Continuiamo su TP24 a raccontare la storia di Calcedonio Di Giovanni, l’imprenditore di Monreale, che ha definitivamente subito la confisca di beni per cento milioni di euro e che da sempre, sin dall'inizio della sua avventura imprenditoriale, ha avuto tanti interessi e affari in provincia di Trapani, sempre all'ombra di boss di Cosa nostra. Di Giovanni, però, non ha mai subito una condanna per mafia, è stato solo sfiorato dal sospetto. Ma ha a suo carico un bel po’ di condanne, dagli assegni a vuoto, al furto di energia elettrica, alla truffa, a reati ambientali e a quelli di abusivismo edilizio. (Qui potete leggere la prima parte).
Abusivismo edilizio - L’abusivismo edilizio è una costante nella fedina penale di Di Giovanni. Negli anni novanta le procure di mezza Sicilia si concentrano su di lui. Nell’agosto del 1993, è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria per aver avviato all’interno del villaggio Kartibubbo un cantiere edile senza essere in possesso della relativa licenza edilizia. Il cantiere era stato sottoposto a sequestro preventivo dagli agenti della Polizia Municipale del comune di Campobello di Mazara, poi però interveniva la prescrizione a salvare Di Giovanni. Nell’ aprile del 1996, scatta un’altra denuncia perché nella sua qualità di custode giudiziale del cantiere di Kartibubbo, aveva violato i sigilli proseguendo nella realizzazione delle opere abusive, incurante delle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria. Per questo è stato condannato a 4 mesi di carcere e 600.000 lire di ammenda, poi sostituiti con la libertà controllata per otto mesi. Sempre per abusivismo edilizio la Corte d’Appello di Palermo nel novembre 2000 (con sentenza diventata definitiva ad aprile 2001) condanna Di Giovanni a due mesi e 20 giorni. L’imprenditore di Monreale aveva costruito “senza concessione edilizia o comunque in difformità dalle concessioni rilasciate un locale di 2000 mq e di altezza di 15 metri, esecuzione di lavori di sbancamento in area del demanio ferroviario, con la realizzazione di una struttura articolata su due piani per una superficie di complessivi mq. 2000 ed una cubatura di mc. 6000 circa.
Violazioni urbanistiche - Nel corso della sua lunghissima carriera Di Giovanni è stato più volte processato per reati urbanistici.
Il 19 giugno 1979 il Tribunale di Marsala lo condannava a due mesi di reclusione e il pagamento di 1 milione di lire di ammenda per per “lottizzazione di aree senza preventiva autorizzazione”. E’ la prima vicenda giudiziaria che colpisce il Villaggio Kartibubbo, a Campobello di Mazara. I fatti si riferiscono a quanto era stato fatto dalla “Campobello S.p.a.” di cui DI Giovanni fu legale rappresentante dal ‘74 a tutto il ‘ 77, che ebbe a compiere in contrada Torretta Granitola, una lottizzazione a scopo edilizio di vaste dimensioni, attraverso la realizzazione del Kartibubbo village.
Il Kartibubbo Village - Il villaggio sorge su un area estesa 92.649 metri quadrati con diversi edifici indipendenti: un albergo a sei elevazioni, alcune decine di bungalows disposti a schiera fronti stanti il mare, nonché alcune decine di bungalows isolati. Secondo la Dia “attraverso tale (apparentemente banale) violazione di legge, si realizzavano enormi interessi economici, connessi alla realizzazione, gestione e ed eventuale cessione del complesso turistico di rilevante valore”. Di Giovanni subisce un’altra condanna, nel dicembre 1979, dal Tribunale di Palermo sempre per lottizzazione abusiva , si legge nella sentenza, di “….una complessa struttura composita di edifici interdipendenti…”, costituita da un albergo su due elevazioni (con 20 camere), una casa albergo da 30 camere, nonché 30 costruzioni a schiera su diversi piani.
La turista morta a Kartibubbo, il furto di energia e gli altri guai - Nell’agosto del 1995 una turista ospite nella struttura è morta folgorata mentre si faceva la doccia e un altro uomo restava ferito. Nel corso delle indagini veniva riscontrata l’inefficienza degli impianti elettrici installati all’interno del complesso turistico e l’inadeguatezza agli standard di sicurezza previsti dalla normativa allora vigente. E' stato scoperto, inoltre, che Di Giovanni per rifornire il villaggio turistico rubava energia elettrica all’Enel allacciandosi abusivamente alla rete. Per queste vicende ha patteggiato una condanna nel 1996, e sempre per furto di energia elettrica, nel 1997, è stato condannato a Marsala. Sempre dal Tribunale di Marsala, nel gennaio 2012, Di Giovanni viene condannato per “non aver provveduto alla bonifica di un area contenente rifiuti disposta dal Comandante della Polizia Municipale di Campobello di Mazara”.
Assegni a vuoto - Negli anni ottanta Di Giovanni viene più volte condannato per emissione di assegni senza copertura, reato oggi depenalizzato. Sono quattro le condanne che tra il 1982 e il 1984 vengono inflitte dalle preture di Monreale (il 25 giugno e il 16 settembre 1982), Bologna (30 settembre 1982) e Palermo (7 gennaio 1984) a Calcedonio Di Giovanni al pagamento, in sostanza, di una sanzione.
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