“Non avrei mai immaginato di vedere una simile tragedia, tanta disperazione. Guardare gli occhi dei bambini ucraini che scappano dalla guerra è qualcosa di straziante”.
C’è un po’ di Marsala nelle storie che arrivano dalla guerra in Ucraina. Dal dramma dei bambini e delle loro famiglie che scappano verso la Polonia, che lasciano tutto inseguiti dai bombardamenti. Alcuni di loro hanno trovato rifugio in una azienda di Lowicz, 80 chilometri da Varsavia, creata da due italiani.
Riccardo Caruso, imprenditore di origini marsalesi, ma ormai da quasi 30 anni in Polonia, e il socio Umberto Magrini, umbro, hanno aperto le porte della loro azienda per accogliere i profughi ucraini. Hanno deciso di mettere a disposizione delle famiglie delle loro 300 operaie ucraine e dei profughi un intero albergo, comprato qualche anno fa per dare un alloggio dignitoso ai lavoratori ucraini della loro azienda di logistica, la Partners PolGroup.
“Abbiamo in questo momento una settantina di persone che hanno varcato il confine - racconta Caruso a Tp24 - di questi una trentina sono bambini. Alcuni hanno già chiesto di iniziare a lavorare nella nostra struttura. Abbiamo subito deciso di dare accoglienza al popolo ucraino che sta scappando dalla guerra. Stiamo offrendo un appoggio, la nostra non è una sistemazione definitiva, sappiamo che molte famiglie vogliono proseguire o tornare alla propria casa quando finirà tutto”.
Magrini e Caruso (a destra) con alcuni profughi ucraini (foto Corriere.it)
Ma Caruso ci racconta che arrivano in Polonia persone che non hanno più nulla, i pochi soldi che hanno portato valgono pochissimo per la svalutazione causata dalla guerra. “E’ gente che va aiutata in tutti i modi possibili. Noi lo abbiamo fatto mettendo a disposizione il nostro hotel. C’è tanta solidarietà da parte degli italiani che stanno inviando medicine e alimenti per le famiglie che stiamo ospitando”. L’azienda di Caruso e Magrini, occupandosi di logistica, ha dei centri di stoccaggio che in questi giorni sono utilizzati anche per stoccare gli aiuti alla popolazione ucraina. “Abbiamo messo a disposizione anche i nostri tir, i nostri mezzi per andare a prendere medicine e alimenti in altri Paesi”.
Sono storie drammatiche quelle che ci racconta. Madri e bambini con il dramma negli occhi, di padri che sono tornati in Ucraina a combattere contro i russi.
Il socio, Magrini, al Corriere della Sera ha raccontato l’animo semplice e laborioso degli ucraini: «Amo questo popolo, gente onesta, generosa, umile e pure colta. Quando ho chiesto se mancava qualcosa, mi hanno risposto “una libreria”. Molte sono laureate, ci sono anche medici».
Su 2 mila operai circa 300 sono ucraini. Sono soprattutto donne, lavoratori stagionali, da qui la necessità di acquistare un albergo per dare una sistemazione dignitosa. Albergo che adesso viene utilizzato per ospitare i connazionali in fuga. “Alcuni di loro hanno chiesto di iniziare a lavorare nella nostra struttura”, continua Caruso. E sì, gli operai avevano il sentore, nei giorni precedenti il conflitto, che qualcosa potesse accadere. Che era imminente un attacco russo. “Diversi nostri operai sono tornati in Ucraina a prendere i bambini. Alcuni sono tornati - aggiunge Caruso - di altri non abbiamo più notizia”.