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27/03/2022 07:00:00

La guerra in Ucraina e l'intellighèntzia...

 Intellighènzia. Anche intellighèntzia o intellighèntsia. Sono utilizzati soprattutto con l'accezione estensiva e generica che sta ad indicare, spregiativamente o meno la classe intellettuale di una qualsiasi nazione, anche d’una città o località ridotta numericamente.

Dall'invasione dell'Ucraina la comunità dell'informazione dopo epidemiologi, virologi e infettivologi è stata correttamente "occupata" da analisti di geopolitica, storici e naturalmente giornalisti. Nelle nostre case grazie alla TV, la stampa ed il web sono entrati D.Fabbri (curatore della rivista mensile Scenari del giornale Domani), la N.Tocci (direttrice del tink thank Istituto Affari Internazionali) o P.Magri (direttore ISPI). E fin qui nulla da obiettare ascoltiamo dei tecnici per la comprensione dei fatti e come dovrebbe accadere per ogni professionista viene remunerato.

Altro è l'opinionista che può non avere competenze specifiche per ciò che scrive o parla ed è una libera scelta dell'editore se retribuirlo o non farlo. Diversamente è la RAI ente pubblico nella sostanza, i cui editori sono gli italiani che esercitano l'azione attraverso la classe politica istituzionale. Giusto, essenziale per la libertà d'espressione dare voce ai dissidenti ed affidarsi agli intellettuali, ma un sociologo del terrorismo o una filosofa teoretica hanno una preparazione sulla materia, del proprio pensiero, si ripete giusto è corretto che sia espresso, ma che lo si debba pagare no grazie, perché ascoltare un accademico che reputa Zelensky responsabile di un eventuale terza guerra mondiale e di non demonizzare Putin, perché lui è come noi perché ha valori e interessi come noi, se lo facciamo siamo come lui. Ma fortunatamente una nostra virtù è l'indipendenza delle parole e poterle manifestare come sta accadendo, pagarlo per queste pure per queste amenità avrebbe chiesto vendetta ed sarebbe stato francamente fuori dalla grazia divina. Trattasi del dott. Orsini docente alla Luiss, la quale chissà perché ha ritenuto opportuno prenderne le distanze e per ammissione dello stesso, riferire di parlare a titolo personale non come direttore dell'Osservatorio Sicurezza Internazionale dell'ateneo privato fondato da Umberto Agnelli.

Insomma non gradito al 50% e forse più del pubblicamento, contratto revocato e si ripete innanzitutto per la competenza relativa sul tema e l'istituto diretto lo conferma sul suo sito: la missione dell’OSI è creare ponti tra il mondo accademico e il pubblico, con l’obiettivo di consentire un processo decisionale informato sulle questioni di sicurezza internazionale. La quale è definita: condizione per cui uno stato, in base a un patto di mutuo soccorso, può fare affidamento, per la propria difesa, in caso di un’aggressione internazionale, sugli altri stati che hanno stipulato l’accordo stesso. A tal riguardo necessita rammentare il memorandum di Budapest del 1994 stipulato tra: Russia, Ucraina, Usa e Regno Unito, successivamente anche Cina e Francia che sanciva la restituzione a Mosca delle testate nucleari per lo smantellamento di stanza sul territorio ucraino e l'adesione al trattato di non proliferazione delle armi nucleari di Kiev. Per i sovietici uno degli impegni era garantire l'integrità territoriale ucraina dell'epoca, quindi anche Crimea e Donbass. Un'onesta intellighèntzia dovrebbe comunicarlo che ciò non è accaduto.

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2024-10-30 11:00:00
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