Chi non si vaccina mette a rischio non solo se stesso, ma anche i vaccinati, perché favorisce la circolazione del virus, l'emergere di nuove varianti, e riduce l'efficacia del vaccino stesso. La conferma arriva da un nuovo e completo studio dell'Università di Toronto, riportato da Enrico Bucci sul Foglio.
Perché è un dato importante? Perché in pratica ci dice che non è proprio vero che vaccinarsi è una "scelta individuale", come dicono spesso i no - vax. Ma il loro comportamento danneggia anche gli altri, la collettività.
Secondo pertanto il nuovo studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, le persone non vaccinate rappresentano un rischio "sproporzionato" di infezione per le persone vaccinate. Lo studio, pubblicato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Toronto, ha simulato le interazioni tra individui non vaccinati e vaccinati al variare di molti parametri diversi, quali il tasso di mescolamento tra persone non vaccinate e vaccinate, l'efficacia e la diffusione del vaccino, i livelli di immunità di base tra i non vaccinati, la velocità di guarigione dall'infezione.
Commenta Bucci:
Qualunque sia stata la combinazione di parametri esaminati, in presenza di una protezione dall’infezione anche limitata da parte del vaccino, si è riscontrato un rischio di infezione "marcatamente più alto" in tutti gli scenari in cui le persone non vaccinate e vaccinate non erano tenute separate, anche assumendo alta immunità di popolazione. Secondo i ricercatori, è probabile che i non vaccinati "influiscano sulla salute e sulla sicurezza delle persone vaccinate in modo sproporzionato rispetto alla frazione di persone non vaccinate nella popolazione. " Questo risultato è interessante perché è robusto, nel senso che, sebbene l’entità di aumento del rischio per i vaccinati dipenda dai parametri considerati, il fatto che vi sia comunque un rischio in eccesso di infezione, distribuito nella popolazione a causa della presenza di una frazione di non vaccinati, è confermato in tutte le possibili condizioni.
Pertanto, anche se è vero che rinunciare alla vaccinazione implica un rischio individuale per la propria salute, l’argomento comunemente usato secondo cui è solo chi rifiuta il vaccino a sopportare le conseguenze di questa decisione risulta falsificato, anche quando non si raggiungano livelli alti di stress sul sistema sanitario nazionale. Se il non vaccinarsi comporta comunque un eccesso di rischio di infezione per i vaccinati, la vaccinazione non può essere inquadrata come una scelta del tutto personale, ha spiegato l'autore dello studio, il dottor David Fisman, professore di epidemiologia all'Università di Toronto. "Gli individui vaccinati hanno il diritto che i loro sforzi per proteggersi non siano minati", ha affermato infatti Fisman. Sulla scorta di questi risultati, ed a meno di non trovare una falla nella matematica e nel modello utilizzati, è possibile quindi valutare meglio l’opportunità dell’obbligo vaccinale e della separazione dei vaccinati dai non vaccinati.
Quando dico valutare, è importante tenere presente che l’operazione connessa non può tener conto di un solo obiettivo – quello epidemiologico; è necessario commisurare altri interessi, sia sul piano giuridico che economico, rispetto al rischio sanitario che si corre per una popolazione, rischio quest’ultimo la cui dimensione può essere molto ridotta in conseguenza della piccola dimensione residua della popolazione di soggetti non vaccinati.
Tuttavia, il contributo portato da questa nuova analisi alla discussione è importante, perché vale per qualunque patogeno e vaccino, e perché tiene finalmente conto di effetti diversi – uno fra tutti, per esempio, quello della tendenza degli individui a frequentare i propri simili, invece di mescolarsi omogeneamente nella società – che in molti altri studi sono stati trascurati. E’ ora di fondare la discussione sull’obbligo vaccinale su argomenti che siano un po’ più solidi e meno aleatori del verificarsi di condizioni epidemiche, volta per volta valutate dalla politica secondo gli interessi del momento.