Sin da subito l'ho trovata bella, ed inquietante. Parlo della canzone della "Rappresentante di lista", il gruppo palermitano, portata a Sanremo 2022: "Ciao Ciao". Quella che con le mani, con la testa e con il culo, ciao ciao. Si. Non potevano che essere dei siciliani, d'altronde, a congegnare questa trappola (analoga a quella dell'anno precedente, quasi un prequel, di Colapesce e Dimartino, "Musica leggerissima"). Noi siciliani abbiamo ideato una marcia funebre, "Vitti una crozza", suonata al ritmo di polka, e con il lallalero lallero lallero dei coro. Lallà. E "Ciao ciao" continua questa tradizione: è una canzone divertente ed irresistibile, che ci racconta ... la fine del mondo. E il nostro non poter farci nulla. Ti saluto, ciao ciao.
"Questa è / l'ora della fine", canta La Rappresentante di Lista. E io l'ho subito collegata con un tema a me caro, il riscaldamento globale, e il "don't look up" con il quale rispondiamo agli allarmi degli scienziati da tutto il mondo.
Poi, però, è arrivato Putin.
"Che paura intorno / è la fine del mondo". Questo non è un articolo di geopolitica internazionale, di storia, di scienza politica mondiale, di arte della guerra. Come con il Covid: per farmi delle idee, ascolto e leggo chi è serio e preparato. Poi, se quelle idee mi convincono, cerco di spiegarle agli altri. E' il mio mestiere.
In questi giorni abbiamo ricevuto in redazione tantissimi commenti sulla guerra in Ucraina. Alcuni ironizzano sulle iniziative, anche in Sicilia, ed in provincia di Trapani, per la pace, gli appelli dei Sindaci, dei consigli comunali, come sulla scelta di colorare in giallo e blu la testata di Tp24. Il motivetto, antico, è il solito: "Si, ora Putin si ritira, perchè quattro persone sono scese in piazza a Trapani".
Motivo antico, perchè collegato al Covid, al riscaldamento globale, ai migranti. E che nasce da un atteggiamento nefasto: pensare sempre che ogni problema non sia un nostro problema fin quando non ci riguarda da vicino. Vi ricordate che era bella quella sensazione, a fine 2019, quando il coronavirus era un problema solo cinese? E sappiamo com'è finita (ed ancora continua...).
Stesso discorso vale per l'Ucraina. Delle due o tre cose che ho capito e che posso scrivere, una è: se il mondo non avesse lasciato fare a Putin quello che voleva, ora non saremmo a questo punto. In Russia sono stati uccisi oppositori e giornalisti scomodi. E non era un nostro problema. Putin si è preso la Crimea. E non era un nostro problema. Ha organizzato una missione in Inghilterra per uccidere una spia. E lo abbiamo lasciato fare. E adesso c'è un problema gigante ed un vicolo cieco nel quale siamo infilati, tutti, proprio perchè l'abbiamo trascurato in questi anni.
E se voltiamo le spalle ancora oggi, convinti che sia un problema di quel pezzo di Europa là, presto il problema arriverà a casa nostra. Anzi, è già arrivato. Quei missili stanno già cadendo su di noi.
E qui vorrei dire un'altra cosa. Nessuno vuole la guerra. Ho tanti amici che mi confessano che non dormono, da giorni, perchè hanno l'incubo della terza guerra mondiale. Siamo tutti provati da due anni di pandemia, i nostri nervi sono a pezzi. Nessuno vuole la guerra, e allora l'unico strumento che abbiamo è escludere la Russia da tutto, dallo sport, dall'economia, dal mondo dela comunicazione e dello spettacolo. Pure Pornohub ha chiuso in Russia, per dire. E non dobbiamo prenderla con ironia, perchè tutto quello che possiamo mettere in campo, va messo. Il nostro stare in piazza a Marsala o a Trapani, come impedire ad un'agenzia di viaggi russa di organizzare tour in Italia. Tutto. E davvero non capisco chi si lamenta: il gas, il grano, quanto costerà tutto questo, dove vogliamo arrivare. Vogliamo arrivare dove dobbiamo arrivare: alla pace. E se l'alternativa è l'aumento del prezzo del grano o un figlio in guerra, io scelgo il grano che aumenta, il gasolio che diminuisce, scelgo il freddo di casa mia, più che quello della trincea.
Non so come ne usciremo, cosa accadrà, è tutto così labile, così appeso ad un filo. La storia, ancora una volta in pochissimo tempo, ci mette con le spalle al muro. Come con il coronavirus, ci dà un'occasione straordinaria di ripensare il nostro modo di vivere, il concetto di solidarietà, il senso di giustizia. Con il Covid non sembra che la lezione sia servita. Adesso c'è l'occasione, ancora una volta, per capire che nessuno si salva da solo. Se no facciamo come quella canzone, pronti a scatenarci sulla fine del mondo: ti saluto, e ciao ciao.
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