"A trenta anni dal '92, Trapani è un città diversa tra luci ed ombre". E' il parere della Procuratore della Repubblica di Trapani, Gabriele Paci, che conosce benissimo la città, avendo lavorato a Trapani per diversi anni, prima di tornare come Procuratore. "E' una città diversa - dice Paci - ma con alcune linee di continuità col passato".
Ma come era Trapani nel '92, nell'anno terribile delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio? "Il puzzo della mafia si sentiva eccome - ricorda - e la presenza di Cosa nostra era tangibile. Qui c'erano i quartieri dove si nascondevano i latitanti". Giovanni Brusca, infatti, l'uomo che ha premuto il tasto del telecomando che azionò la bomba sulla A29 il 23 Maggio 1992, si nascondeva a Valderice, così come Matteo Messina Denaro per un periodo fu latitante in pieno centro a Trapani, in un appartamento del rione Cappuccinelli.
"Le attività di Cosa nostra qui erano strategiche per tutta l'economia mafiosa" continua Paci, che racconta anche una aneddoto: "Avete presente i lavori per la tristemente famosa galleria di Favignana? Ad un certo punto i lavori vennero bloccati e noi non riuscivamo a capire il perchè. Poi il collaboratore di giustizia Angelo Siino ci spiegò che si era raggiunto un accordo su quell'appalto, che era cruciale per sbloccare decine di altri appalti". Siino, scomparso da poco, è stato l'imprenditore mafioso ritenuto "il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra" che spiegò ai magistrati proprio il meccanismo del tavolino, ovvero la spartizione di appalti ed estorsioni tra le famiglie mafiose della Sicilia occidentale.
E adesso? "Il sistema, che prima si toccava, adesso è impalpabile, favorito da una politica che a volte mette in prima fila amministratori senza competenza". La criminalità organizzata, spiega Paci, interviene seguendo quella che è la "teoria della sommersione". "La mafia esiste - spiega il procuratore di Trapani - ma è cambiata la struttura del sistema. Oggi è una criminalità a geometria variabile". Con una difficoltà: "Oggi non abbiamo più nuovi collaboratori di giustizia in grado di spiegarci cosa accade, cosi come poche sono anche, purtroppo, le denunce".
Paci in questi giorni è stato protagonista di diversi incontri, a Trapani e a Favignana, dove ha parlato anche della sua lunga esperienza, soprattutto nella gestione dei processi che hanno portato alle nuove verità sulla strage di Via D'Amelio. "Quando Gaspare Spatuzza arriva e dice che la Fiat 126 per compiere l'attentato di Via D'Amelio l'ha rubata lui, dopo un processo che diceva tutt'altro, noi potevamo prenderlo per pazzo. Non lo abbiamo fatto perchè Spatuzza ce lo ha dimostrato, dato che quando ha rubato la macchina aveva detto a Giuseppe Graviano che la macchina frenava male e il boss gli aveva fatto cambiare i freni da un amico meccanico. Quando siamo andati a cercare i rottami dell'auto esplosa in Via D'Amelio, ci siamo accorti che in effetti i freni erano nuovi. Senza questo pezzo di macchina rimasto intatto, noi stavamo ancora con la verità di Scarantino. Siamo arrivati 20 anni dopo e siamo stati bravi e fortunati".
Per Paci, a proposito di stragi, quella di Pizzolungo è ancora più misteriosa di quella di Capaci, "eppure non se ne parla mai". "Se una cosa succede a Trapani ha un'eco - aggiunge Paci - se succede a Palermo invece un'altra".
Qui l'intervento di Paci nel corso dell'iniziativa organizzata dal Comune di Favignana in collaborazione con la redazione di Tp24.