Non si placa il dibattito sul ponte sul fiume Arena a Mazara del Vallo. Dopo la versione dell'ingegnere Granata, data qualche giorno fa a Tp24, interviene Sergio Tancredi, deputato regionale mazarese. Tancredi, “responsabile del gruppo di lavoro” per trovare una soluzione al problema del passaggio sul fiume Arena, risponde a Granata. Ecco la lettera.
Ho avuto modo di leggere la replica dell’ing. Fabio Michele Granata apparsa il 4 marzo 2022, sulle pagine del sito di TP24.
In qualità di responsabile del Gruppo di Lavoro che ha analizzato la situazione per provare a trovare una soluzione più rapida rispetto alla progettualità proposta, dopo avere finalmente letto la risposta direttamente prodotta dall’ing. Granata, cioè del progettista originario dei lavori di manutenzione del nostro ponte, credo sia corretto precisare alcune cose.
Infatti, in prima istanza ho provato una sorta di felicità per il primo segnale di attività, sebbene non direttamente sul ponte, come sarebbe auspicabile, ma purtroppo soltanto cartacea.
La felicità iniziale che derivava dalla ricezione di un primo segnale di risposta da parte dell’ing. Granata, però, è stata quasi subito sostituita da una serie di dubbi e da un senso di perplessità generale.
Una prima domanda, infatti, ha cominciato a ronzarmi nella testa, ancor prima di finire la lettura dell’articolo:
“ma l’ing. Granata, a che titolo sta parlando, adesso? A titolo personale, forse?”.
Ancora me lo chiedo! E a questa prima, ancora irrisolta questione, ahimè, se ne sono aggiunte altre, pure loro irrisolte. Una fra le tante, ad esempio:
“ma è giusto che risponda l’ing. Granata, o dovrebbe piuttosto rispondere nel merito l’attuale direttore di lavori del ponte, la moglie di Granata, l’architetto Fontana?”
E i pensieri non si fermavano e non si fermano mica qui! La mia testa ormai va come in automatico e mi fa chiedere:
“ma l’architetto Fontana è lo stesso che quando gli ho chiesto spiegazioni su come intendeva tagliare i pendini mi ha risposto che non era autorizzata a darmi spiegazioni?!?”
Riporto una serie di esempi di queste domande automatiche, nel tentativo di dare un ordine alle cose:
“L’ing. Granata, quando parla, parla forse come l’ex fondatore della ICARO, che ha lasciato il 28 dicembre scorso (vedi Determinazione Dirigenziale n° 132/2022 del LCC di Trapani) ma di cui vuole difenderne il buon nome che sente minacciato?”
“O parla, piuttosto, come ex- progettista ed ex-direttore di quei lavori che sono stati affidati alla moglie, arch. Fontana (rif. suddetta Determinazione), e alla quale vuole affidare anche un’ambiente di lavoro sgombro dalle ombre di un passato mediatico turbolento?”
“O ancora, forse, come uno strutturista che, dopo 20 anni di esperienza ed insegnamenti universitari sui ponti, giudica non competenti due ingegneri (benché uno elettrotecnico ed uno aeronautico) a fare valutazioni sul suo progetto, ma trova in un architetto, la moglie appunto, tutta la competenza per affidargli la direzione dei lavori nelle opere di demolizione e rifacimento di un ponte ad arco tirante in acciaio?”
“E come mai, visto che ha tanta esperienza e conoscenza, l’ing. Granata aveva previsto 150 giorni lavorativi per rimuovere i vecchi e montare i nuovi pendini, mentre un architetto, la moglie neo-direttore dei lavori, riesce a comprimere i tempi di più del 50% rispetto al marito, portandoli ad appena 60 giorni lavorati?” (vedi allegati “nuovo cronoprogramma” e “vecchio cronoprogramma”)
“Che conoscenze ha, quindi, un architetto che un ingegnere strutturista (pure esperto di ponti e con 20 anni di esperienza) non ha? Quali tecniche delle costruzioni saranno mai note ad un architetto, ma non ad un ingegnere, che consentono al primo di fare quello che fa il secondo in meno della metà del tempo? Ho sempre ritenuto il pragmatismo degli architetti superiore a quello degli ingegneri, ma questa mi pare una vittoria un po’ troppo schiacciante dei primi sui secondi!”
“Come mai, visto che la riduzione media delle durate delle attività fra il nuovo e il vecchio cronoprogramma è del 67%, non si legge nella perizia di variante alcuna variazione dei costi della sicurezza? La direzioni lavori (arch. Fontana) avrà avvertito il Responsabile della Sicurezza (arch. Fontana) che le maestranze dovranno fare lo stesso lavoro in meno della metà del tempo? O esiste qualche maniera per fare correre le persone senza che al contempo aumenti il rischio di “inciampare”?”
“Visto che siamo in tema di sicurezza, come mai, nel nuovo cronoprogramma non leggo come primissima attività quella di messa in sicurezza dei pendini pericolanti, quegli stessi pendini che hanno richiesto la chiusura del ponte per la salvaguardia dell’incolumità della gente? Dato che, come si legge sempre nel nuovo cronoprogramma, la nuova Direzione dei Lavori intende iniziare a sabbiare e a rimuovere i vecchi parapetti un mese prima di mettere mano ai pendini pericolanti, perché gli operai non corrono alcun rischio? Come fa ad essere più rischioso per un veicolo attraversare velocemente un ponte con dei pendini pericolanti, piuttosto che per un operaio lavorarci sopra per un mese, all’ombra di pezzi d’acciaio, lunghi 10 metri e del peso di quasi una tonnellata, che il direttore dei lavori ha, inoltre, giudicato pericolanti?”
“Perché, sempre secondo il nuovo cronoprogramma, non vedo alcuna fase per il rilievo dello stato di fatto del ponte? Non sarebbe opportuno, prima di demolire, “fotografare”, in tutta la sua globalità, la situazione attuale del ponte per potere meglio, dopo la ricostruzione, cercare di ripristinarla al suo stato iniziale?”
“Come può essere semplicemente liquidato come “refuso grafico” il disegno di una gru poggiata sull’alveo del ponte, quando il progetto, di cui il disegno fa parte, è stato inviato per approvazione, non una, ma due volte (vedi Determinazione Dirigenziale del LCC di Trapani N° 95/2020)? Quanti altri refusi potrebbero ancora esserci? Perché non mi fa stare tranquillo sapere di un “refuso” del genere, su un progetto così delicato? E se ci fosse un “refuso” sui calcoli strutturali?”
“Certo questi sono i refusi, cose che rimangono senza che uno se ne accorga, però, più guardo il disegno di quella gru sul ponte (vedi immagine sotto), meno mi sembra qualcosa che non sia MAI stato preso in considerazione (come invece pare che sia, sempre secondo Granata).”
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“Dato che le difficoltà di reperimento del materiale per la costruzione dei nuovi pendini sono state uno dei motivi del ritardo nell’inizio dei lavori, adesso che due fra i principali paesi produttori di acciaio al mondo sono in guerra, si dovrà pure attendere la fine delle belligeranze prima che, finalmente, anche l’ultimo nuovo pendino sia pronto e si possa procedere con le attività di demolizione e rifacimento del nostro ponte?”
Il flusso delle domande si interrompe, fortunatamente ad un punto dell’articolo. Su una cosa, infatti, la replica dell’ing. Granata non mi lascia dubbi, oltre a trovarmi d’accordo: la giusta precisazione circa le cifre dei compensi che sono state ingiustamente attribuitegli. È vero, su questo l’ing. ha ragione. Durante la seduta aperta del Consiglio Comunale del 20 dicembre scorso, sono state tirate in ballo cifre che non sono precise (colgo l’occasione di queste note per scusarmi dell’inesattezza, dovuta al fatto che ho, erroneamente, equiparato i costi previsti per la sicurezza al compenso per il Coordinatore Responsabile della sicurezza e dimenticato di specificare che le somme richiamate erano solo somme “impegnate” e non “liquidate”). L’intento nel riportare le cifre, comunque, non era né di denunciare un compenso illecito o esagerato, né di screditare la professionalità dei coniugi Granata e Fontana, quanto, piuttosto rendere edotta la cittadinanza di tutti i particolari, anche quelli più “caserecci”, relativi ad un progetto ambizioso che sta determinando un danno inquantificabile a tutta la città di Mazara del Vallo.
Ad ogni modo, mentre rifletto su come si possa scambiare sempre il dito per la luna, forse ancora sulla scia del dubbio se un architetto abbia proprio tutte-tutte le competenze per potere demolire e ricostruire un ponte in acciaio, un nuovo pensiero mi butta giù; perché un ingegnere ancora c’è, in tutta questa faccenda, ed è l’ing. Culotta, classe 1990, che collaborerà con l’architetto Fontana nella direzione dei lavori, ma che di anni ne ha quasi 32. Il pensiero, lo ammetto, un po’ mi rattrista quando deduco che i miei concittadini di Bocca Arena/Quarara, infatti, perderanno, loro malgrado e per motivi sconosciuti, la possibilità di avvalersi dell’esperienza ventennale di un ingegnere -quale Granata è- che avrebbe guidato i lavori con certamente più matura professionalità.
Resta comunque una perplessità di fondo …la rigidità delle valutazioni che in un ingegnere così qualificato non mi aspettavo (fermo restando che da parte di ognuno è legittimo difendere il proprio lavoro, come sta facendo l’ing. Granata).
Infatti, in presenza di suggerimenti qualificati, volti a coadiuvare la proposta iniziale e risolvere in tempi estremamente più rapidi il blocco del transito sul Ponte, mi sarei aspettato un’approfondita riflessione sulle soluzioni tecniche alternative proposte.
Evidentemente il buon Granata non conosce il detto che dice che “l’ottimo è nemico del buono”.
Ma i cittadini di Mazara e di Bocca Arena preferirebbero di gran lunga il buono visto che probabilmente per ottenere l’ottimo dovranno aspettare chissa’ quanti mesi, se non anni !