Quantcast
×
 
 
20/03/2022 06:00:00

Covid, la Sicilia sopra la soglia di allerta. La pandemia non è finita ... 

 Questa settimana la Sicilia e altre otto Regioni sono sopra la soglia di allerta del 15 per cento per l’occupazione dei reparti da parte di pazienti Covid. 

Le nove Regioni sono Abruzzo (19%), Basilicata (23,4%), Calabria (31,3%), Lazio (16,1%), Marche (16,4%), Puglia (18,8%), Sardegna (21%), Sicilia (23,3%) e Umbria (27,6%).

Nessuna Regione supera invece la soglia di allerta del 10 per cento per l'occupazione delle terapie intensive.

Qui i dati aggiornati sul Covid in provincia di Trapani e in Sicilia.

ABRIGNANI. L’immunologo Sergio Abrignani parla in un’intervista rilasciata a La Stampa della situazione della pandemia di Coronavirusin Italia. E spiega che anche se l’emergenza vera e propria è passata, la situazione non è ancora sicura. «La pandemia non è finita ma la fase dell’emergenza sì, perché larga parte della popolazione è immunizzata e protetta dalle forme gravi di malattia, anche se meno dal contagio. Ora possiamo gestire con strumenti ordinari una cosa che resta seria», esordisce Abrignani. Che poi spiega cosa è cambiato: «Prima dei vaccini avevamo una letalità di un caso su 50. Ora con Omicron la letalità è di un caso su 500-1.000 quando a contagiarsi è un vaccinato ma è di uno su 100 tra i non vaccinati. Ma questa variante è anche il virus più infettivo che si sia mai visto circolare tra gli umani, quindi è chiaro che con tante infezioni un numero elevato di ricoveri e morti si può ancora verificare».

I SICILIANI E IL COVID. Con la fine dello stato d’emergenza previsto il 31 marzo e l’ultimo Decreto varato in settimana dal Governo, saranno progressivamente eliminate le restrizioni per il Covid decise nei mesi scorsi.

I siciliani guardano con molta attenzione e fiducia ai nuovi scenari e all’estate, pur esprimendo per il momento una posizione attendista: è quanto emerge dall’indagine condotta nell’Isola dall’Istituto Demopolis.

“Per quasi i due terzi dei siciliani – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – la situazione è oggi meno preoccupante, ma è preferibile restare prudenti. La pensa diversamente poco più di un quarto dei cittadini, convinti invece che il peggio sia passato e che si possa tornare pienamente alla vita di prima”. Analogo appare l’atteggiamento sulle mascherine: dando ormai per scontata la fine dell’obbligo all’aperto, più di 3 intervistati su 4 ritengono, prudentemente, che sia ancora presto per eliminarle definitivamente anche nei luoghi al chiuso. Sono trascorsi oltre 24 mesi dai giorni più bui del lockdown che, dal marzo del 2020, chiuse il Paese per lunghe settimane: l’Istituto Demopolis ha chiesto ai siciliani di fare una riflessione su questi 2 anni di sfida al Covid. “Nel loro bilancio su 2 anni di pandemia – spiega Pietro Vento – i siciliani non dimenticano gli sforzi di medici, infermieri e dell’intera sanità regionale per far fronte alla pandemia”. La maggioranza dei cittadini, il 52%, valuta nel complesso positivamente le misure sanitarie attuate nell’Isola per provare a contenere la diffusione del Coronavirus nell’Isola. 6 su 10 esprimono una valutazione positiva sulle strutture ospedaliere. Più tiepida la valutazione sul ruolo dei medici di famiglia di fronte al Covid. Meno di uno su due promuove i Pronto Soccorso; il giudizio più critico viene espresso invece dai siciliani sulla medicina territoriale che – nell’Isola come in quasi tutte le altre regioni italiane – è apparsa poco in grado di fronteggiare l’emergenza. Da che cosa è dipeso il sovraccarico degli ospedali nel nostro Paese, in occasione della quarta ondata del Covid? Per quasi 2 siciliani su 3, intervistati da Demopolis, la ragione va ricercata soprattutto nell’altissima diffusione del virus dovuta alla variante Omicron, ma anche nelle carenze di cure domiciliari precoci. Il 63% ritiene che la causa sia stata l’alto numero di cittadini non ancora vaccinati; altra possibile ragione, l’allentamento delle misure di distanziamento, indicato dal 34%. Come emerge dal trend Demopolis, la lunga emergenza pandemica ha modificato l’opinione dei siciliani sul valore del Servizio Sanitario. In 2 anni, la percentuale di siciliani convinti dell’importanza della sanità pubblica è cresciuta di oltre 30 punti, superando oggi l’80%. Secondo l’indagine, il principale successo della risposta istituzionale al Covid si dimostra in Sicilia la gestione della campagna vaccinale. Un giudizio ampiamente positivo viene espresso dai siciliani: chiamati a dare un voto in pagella, più di 3 siciliani su 4, ne promuovono l’organizzazione con un voto pari o superiore al 6. E il giudizio positivo viene ampiamente confermato da coloro che si sono vaccinati in un centro o in un hub in Sicilia, anche in virtù della gentilezza e dell’attenzione del personale, nonché della buona organizzazione degli hub (57%). A fronte di un segmento minoritario di cittadini contrari o dubbiosi, una vasta maggioranza della popolazione siciliana ha vissuto la campagna vaccinale come un’opportunità per ridurre significativamente i rischi del Covid. L’opinione pubblica si divide invece in tema di vaccinazione contro il Covid dei minori compresi nella fascia di età 5-11 anni. È del 42% la dimensione dei favorevoli, convinti che la somministrazione pediatrica contribuisca ad una maggiore sicurezza e al ritorno alla normalità. Il 12% rinvierebbe la scelta all’autunno, mentre oltre un terzo dei siciliani si dichiara del tutto contrario alla vaccinazione dei più piccoli, con un dato che innalza sopra il 50% fra i genitori di figli under 12 intervistati da Demopolis.