello che è il più grande patrimonio che ha la nostra Isola, che è un patrimonio di paesaggio, un patrimonio di produzioni agricole di grande qualità e non vorremmo mai che uno sviluppo eccessivo del fotovoltaico possa compromettere questo patrimonio.
SCHILLACI, componente della Commissione. Io vorrei tornare un attimo sul nesso che la Coldiretti ha sollevato tra incendi e fotovoltaico. Dopo di che vi voglio anche evidenziare le zone che sono state colpite, in Sicilia ci sono stati più di otto mila incendi questa estate con più di sessanta mila ettari coinvolti, di cui duemila soltanto sulle Madonie. Ecco le Madonie sono la zona più colpita della Sicilia, in particola Gangi che ha subìto due incendi durante i quali si sono distrutte delle aziende piccole di eccellenza che probabilmente non riapriranno più. Allora io vi chiedo: non potrebbe esserci anche l’interesse di grandi multinazionali a cui questo tipo di produzioni di eccellenza danno fastidio?
FERRERI, Presidente Coldiretti Sicilia. Riguardo al fotovoltaico le dico, guardi io sono assolutamente favorevole, ma sono favorevole al fotovoltaico che non impegni la terra come abbiamo ampiamente comunicato, abbiamo fatto anche delle proposte all’Assemblea affinché possano andare avanti le leggi per la tutela del terreno, noi siamo per un fotovoltaico messo in alto e, soprattutto, le dico una cosa: noi abbiamo intere zone industriali completamente disintegrate, completamente abbandonate, che potrebbero essere perfettamente idonee a fare quel tipo di attività. Riguardo al discorso delle multinazionali che possono essere interessate a distruggere aree per avere un vantaggio, sa i volumi che si producono in quelle zone sicuramente non vanno ad infastidire una multinazionale, ma probabilmente fa anche comodo alla multinazionale avere un prodotto che vada a colpire un target più alto per poi potere avere un prodotto differente su tutti i mercati del mondo. Quindi, dico, da un punto di vista strategico, di marketing e commerciale, io non penso che questa possa essere la reale problematica.
FAVA, presidente della Commissione. Visto che ci sono molti altri spazi utilizzabili senza danneggiare la produzione agricola, chiede se una norma che impedisce che i terreni agricoli possano essere riconvertiti in impianti fotovoltaici, possa essere utile per la salvaguardia. Per Sorbo direttore Coldiretti Sicilia la risposta è sì, nei limiti di utilizzazione per le aziende.
FERRERI, presidente Coldiretti Sicilia. Perché se noi mettiamo una norma che vieta ai terreni agricoli vuol dire che precludiamo ad intere aree la possibilità di utilizzare e di produrre energia green, ma quello che è importante su cui dobbiamo, secondo me, focalizzarci, è il contenimento del suolo, l’evitare che si perda suolo agricolo. Quindi, l’impianto fotovoltaico va benissimo sui terreni agricoli, ma questo non mi deve precludere il fatto che io possa utilizzare, nella parte sottostante, nel terreno, aree per utilizzare il pascolo, per potere fare attività che comunque continuano a sviluppare la parte agricola.
Dopo aver ascoltato i vertici di Coldiretti, si procede con l’audizione del giornalista Olivelli. “… Credo di essere stato uno dei pochi a sentire l’altra campana, non soltanto gli agricoltori … Ho sentito anche un progettista del fotovoltaico che, dalla sua posizione, mi ha detto “è assurdo pensare una correlazione incendi-fotovoltaico per un motivo, perché ammesso che ci sia gente, a tutti gli effetti criminali, disposta a fare di tutto pur di accaparrarsi i terreni, non c’è la necessità perché…”, lui mi diceva, “al momento i proprietari ci vengono dietro per venderci i terreni, per il motivo che diceva lei: Li paghiamo molto di più rispetto a quello che oggi frutta avere un ettaro di terreno coltivabile e perché in realtà la normativa attuale è talmente ampia” … per cui sostanzialmente mi diceva “a me chi lo fa fare? Cioè fossi io il progettista o l’imprenditore criminale, chi me lo fa fare ad andare a danneggiare uno quando magari ne ho cinque, sei, sette, dietro che me lo danno tale e quale?”.
… il progettista mi ha detto … “i giornali attaccano le imprese, le ditte che stanno investendo nel settore per timore della speculazione”, ma la Regione se vuole tutelarsi perché non fa chiarezza al proprio interno, ovvero, la legge dice che il parco fotovoltaico di cui si deve dotare la Sicilia entro il 2030, credo che sia 4 giga watt, deve essere distribuito, e ci sono delle soglie ben definite, tra aree agricole che vengono, come dire, alla base della piramide gerarchica perché prima vengono le discariche, i siti inquinati, le cave dismesse. Ma lui mi diceva “io azienda, mettiamo che sono disponibile a fare un impianto fotovoltaico in una cava dismessa, ma dove sono queste cave? Esiste un elenco di cave a disposizione? E queste cave che la Regione mi metterà un giorno a disposizione, sono private o pubbliche? Finché la Regione non mi dà gli strumenti per, come dire, io fare un investimento che non mi faccia perdere tempo e soldi, è normale che gli imprenditori punteranno nelle aree agricole perché vado a fare la compravendita con il proprietario e me ne esco prima perché io da imprenditore ho l’obiettivo di cercare di remunerare il mio investimento prima possibile.”
Continua...

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