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15/02/2022 18:06:00

Mafia, processo "Anno zero". Arriva la sentenza di primo grado, ecco le condanne 

 Sostanzialmente accolte, quantomeno nell’entità delle pene invocate, le richieste dei pm della Dda nel processo ai tredici imputati del processo scaturito dall’operazione antimafia “Annozero” (blitz del 19 aprile 2018). L’inchiesta, svolta dai carabinieri, ha visto coinvolti presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del superlatitante Matteo Messina Denaro (Gaspare Como e Rosario Allegra, quest’ultimo deceduto il 13 giugno 2019, a 65 anni, a seguito di un aneurisma cerebrale, nell’ospedale di Terni) e fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino.

E la pena più severa, 25 anni di carcere, il Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino) l’ha inflitta proprio a Gaspare Como, al quale si contesta un ruolo di vertice nella “famiglia” di Castelvetrano.

Venticinque anni anche per Dario Messina, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente del mandamento mafioso di Mazara. Queste le altre pene sentenziate: 21 anni per Vittorio Signorello, anche lui di Castelvetrano, 18 anni per Bruno Giacalone, di Mazara, 17 anni ciascuno per Vito Bono, di Campobello di Mazara, e per il mazarese Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, detto “Coffa”, 16 anni per il castelvetranese Carlo Cattaneo, quest’ultimo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Sette anni, poi, per il campobellese Giuseppe Accardo, 4 anni e 4 mila euro di multa per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero “Lillo” Giambalvo, e 4 anni ciascuno per Carlo Lanzetta, Nicola Scaminaci, Giuseppe Tommaso Crispino e Maria Letizia Asaro.

Tra le parti civili, anche i comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, ai quali è stato accordato un risarcimento danni di 10 mila euro ciascuno. Cinquemila euro di risarcimento per Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni. 

Comminate anche pene accessorie e disposte confische di beni, quote societarie e conti correnti, nonché distruzione di armi sequestrate. Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, oltre all’associazione mafiosa, anche l’estorsione, i danneggiamenti (incendi), il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento.



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