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02/04/2022 11:00:00

I 15 anni di accoglienza della coop trapanese Badia Grande. Nasce un progetto contro la violenza sui minori

«Sono essere umani che hanno avuto la sfortuna di non potere rimanere nel loro Paese, costretti ad andare via a causa di guerre, persecuzioni, fame, cambiamenti climatici. Fatti determinati dal mondo occidentale, che ha colonizzato e sfruttato quei territori. Per questo ritengo che l’Europa debba prendersi la responsabilità di accogliere queste persone, di dare loro la possibilità di vivere una vita dignitosa».

Così il dottor Pietro Bartolo, eurodeputato, intervenendo all’evento formativo “Oltre i confini: storie e racconti per conoscere l'altro”, promosso dalla Cooperativa Sociale Badia Grande in occasione del 15esimo anniversario della sua fondazione. Il medico Lampedusano, noto per essere stato per anni in prima fila nell’assistenza dei migranti che sbarcavano sull’isola, ha raccontato sabato mattina la sua esperienza, professionale e di vita, agli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Calvino-Amico” di Trapani, ad indirizzo Grafica e Comunicazione. «Sono noto- ha detto Bartolo- per detenere due tristi record: ho visitato 350 mila persone e sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo. Ho visto di tutto e ho dovuto fare cose che mi hanno fatto male ma soprattutto, da medico e da volontario che crede nei valori dell’accoglienza, della fratellanza, del rispetto e dell’amore, ho ascoltato queste persone e ho conosciuto le loro ferite dell’anima».

L’evento formativo si è aperto con i saluti della vice presidente dell’Istituto “Calvino-Amico”, la professoressa Caterina Mangiaracina e con l’intervento della coordinatrice di Area MSNA della cooperativa sociale Badia Grande, Francesca Strippoli. «In occasione del 15esimo anniversario della fondazione della nostra cooperativa- ha detto Strippoli- abbiamo pensato di portare una vera e propria formazione a voi studenti, con racconti e testimonianze importanti, intitolando l’evento “Oltre i confini” proprio per andare oltre qualsiasi confine linguistico, culturale, religioso, territoriale; per rompere i pregiudizi sul settore dell’immigrazione e dimostrare attraverso questi racconti che l’accoglienza fa parte di noi, del nostro quotidiano e che è ciò che ci rende umani. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri, quindi andare oltre i confini».

All’evento formativo hanno relazionato la professoressa Annamaria Fantauzzi dell’Università di Torino, etnopsicologa, e presidente dell’associazione onlus Prati-Care, che ha spiegato i traumi e la malattia mentale che porta con sé l’immigrazione raccontando alcune storie di violenza su vittime di tratta; il dottor Antonio Sparaco, responsabile del servizio di Salute Globale dell’Asp di Trapani e coordinatore del progetto I CARE, che ha sottolineato come l’immigrazione non sia più un’emergenza ma una realtà ed è per questo che andrebbero istituzionalizzati determinati servizi per garantire il diritto alla salute anche dei migranti. Infine il dottor Nicola Sequenzia ha presentato il Progetto “Don’t Touch” contro la violenza nei confronti dei minori stranieri soffermandosi sulla ‘rete’, che ad oggi conta già 65 tra Enti pubblici e privati, il cui obiettivo è quello di creare un modello di operatività comune per affrontare i casi di violenza. L’evento è stato arricchito dalle testimonianze di tre mediatori culturali della cooperativa sociale Badia Grande, Laatifa Sadani, Balde Sounkarou e Bah Abdurhamane. Quest’ultimo, in particolare, ha raccontato di essere stato un perseguitato politico nel suo paese, della prigionia in un carcere libico prima di riuscire a scappare verso l’Europa dove ha richiesto ed ottenuto lo status di rifugiato.

 

Il Presidente della cooperativa sociale Badia Grande, Antonio Manca, ha ringraziato tutti gli operatori che lavorano al suo interno. «Se la cooperativa va avanti, nonostante le difficoltà- ha sottolineato Manca-, è merito di una squadra che conta quasi 350 famiglie che con il loro sacrificio e il loro impegno hanno permesso di arrivare ad oggi. Questi 15 anni hanno un significato importante- ha aggiunto- e li abbiamo voluti “festeggiare” attraverso un momento che vuole essere di confronto e di ripartenza assieme a quelle persone che ci hanno accompagnato: la professoressa Fantauzzi e l’Asp di Trapani che ci ha sempre supportato in ogni fase. Un ringraziamento particolare al dottor Pietro Bartolo per la sua presenza e la sua testimonianza di umanità e alla scuola che ci ha ospitato. Grazie a tutti per averci fatto emozionare».

All’evento hanno preso parte l’assessore ai servizi sociali del Comune di Paceco, Teresa Soru, è il sindaco di Salemi Domenico Venuti. I lavori sono stati moderati dalla giornalista Ninni Cannizzo.

Nella seconda parte dell’evento, 8 studenti che frequentano l’indirizzo Grafica e Comunicazione hanno presentato le loro proposte per dare un nuovo styling al logo di Radio OpenVoice, la web radio di Badia Grande nata nel 2017 e realizzata sulla piattaforma Spreaker. Gli otto loghi verranno valutati da una giuria tecnica, composta dagli insegnanti Caterina Mangiaracina, Cristina Caruso e Alessia D’Angelo e dagli operatori della cooperativa, Francesca Trombino e Lorena Tortorici, e verranno anche votati sulla pagina facebook “Radio OpenVoice”. Il logo vincitore sarà decretato a giugno in occasione della Festa del Rifugiato.

La cooperativa sociale Badia Grande nasce nel 2007 e rivolge prioritariamente la sua attività ai servizi di accoglienza e integrazione degli immigrati gestendo, negli anni, Hotspot, CARA, CAS, centri di espulsione e rimpatri quali CIE E CPR, e progetti FAMI di primissima accoglienza ad alta specializzazione rivolti a MSNA; gestisce progetti di seconda accoglienza SAI per adulti in vari Comuni delle province di Trapani, Palermo e di Messina. Da alcune settimane è tornata a gestire l’Hotspot di Lampedusa; svolge la sua attività anche in progetti rivolti ai disabili, alla vulnerabilità, ai minori del territorio con diversi servizi, anche nelle scuole. 

 

«La sinergia tra Enti pubblici e privati è fondamentale per abbattere le barriere e rendere a tutti gli stessi servizi che vengono erogati alla popolazione residente. L’obiettivo di Don’t touch è proprio questo: facilitare l’accesso ai servizi della popolazione migrante». Così Nicola Sequenzia, project manager di “Don’t touch”, il progetto che ha l’obiettivo di prevenire e contrastare la violenza nei confronti dei minori stranieri residenti nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo, nel corso dell’evento formativo “Oltre i confini: storie e racconti per conoscere l'altro”. L’incontro, realizzato per celebrare i 15 anni di attività della Cooperativa Sociale Badia Grande, si è svolto nei locali dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Calvino-Amico” di Trapani.

Relatori l’on. Pietro Bartolo, europarlamentare, medico di Lampedusa, noto per essere stato dal 1992 al 2019 il responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcavano sull’isola, la professoressa Annamaria Fantauzzi dell’Università di Torino, etnopsicologa e presidente dell’associazione onlus Prati-Care, e il dottor Antonio Sparaco, responsabile del Servizio di Salute Globale dell’Asp di Trapani e coordinatore del progetto I CARE.

 

“Don’t Touch”, finanziato alla cooperativa sociale Badia Grande dal Ministero dell’Interno ai sensi del FAMI 2014-2020, è un progetto sperimentale di governance dei servizi rivolti all’utenza straniera. Avviato un anno fa in partenariato con il Consorzio Universitario Unisom e l’Asp di Trapani, il progetto prevede il potenziamento dei servizi già esistenti e la sperimentazione di nuovi.

 

«Grazie all’Asp di Trapani – ha spiegato Sequenzia- stiamo creando una Procedura Operativa Standard per l’emersione e la presa in carico di vittime o potenziali vittime di violenza sperimentando all’interno dei centri di accoglienza, grazie ai laboratori svolti dalle nostre equipe multidisciplinari, delle modalità operative. La supervisione tecnica dell’Asp ci darà la validazione di questa procedura, per far sì che sia riconosciuta e noi proveremo a diffonderla a tutti coloro che operano nel settore dell’immigrazione e nel sociale. L’obiettivo- ha aggiunto- è di fare in modo che restino delle linee guida anche dopo la fine di “Dont’touch”, perché l’immigrazione non è più un’emergenza ma un fenomeno mondiale. A tal proposito, sempre in sinergia con l’Asp stiamo lavorando ad un protocollo per dare supporto ai bambini che provengono dall’Ucraina, per aiutarli ad affrontare i traumi della guerra».

 

Nell’ambito del progetto “Don’t touch, sono stati aperti tre sportelli antiviolenza nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo al cui interno operano un’assistente sociale, uno psicologo, un operatore legale ed un mediatore culturale. E’ stato, inoltre, avviato un corso di alta formazione realizzato dal Consorzio Universitario Unisom, in collaborazione con Dipartimento di Scienze Psicologiche dell’Università di Palermo, a cui partecipano 250 tra operatori pubblici e privati.

«I nostri destinatari diretti – ha precisato Nicola Sequenzia- sono gli operatori pubblici e privati che si occupano di immigrazione. Attraverso questo corso stiamo fornendo gli strumenti necessari per livellare le loro competenze, per fare in modo che non deleghino qualcun altro ad intervenire, per garantire un intervento tempestivo a chi ne ha bisogno. Stiamo lavorando sulla sensibilizzazione del fenomeno. A breve attiveremo una unità mobile itinerante, avvieremo un’app multilingue ed un portale dedicato. Infine mi fa piacere sottolineare- ha concluso Sequenzia- che alla rete territoriale hanno già aderito circa 65 Enti tra pubblici e privati che hanno sottoscritto una strategia di intervento comune di fronte a casi di vittime o potenziali vittime di violenza».

 

 

 



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