Chiudiamo la nostra inchiesta sullo scioglimento per mafia del Comune di Pachino. Oggi, in particolare, ci occupiamo delle motivazioni che portarono il Prefetto e poi l'allora Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a disporre lo scioglimento del Comune.
Nelle scorse settimane, a fronte della sentenza “Araba Fenice”, abbiamo analizzato come è stato sciolto per mafia il Comune di Pachino dove, con l’assoluzione di Salvatore Spataro, viene a mancare il collegamento tra mafia e politica alla base del provvedimento. Quindi, ci chiediamo: perché, alla fine, è stato sciolto il Comune di Pachino?
IL CONTESTO
È il 23 aprile 2018. Le lancette dell’orologio dell’allora sindaco di Pachino in carica, Roberto Bruno segnavano le 8:30 del mattino quando veniva informato ufficialmente dell’accesso della commissione prefettizia disposta da Giuseppe Castaldo, Prefetto di Siracusa. Tuttavia, molti avevano già letto la notizia battuta circa mezz’ora prima sempre dal giornalista Paolo Borrometi su “LaSpia”che annunciava l’avvio dell’iter che avrebbe portato allo scioglimento dell’ente, esito che il giornalista dava per certo, così come avvenuto.
Nessuno saprà mai, nemmeno l’ex sindaco Roberto Bruno, le risultanze dei commissari prefettizi. L’unica relazione ad essere resa nota sarà quella del Prefetto Castaldo allegata al Decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dispone lo scioglimento del Comune di Pachino su proposta del Ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini, il 15 febbraio 2019.
LA QUESTIONE POLITICA
Ad aprire l’elenco delle osservazioni riportate nella relazione del Ministero, il sostegno fornito dai consiglieri di opposizione Salvatore Spataro e Massimo Agricola alla maggioranza guidata da Roberto Bruno, “entrambi vicini alla consorteria mafiosa i quali, all'esito di un'indagine giudiziaria denominata «maschere nude», sono stati rinviati a giudizio unitamente al locale capo cosca per il reato di concussione in concorso per avere chiesto ad un imprenditore locale una somma di denaro al fine di velocizzare una pratica amministrativa”.
Va detto che durante l’amministrazione guidata da Roberto Bruno, Salvatore Spataro, da consigliere d’opposizione, votò nel 2017 il bilancio di riequilibrio, quindi un atto amministrativo e non un’azione di natura politica. Non risultano passaggi ufficiali in maggioranza né tanto meno sono mai state avviate trattative per l’assegnazione di un assessorato o la presidenza del consiglio comunale ad avvalorare la tesi del passaggio in maggioranza del consigliere comunale.
Il reato di concussione in concorso contestato a Salvatore Spataro, Massimo Agricola e Paolo Bonaiuto, inoltre, risale al periodo di sindacatura in capo a Paolo Bonaiuto, quindi all’amministrazione precedente all’insediamento di Roberto Bruno.
LA SOCIETÀ “LA FENICE”, SALVATORE SPATARO E SALVATORE GIULIANO
“Nell'ambito della stessa indagine giudiziaria ad uno dei due predetti amministratori (Salvatore Spataro, ndr) - si continua a leggere nella nota - è stato inoltre contestato il reato di cui all'art. 416-bis per avere fatto parte di un'associazione di tipo mafioso che si è avvalsa della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva per commettere una serie indeterminata di reati contro la persona, il patrimonio e la pubblica amministrazione, delitti commessi per acquisire il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, nonché di appalti e servizi pubblici per procurare voti a se' o ad altri in occasione di consultazioni elettorali con specifico riferimento alle elezioni amministrative comunali del maggio 2014”. Eppure Salvatore Spataro sarà assolto in primo grado dal Tribunale di Siracusa, il 17 gennaio 2022.
Il Ministero dell’Interno, su indicazione contenuta nella relazione del Prefetto, informava che (Salvatore Spataro, ndr) “in passato è stato amministratore unico di una società riconducibile al citato esponente criminale di cui è anche uno stretto collaboratore”. Come abbiamo già riportato, Spataro era amministratore unico de “La Fenice” azienda agricola in società con Simone Vizzini e dove Salvatore Giuliano era ingaggiato come collaboratore. A causa di dissapori tra i due soci, Salvatore Spataro cede le proprie quote societarie a Gabriele Giuliano che entra in società con Simone Vizzini.
Salvatore Spataro non è mai stato neppure indagato del reato di intestazione fittizia di beni per la società “La Fenice” e, quindi, sostenere che la società fosse riconducibile a Salvatore Giuliano nel periodo in cui Spataro era socio, non è vero. Accusati di intestazione fittizia, Gabriele Giuliano e Simone Vizzini vengono assolti in primo grado nel procedimento “Araba Fenice”.
IL BAR “SCACCO MATTO”
“Al menzionato amministratore (Salvatore Spataro, ndr) - si legge nella nota dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini - è inoltre riconducibile la titolarità di un esercizio commerciale la cui licenza è stata revocata nel mese di ottobre 2018 a seguito di interdittiva emessa dal prefetto di Siracusa. Nel locale, notoriamente punto di ritrovo e di frequentazione di soggetti appartenenti ad ambienti controindicati, si è verificato anche nel 2018 un grave fatto di sangue. La commissione d'accesso ha accertato che il citato esercizio, situato in un immobile di proprietà comunale facente parte del compendio mercato ortofrutticolo, è stato concesso in locazione senza alcuna procedura ad evidenza pubblica ed è inoltre l'unico immobile, nell'ambito dell'area mercatale, ad essere stato escluso, senza alcuna motivazione, dal piano di dismissioni predisposto dal Comune”.
Anzitutto, la vicenda che ruota intorno al bar “Scacco Matto” non riguarda il consigliere comunale ma il figlio, Pietro Spataro per cui verrà revocata la licenza a seguito di interdittiva che, di fatto, non era nemmeno di proprietà degli Spataro: il figlio del consigliere era l’affittuario dell’azienda intestata alla signora Giovanna Messina. Anche in questo caso, i rilievi portati dal Ministero dell’Interno riferiti dal Prefetto, risalgono all’amministrazione comunale precedente retta dal sindaco Paolo Bonaiuto e non dall’amministrazione guidata da Roberto Bruno.
Il 29 agosto 2011, il signor Giuseppe Alescio presentava istanza al comune per l’assegnazione di un ulteriore posteggio presso il mercato ortofrutticolo all’ingrosso e la contestuale autorizzazione per l’adattamento di quest’area al fine di essere adibita per la somministrazione di alimenti e bevande. Il 5 settembre dello stesso anno il sindaco Bonaiuto accoglieva favorevolmente l’istanza del signor Alescio, disponendo all’Ufficio Tecnico e all’Ufficio Commercio di richiedere ulteriore documentazione e indicando di defalcare le spese dei lavori da intendersi come migliorie dell’immobile dal canone annuale. Il 4 maggio 2012 veniva rilasciata l’autorizzazione dal Comune ma il 10 agosto 2012 il signor Alescio cedeva la propria azienda alla signora Giovanna Messina che subentrava al “Bar Mercato”. Il 23 ottobre 2012 il signor Alescio rinunciava alla concessione del box-posteggio adibito a bar trasferendo alla signora Messina il beneficio di scomputare dal canone annuo la somma spesa per la realizzazione delle migliorie valutate dall’UTC per 11.787,88 euro e interamente sostenute dalla signora Messina. Pertanto, la giunta municipale presieduta dal sindaco Bonaiuto riconosceva alla nuova concessionaria il beneficio di scomputare dal canone la somma spese per le migliorie dell’immobile. Nel 2016, quando la giunta del sindaco Bruno è insediata già da due anni, si regolarizzava la posizione della signora Messina relativamente alla concessione mentre la signora Messina affitterà l’azienda a Pietro Spataro, figlio del consigliere comunale.
Ne consegue che la concessione dei locali non è mai avvenuta a titolo gratuito. Tra l’altro, l’ufficio tributi aveva notificato alla signora Messina distinte ingiunzioni di pagamento a valere sugli anni 2016 (pari a 4.092 euro sullo scomputo degli ultimi 1001,56 euro a valere sulla spesa sostenuta per i lavori eseguiti), 2017 (5.080 euro) e 2018 (5.080 euro) in favore del Comune di Pachino.
Contrariamente a quanto sostenuto dalla commissione prefettizia, poi ripreso dal Prefetto Castaldo e dal Ministro Matteo Salvini, l’intero mercato ortofrutticolo era inserito nel piano di dismissioni predisposto dal Comune in occasione della procedura di adozione del piano di riequilibrio finanziario. Da dove nasce l’equivoco? È presto detto. Il mercato ortofrutticolo di Pachino si suddivideva in due blocchi: la parte vecchia, risalente agli anni Settanta e dove insisteva il bar, era ed è ancora registrata al catasto terreni mentre la parte nuova è registrata al catasto immobiliare. Consultando il catasto immobiliare, i commissari non potevano mai trovare le particelle relative al bar che, unitamente a un’altra decina di box registrati al catasto terreni, erano comunque inseriti nel piano di dismissioni del Comune di Pachino.
LA GUARDIA GIURATA CHE SI SPARA AL PIEDE
“Rilevanti controindicazioni - si continua a leggere nella relazione - sono emerse anche relativamente all'altro consigliere (Massimo Agricola, ndr) al quale in passato, a seguito di sopravvenuti pregiudizi penali, sono state revocate alcune autorizzazioni professionali”.
La vicenda risale al febbraio del 2014, quindi durante l’amministrazione di Paolo Bonaiuto. Massimo Agricola, consigliere e guardia giurata all’epoca dei fatti, era seduto all’interno del locale “La balata” di Marzamemi insieme agli assessori Patrizia Tossani e Corrado Scala. Mentre consumava serenamente la sua ordinazione, nel sistemarsi la cintola, parte un colpo di pistola che lo ferisce a un piede. Per questo fatto viene chiamato a rispondere per violazione del regolamento del Questore e gli viene revocata la licenza.
L’ACCUSA DI NEGLIGENZA AL SINDACO ROBERTO BRUNO
“Fonti tecniche di prova attestano l'attività di condizionamento esercitata dai due amministratori in questione (Salvatore Spataro e Massimo Agricola, ndr) e dal locale capo cosca (Salvatore Giuliano) nei confronti dell'ente locale per favorire l'assunzione di alcuni parenti dell'esponente malavitoso nonché per agevolare il pagamento di fatture fiscali e per ottenere indebiti contributi comunali in favore di una società riconducibile ad ambienti criminali”. La tesi riportata dal Prefetto prima e, di riflesso, dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, altro non era che un’ipotesi investigativa contenuta nell’inchiesta “Maschere Nude” e che, tuttavia, non trova capo d’imputazione formale agli atti.
L’accusa principale nei confronti del sindaco Roberto Bruno mossa dai commissari prefettizi e dal Prefetto sarebbe riconducibile a un atteggiamento negligente nel contrasto alla criminalità organizzata e nei confronti dei consiglieri comunali d’opposizione, Spataro e Agricola. Il Ministro Salvini infatti scriverà: “Viene al riguardo evidenziato come il sindaco, pur a fronte dei suindicati numerosi e rilevanti episodi di cointeressenze e frequentazioni tra i menzionati amministratori comunali ed esponenti della criminalità organizzata non solo non ha avviato alcuna attività di contrasto o presa di distanza ma addirittura, a seguito del venir meno della maggioranza politica che lo sosteneva in consiglio comunale, si è prontamente avvalso dell'appoggio politico dei due menzionati consiglieri di minoranza che si sono rilevati determinanti per l'approvazione di importanti delibere di competenza del consiglio comunale”.
Invece, furono proprio gli esposti dell’ex sindaco Bruno e del segretario generale pro tempore a portare i giudizi pendenti presso i Tribunali di Siracusa e Ragusa nei confronti dell’ex comandante di Polizia Municipale accusato di peculato.
Il Comune è inoltre costituito parte civile nel procedimento penale a carico dell’on. Pippo Gennuso per la vicenda dell’illegale esercizio dell’erogazione idrica in contrada Granelli e contrada Chiappa (inchiesta “Acque Salate”, ndr) di cui si fa cenno nella relazione del Prefetto in allegato al Decreto di scioglimento.
“Nell’erogazione del servizio idrico - si legge nella nota del Prefetto - è emblematica di irregolare gestione amministrativa la vicenda accertata dalla Commissione di indagine, relativa al Omissis (Consorzio Granelli, ndr) alla collegata società Omissis (Granelli Gestione Acquedotto srl, ndr), riconducibili a Omissis (on. Pippo Gennuso, ndr). In questo caso, pur trattandosi un servizio pubblico di fornitura di acqua potabile a una intera contrada in una località balneare molto affollata nei mesi estivi, il pozzo e relativo acquedotto sono stati realizzati e gestiti da un privato, lo stesso Omissis (on. Pippo Gennuso, ndr), e solo da ultimo, durante i lavori della Commissione, il comune ne ha disposto la requisizione”.
A quanto ci risulta, la commissione prefettizia non avrebbe avviato azioni opposte a quelle adottate dall’amministrazione di Roberto Bruno che non solo aveva denunciato le irregolarità agli organi competenti informando lo stesso Prefetto in una missiva riservata del 21 febbraio 2018 ma il Comune avrebbe iniziato a risolvere il problema dell’esercizio abusivo e privatistico dell’erogazione dell’acqua notificando la rinuncia alla licenza al Genio Civile e al Consorzio con una nota del 10 ottobre 2017, quindi in un periodo antecedente all’accesso prefettizio. L’evento, tra l’altro, non passò in sordina: i consiglieri d’area gennusiana Corrado Quartarone, Giuseppe Andrea Campo e Corrado Nastasi iniziarono a muovere pressioni verso il primo cittadino e nei confronti del vicesindaco, l’avv. Andrea Nicastro, assessore con delega all’ecologia e al servizio idrico integrato, per concedere una proroga incitando i cittadini alla protesta.
Il 21 febbraio 2018 il Prefetto riceveva un’altra lettera dai consiglieri comunali Giuseppe Andrea Campo (oggi assessore nominato dal sindaco di Pachino in carica, Carmela Petralito), Francesco Ristuccia (attuale Presidente del Consiglio Comunale), Joe Fortunato e Corrado Nastasi in cui si chiedeva l’accesso della commissione prefettizia per portare allo scioglimento per mafia il Comune di Pachino. Richiesta puntualmente pubblicata su “LaSpia”.
Tuttavia, a distanza di ben quattro anni, alla luce della sentenza “Araba Fenice” e l’assoluzione di Salvatore Spataro, il Movimento CambiaMenti e il Presidente del Consiglio Ristuccia “esprimono il più totale sdegno per l’accusa di aver tramato e/o di avere in qualche modo lavorato per arrivare allo scioglimento dell’amministrazione guidata da Roberto Bruno. Basti solo pensare che l’attuale Presidente del Consiglio ed ex consigliere di minoranza Francesco Ristuccia, non è stato neanche sentito dalla Commissione Prefettizia”. Eppure, non risultano smentite o richieste di rettifica alla lettera inviata al Prefetto e pubblicata sul giornale “LaSpia” in cui figura la firma in epigrafe dell’allora consigliere Francesco Ristuccia, articolo nel cui titolo è curiosamente riportata la sottoscrizione di sei consiglieri mentre nel testo ne risultano quattro.
Il Tribunale di Siracusa, il 10 febbraio scorso, ha condannato l'on. Pippo Gennuso (5 anni e 6 mesi) e Walter Pennavaria (4 anni e 6 mesi) per truffa aggravata, adulterazione di sostanze alimentari e frode nell'esercizio e nel commercio per la fornitura di acqua non potabile in alcune zone marittime del Comune di Pachino, ovvero contrada Granelli e contrada Chiappa.
Nella relazione del Prefetto Castaldo e nella proposta di commissariamento del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, inoltre, si addebita all’amministrazione comunale una scorretta gestione del patrimonio favorevole al consigliere di opposizione Spataro sulla base di un fantomatico accordo finalizzato a ottenere il suo voto favorevole in consiglio comunale relativamente ad alcuni provvedimenti presentati dall’amministrazione. In realtà, l’amministrazione Bruno è intervenuta tempestivamente nei confronti del consigliere Spataro notificandogli lo stesso giorno l’interdittiva antimafia emessa in danno del bar del mercato praticato dallo stesso e concesso, come detto, dalla precedente amministrazione.
L’ADDETTO AI SERVIZI CIMITERIALI
“La relazione del prefetto - fa sapere il Ministro Salvini - evidenzia la figura ed il ruolo svolto da un dipendente addetto ad uno dei servizi amministrativi, recentemente tratto in arresto all'esito di una maxi indagine giudiziaria coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Catania e legato per interessi commerciali ad un esponente di spicco della locale consorteria”.
Si tratta di Antonino Iacono, addetto ai servizi cimiteriali imputato nel processo Revolution Bet. Nei suoi confronti il Ministro propose anche la destinazione ad altro ufficio e l’avvio di procedimento disciplinare. A seguito di ricorso interno, Antonino Iacono ottenne la sospensione dei due procedimenti eccependo che nel periodo durante il quale sarebbero stati commessi i fatti riconducibili al reato di cui era accusato, lui era in aspettativa non retribuita e quindi non aveva nemmeno accesso agli uffici del Comune di Pachino. Inoltre, tutte le contestazioni erano riconducibili ad ambiti territoriali ben lontani da Pachino, essendo avvenuti nel comune di Catania ed in alcun modo riconducibili alla sua figura di dipendente comunale. I due procedimenti vennero perciò sospesi fino alla definizione del procedimento penale e Iacono rimase a lavorare sempre presso il cimitero di Pachino fino al suo pensionamento, cioè fino allo scorso dicembre.
IL PARCHEGGIO DI PUNTO RIO
“Significativo è il caso della gestione di alcune aree di parcheggio da parte di un pluripregiudicato, condannato anche per il reato di associazione di tipo mafioso e in rapporti di amicizia con i due sopra menzionati amministratori comunali, il quale ha svolto tale attività abusivamente, su un sito di importanza comunitaria (SIC) insistente in una frazione ad alta vocazione turistica. Al riguardo è emerso da fonti tecniche di prova che né il primo cittadino né il competente ufficio della polizia municipale, pur a conoscenza dell'illecita gestione dell'area di parcheggio, hanno posto in essere alcuna iniziativa per far cessare la descritta situazione di illegalità. L'amministrazione comunale non ha nemmeno avviato alcuna iniziativa per risolvere il contratto di locazione di un terreno di proprietà comunale di cui il citato pregiudicato era conduttore nonostante, in costanza di contratto, fosse stato tratto in arresto a seguito di condanna per reati di mafia con interdizione dai pubblici uffici per anni cinque. Solo dopo l'insediamento della commissione d'indagine è stato effettuato un sopralluogo che ha rilevato abusi ed un'illegittima cessione in subaffitto dell'area, fatti per i quali il menzionato pregiudicato è stato deferito all'autorità giudiziaria ed è stato risolto il contratto di locazione”.
Il parcheggio privato che erroneamente viene localizzato a Marzamemi si trova a Punto Rio, a chilometri di distanza da Marzamemi, nella posizione diametralmente opposta, sul versante ionico, ed è gestito da Benedetto Cannata il quale avrebbe continuato a svolgere la sua attività nei periodi estivi durante l’accesso della commissione prefettizia, nel periodo di commissariamento dell’ente comunale e questa estate faremo il “sacrificio” di recarci a Punto Rio per verificare se il parcheggio sarà ancora in attività.
I VOUCHER O BUONI LAVORO
“Ulteriori rilevanti anomalie che evidenziano il condizionamento dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata sono state evidenziate all'esito delle verifiche disposte dalla commissione d'indagine sulle procedure di assegnazione dei c.d. «voucher» o buoni lavoro. In tale ambito è stata rilevata un'ampia divergenza tra i nominativi presenti nell'elenco consegnato alla commissione d'accesso e quelli ricompresi nelle liste allegate alle determine che hanno disposto le erogazioni, avvenute in buona parte nelle fasi post elettorali e prevalentemente in favore di soggetti controindicati con precedenti o pendenze penali alcune delle quali anche per gravi reati”.
Le risultanze della commissione prefettizia e della DIA non porteranno tuttavia ad alcun provvedimento.
IL COMANDANTE DEI VIGILI ACCUSATO DI PECULATO
“Ulteriore vicenda che inequivocabilmente evidenzia la propensione dell'ente ad agire in violazione dei principi di legalità è, come rilevato dalla commissione d'indagine, quella che ha interessato un dirigente comunale, contiguo alla locale cosca, rinviato a giudizio unitamente ad altri dipendenti per avere indebitamente prelevato dalle casse comunali ingenti somme di denaro”.
Il riferimento è all’ex Comandante dei Vigili Urbani di Pachino sopracitato verso il quale non è contestato l’art. 416-bis c.p. bensì il peculato denunciato proprio dal sindaco Roberto Bruno.
LA VERANDA NEL RUSTICO RURALE SANATA
“Altrettanto significativa è la vicenda relativa alla villa abusiva costruita dalla famiglia del locale capo cosca (Salvatore Giuliano, ndr) che, pur insistendo su un'area ben visibile, non è stata oggetto di verifiche e controlli da parte degli uffici tecnici, eseguite solo dopo l'insediamento della commissione d'indagine e su sollecitazione della stessa”.
L’immobile in questione non è una villa ma un rustico rurale sottoposto a lavori di recupero, ovvero una modifica rispetto alla regolare istanza di concessione in sanatoria presentata da Gabriele Giuliano e regolarizzata dall’ufficio tecnico comunale durante il regime commissariale. Risulta, per altro, che il rustico rurale non sia nemmeno di proprietà di Giuliano ma in suo possesso solo in forza di un preliminare di compravendita.
OLTRE LO SCIOGLIMENTO NESSUN PROCEDIMENTO PENALE A CARICO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Delle motivazioni del Ministero riprese dalla relazione del Prefetto Castaldo che hanno portato il Comune di Pachino allo scioglimento per mafia si sottolinea la totale estraneità degli amministratori e dei consiglieri di maggioranza da procedimenti di natura penale, sia prima che dopo lo scioglimento per mafia, tant’è che nessuno ha avuto avvisi di garanzia o coinvolgimenti in procedimenti giudiziari.
Di fatto, il Comune di Pachino è stato ufficialmente sciolto per fatti inerenti la precedente consiliatura, un bar, un parcheggio privato e il servizio di fornitura idrica irregolare interrotta e denunciata dallo stesso primo cittadino, Roberto Bruno. Ma allora perché sciogliere per mafia un Comune dove ci sono tante cose che non vanno, certo, ma di mafia ce n'è ben poca? A domani ...
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