Gentile direttore,
ha fatto molto bene il circolo Pd Nilde Iotti a organizzare un’Agorà democratica sul lavoro giovanile con la presenza del Ministro Andrea Orlando collegato online.
E ancora meglio ha fatto il suo giornale a pubblicare il resoconto dell’incontro che ha avuto un notevole successo sia per il numero dei partecipanti sia per la qualità degli interventi. Quella del lavoro, in Italia e in particolare al Sud, è una questione che non riguarda solo l’aspetto congiunturale ma anche e soprattutto quello storico strutturale del nostro Paese. E quando si è di fronte a situazioni emergenziali, prima la pandemia e ora la guerra in Ucraina, il primo a pagarne il prezzo più salato e a subirne le conseguenze più nefaste sono le famiglie che vivono del solo reddito che ricevono dal lavoro, che, bisogna sempre ricordarlo, è il maggiore fattore della produzione.
Fatta questa premessa di carattere generale, l’impressione che ho ricavato da questa iniziativa e dal confronto che ne è seguito, è che il Partito democratico non può a cuor leggero sottovalutare il tema del lavoro. Ma ha l’obbligo di collocarlo all’apice della sua agenda politica pur sapendo quanto sia complicato creare le condizioni favorevoli, organizzare le battaglie necessarie, all’interno e all’esterno del governo, per indurre le istituzioni, le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali a promuovere, studiare, valutare e decidere di adottare le misure più adeguate ed efficaci per ricondurre il lavoro nell’alveo dei principi e dei valori indicati dalla nostra Carta costituzionale.
Nel comunicato del circolo Nilde Iotti si coglie chiaramente lo sforzo e l’impegno di muoversi in questa direzione anche se sono emerse un’insieme di criticità, alcune legate al passato, altre provocate dalle emergenze appena indicate, di cui ha preso atto lo stesso ministro Orlando.
Quello che tutti noi dobbiamo tener presente è che i percettori di bassi salari, specie in una fase di crisi economica, accompagnata dall’inflazione, fanno ormai parte delle categorie che vanno a ingrossare l’esercito dei nuovi poveri, e questo dobbiamo saperlo, non aiuta a fare crescere l’economia del nostro Paese.
Ma ci sono nuove tendenze che vanno affrontate. Una di queste è il fatto paradossale che ci sono molti giovani in fuga, in specie nel settore pubblico. Un fenomeno su cui bisogna riflettere in quanto si sta rompendo una lunga tradizione per cui il posto fisso era l’obiettivo primario di ogni generazione e ancora più lo era nel pubblico impiego.
L’altro aspetto di cui occuparsi è legato al primo. In alcuni settori privati, come l’edilizia, il turismo e la ristorazione, così come il lavoro a distanza, che comporta modalità e ritmi diversi, rispetto al passato. Analogamente oggi, da parte di molti, al termine del lavoro a distanza, non viene più accettato il ritorno a regole tradizionali.
Ho voluto riportare questi due esempi per dire che l’evoluzione della società ha radicalmente cambiato la ferrea equivalenza fra lavoro dignitoso e vita dignitosa così fortemente radicata nelle passate generazioni. E’ evidente che l’elemento salariale esercita una grande incidenza sulle scelte lavorative e che la diminuzione del “cuneo fiscale” renderebbe certamente più attrattivo il mondo del lavoro.
In conclusione possiamo affermare che è stato merito dell’Agorà democratica a fare emergere la necessità di analizzare più a fondo e in modo sistematico il mondo del lavoro, comprendendone e cercando di armonizzare queste esigenze con le attese delle nuove generazioni. Un compito informativo e formativo che, nella maggior parte dei casi, non può che essere affidato alla scuola ma che può produrre buoni frutti solo se la politica, gli imprenditori e i sindacati faranno il loro dovere per rendere comprensibile e attraente il mondo del lavoro. Che oggi come oggi, purtroppo, non lo è.
Filippo Piccione