Se Putin avesse letto Dostoevskij non sarebbe diventato ciò che è. Se da ragazzo si fosse imbattuto in uno dei suoi romanzi, non sarebbe diventato il dittatore sanguinario che oggi conosciamo. Oggi più che mai è necessario conoscere questo autore, divulgarlo nelle scuole, istituire corsi di approfondimento. Dostoevskij non è semplicemente uno scrittore russo, è stato il più grande esploratore dell'animo umano, è sceso nelle profondità più oscure dell'Essere, le stesse che abitano in tutti noi, a prescindere dalle latitudini. Dovremmo ringraziarlo per aver fatto questo sporco lavoro dal quale invece tutti noi rifuggiamo.
Ebbene, la prestigiosa università Bicocca ha invece deciso di sospendere il ciclo di lezioni sull'autore condotte dallo straordinario scrittore Paolo Nori: con una guerra in corso è meglio riarticolare gli incontri inserendo qualche autore ucraino. Che idiozia! Lasciatemelo dire.
Dostoevskij è un autore controverso, sicuramente non facile, la sua polifonia a tratti sgomenta il lettore: inferno, paradiso e purgatorio risuonano nello stesso istante. Non concede al lettore il tempo di cambiarsi d'abito, il dramma si consuma nell'atto unico dell'esistenza di ciascuno. Ciononostante, grazie al disvelamento delle contraddizioni sempre arriva un bagliore, la bellezza, avvolta nel suo mistero, senza la quale nessuna vita meriterebbe d'essere vissuta. Dostoevskij è la cura, non il male. Ed è avvilente scoprire che chi gestisce la cultura non lo abbia ancora compreso.
Povera gente, il primo romanzo del predicatore del socialismo cristiano che considerava il Vangelo la storia di ogni storia, e così è stato per tutti i suoi romanzi popolati da personaggi che ne ricordano altri, già incontrati nella storia di Cristo.
Un autore tormentato da disturbi nervosi, dalla dipendenza dal gioco d'azzardo, prigioniero della necessità di volgere lo sguardo verso gli infelici che, tuttavia, separa dai poveri.
Dostoevskij non è di facile lettura, tutti quei nomi dei personaggi così complicati, per superare questo ostacolo ho sperimentato il metodo del diminutivo, memorizzando solo le sillabe iniziali dei nomi, ne è valsa la pena. Folgorata dal discorso dell'inquisitore nel romanzo de I fratelli Karamazov, ho compreso meglio la natura umana, le fragilità, le ombre che ogni essere proietta nello stesso istante in cui viene illuminato.
Consigli per la lettura: Sanguina ancora. L'incredibile vita di Fëdor
M. Dostoevskij di Paolo Nori.
Katia Regina