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12/04/2022 06:00:00

Giuseppe Ruggirello/2. Così è diventato “prestanome” di Vincenzo Virga
 

 Giuseppe Ruggirello è ritenuto prestanome di Vincenzo Virga, boss ergastolano che fu capomandamento di Trapani.

La storia di Virga (nella foto) è nota, era ai vertici della mafia trapanese già durante la stagione delle stragi e degli omicidi, da Pizzolungo a Mauro Rostagno a Giuseppe Montalto. Uno dei boss più sanguinari della mafia siciliana. Era al vertice di cosa nostra trapanese anche dopo, durante la stagione degli affari, quando, negli anni 90 Bernardo Provenzano dà l’ordine di non sparare più, di stare in silenzio e fare impresa.


E proprio Giuseppe Ruggirello, l’imprenditore trapanese a cui sono stati confiscati beni per 15 milioni di euro di recente, di cui abbiamo cominciato a raccontare ieri la sua storia,  sarebbe stata una delle pedine di Virga. Uno di quegli imprenditori, stando alle indagini svolte coordinate dalla DIA, “di riferimento” della consorteria mafiosa.

Esempio di questo legame sono le vicende che riguardano la società Il Melograno Srl.
Racconta molto della società, di chi ne faceva parte e come veniva gestita, Giuseppe Messina, commercialista, coinvolto in un’inchiesta antimafia negli anni novanta, nel 2006 ha patteggiato una condanna a 20 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa qualche anno fa gli sono stati sequestrati i beni. Tra gli anni ’80 e 90 quando Messina era “consigliere” della famiglia mafiosa trapanese, vicinissimo al capomafia dell’epoca, Vincenzo Virga. Vicende raccontate dai collaboratori di giustizia come il mazarese Vincenzo Sinacori, ma confermate e ulteriormente approfondite dallo stesso commercialista che ha disvelato la rete dei collegamenti tra mafiosi potenti, come l’attuale latitante Matteo Messina Denaro, e il mondo imprenditoriale trapanese. È pur vero che ad un certo punto la sua collaborazione si è fermata a proposito dei rapporti tra mafia e politica.


Il Melograno viene costituita nel 1990 dallo stesso Giuseppe Messina, Roberto Marciante (sotto lo schermo della Sicania Srl), Vito Tarantolo (anche lui ha subito una confisca di beni) e Giovanni Gentile (sotto la Vito Tarantolo e Co srl). Nasce con l’intenzione di portare a termine una speculazione immobiliare nella quale partecipava Virga. Il boss era socio occulto della società con il 20% del capitale sociale. Niente di scritto, sia chiaro, ma non c’era alcun bisogno. Due anni dopo, nel 1992, entra a far parte della società Giuseppe Ruggirello, con la sua Ruggirello Costruzioni Srl, acquisendo le quote della Sicania (per un valore di 9 milioni di lire). La Sicania vence quote per 21 milioni anche a Francesco Genna. Così la società è divisa tra Tarantolo, Genna e Ruggirello. Ma quest’ultimo secondo quanto racconta Messina entra in società con l’assenso di Virga. Il controllo della società, per intero, però era in mano a Virga.

Lo stesso Roberto Marciante racconta che nel corso di una riunione nello studio del commercialista Messina per organizzare il subentro di Ruggirello nella Il Melograno. C’erano Marciante, Messina, Ruggirello, Tarantolo, Gentile, e il boss Vincenzo Virga. “Fu prospettata a Ruggirello la possibilità di acquisire come di fatto avvenne la quota del duo Tarantolo-Gentile, compresa anche quella parte di quota occultamente di proprietà di Virga”. Per gli investigatori questa riunione significa inequivocabilmente la “piena consapevolezza” di Ruggirello delle “cointeressenze mafiose presenti all’interno della società”. Passa il tempo e il peso di Ruggirello nella società aumenta, visto che aveva progressivamente acquisito “formalmente” altre quote. Cessioni fittizie in favore di Vincenzo Virga sotto mentite spoglie. Per gli investigatori infatti la condotta di Ruggirello “ha consentito a Virga di interporsi fittiziamente nella compagine sociale de Il Melograno e sfuggire ai sequestri”. Per gli investigatori Ruggirello non era un semplice prestanome, ma “si è speso personalmente per consentire alla Il Melograno di effettuare un’importante e redditizia speculazione immobiliare attraverso il tipico metodo mafioso”. E’ l’affare del terreno di via Libica, a Trapani. Che racconteremo domani.



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