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14/02/2022 06:00:00

Quer pasticciaccio grave delle cariche sugli studenti

Scesi in piazza per protestare contro la morte ingiusta di Lorenzo Parelli, frutto dell’alternanza scuola-lavoro, i manifestanti sono tornati a casa con ematomi, punti di sutura e fratture. I manganelli delle forze dell’ordine, la causa

 

Luciana Lamorgese, a capo del Ministero dell’Interno, parla di “cortocircuito” avvenuto durante gli scontri con i manifestanti, ma se le forze dell’ordine manganellano persone disarmate, gratuitamente e a caso, abusano volontariamente del loro potere. Il 23 gennaio 2022, infatti, a Roma, molte e molti studentesse e studenti hanno protestato per la morte di Lorenzo Parelli, avvenuta presso l’azienda di carpenteria metallica, Burimec, a Lauzacco, frazione di Pavia di Udine, durante il suo ultimo giorno di stage gratuito rientrante nel progetto di alternanza scuola-lavoro.

Introdotto con la Buona Scuola, legge 107 del 2015, il MIUR descrive il piano come “una modalità didattica innovativa che, attraverso l’esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro, di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi”. Un sistema che trasforma la scuola pubblica in un’azienda, che educa alla convinzione che un ambito lavorativo non retribuito, che sfrutta, che priva dei diritti, della sicurezza e della possibilità di organizzazione in sindacati sia giusto, e che, in molti casi, non insegna nulla: questa, invece, la realtà. E Lorenzo Parelli è morto di alternanza scuola-lavoro, quando una putrella gli è caduta addosso, uccidendolo a 18 anni.

Ma non solo a Roma. Gli agenti hanno risposto con cariche violente alle manifestazioni di protesta e, allo stesso tempo, di vicinanza e solidarietà allo studente morto anche a Torino e Milano. Deresponsabilizzazione e distorta narrazione degli avvenimenti sono gli atteggiamenti fatti propri dalla politica. Se la ministra Lamorgese, da un lato, parla della presenza di facinorosi nella manifestazione (come se fosse una valida giustificazione, poi), dall’altro Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, invita a una sensibilizzazione sul tema che, nello stesso tempo, teme per le probabili aperture di varchi ai no-vax (come se le due realtà fossero accostabili). Ma non si tratta di un j’accuse, gli preme sottolineare: non si considera la persona giusta per farlo. Il consigliere Alessandro De Chirico, invece, difende la polizia perchè intervenuta legittimamente per garantire la sicurezza e l’incolumità. Legittimità, dunque, sarebbe rispondere a un uovo lanciato e finito a terra con un manganello. Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, afferma che il limite delle proteste sta nella violenza contro le forze dell’ordine; il questore Vincenzo Ciarambino, infine, ritiene legittimo l’uso dei manganelli perché le regole sono chiare: non si mettono le mani addosso alle divise. Ma non viceversa. Molte sono state le persone, anche minorenni, finite in ospedale perché capitate sotto le mani degli agenti di polizia. Vani sono stati i tentativi di dialogo da parte dei primi con questi ultimi. Ed è tanto ripugnante quanto grave, in una democrazia.

 

 

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Ismaele Calaciura Errante è uno degli studenti ritrovatosi con quattro punti provocati da chi avrebbe dovuto garantire la protezione: stava esercitando, giustamente, il suo diritto a manifestare, a Roma, quando è stato colpito dall’abuso di potere delle forze dell’ordine, ad oggi impunito e, talvolta, difeso.

Tu sei sceso in piazza il 23 gennaio.

Il 23 gennaio è stato chiamato a caldo questo presidio, subito dopo la morte di Lorenzo, due giorni dopo. Ha avuto una partecipazione molto elevata, anche rispetto alle nostre aspettative, ed è stato chiamato dal movimento La Lupa, del quale faccio parte, che è la sintesi politica dell’esperienza delle occupazioni romane che sono state più di sessanta e che già stava facendo un percorso di ricerca dell’interlocuzione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio. Abbiamo ottenuto un incontro, ci hanno promesso un tavolo. Il 23 c’è stato questo presidio chiamato per la morte di Lorenzo e contro l’alternanza scuola-lavoro, perché Lorenzo è morto per un provvedimento che faceva parte della riforma Gelmini, del 2005, e che introduceva nei tecnico-professionali dei percorsi di alternanza con il mondo lavorativo, soprattutto privato, visto che i tecnici non possono fare cose con le università. Devono stare in fabbrica, insomma. Quindi, è stato chiamato questo presidio a caldo, non c’era ancora stato un momento di elaborazione politica molto precisa e ci siamo mossi in corteo verso il Ministero dell’Istruzione, ma la polizia non ci ha fatti passare. Io mi sono trovato spessissimo in situazioni analoghe a queste e mai, che io abbia visto prima di quella volta, la polizia ha risposto così violentemente. Di solito si facevano compressi con gli scudi e un modo o un altro per disperdere studenti disarmati si trovava ma, in questo caso, sono state fatte varie cariche molto violente contro gli studenti e, oltre a noi, ci sono stati altri tre lesi, con ferite da punti (per non parlare delle contusioni lievi). Quindi, io sono stato preso da una manganellata alla testa e mi hanno messo quattro punti poche ore dopo, quando sono andato al San Giovanni.

Ho letto che a Roma le prime manganellate sono partite quando “gli studenti hanno cercato di sfuggire al cordone delle forze dell’ordine”. È vero?

 

Non di sfuggire ma di oltrepassarlo per andare verso il MIUR. Stavamo passando dall’angolo sinistro della piazza e loro lì hanno bloccato tutto. Mi sono trovato centinaia di volte in situazioni analoghe e non è mai successo che la polizia abbia caricato gli studenti a freddo, ma in questo caso sì.

 

Quindi hanno iniziato a picchiare totalmente a caso, senza motivo?

Sì, certamente c’è una prassi normata in queste situazioni in cui si cerca di sfondare un cordone, anche pacificamente, ma Lamorgese ha detto che ci stavano infiltrati. In realtà, erano tutte persone della mia età circa, quindi al massimo diciottenni, una quantità notevole di minorenni tra cui una ragazza di 14 anni, anche lei colpita.

Anche perché hanno parlato di cariche di alleggerimento, ma davanti a duecento studenti cento agenti non devono alleggerire un bel nulla. Chi andrebbe a sfidare delle persone armate?

Esatto, da noi non c’è stato nessun atteggiamento provocatorio. Sta di fatto che, secondo me, la cosa veramente grave è che poi, il venerdì successivo, il 28, anche noi abbiamo fatto un corteo il pomeriggio, mentre la mattina a Napoli, Milano e Torino, e, soprattutto a Torino, ci sono state altre cariche e altre manganellate, venti studenti da ospedale di cui due portati in ambulanza.

Ho visto dei video, non solo della manifestazione di Roma ma anche di Torino e di Milano, in cui gli studenti hanno cercato di dialogare con le forze dell’ordine. Tu, quando sei stato picchiato, hai tentato il dialogo?

 

 

 

Io non stavo facendo assolutamente niente, ero anche staccato dal cordone. Ero nella quarta fila, sul lato, perché mi ero avvicinato per guardare. Anche volendo non ho la stazza per partecipare agli scontri. Una cosa che mi infastidisce è la ministra che nelle sue dichiarazioni che, effettivamente si commentano da sole, ha detto addirittura che ci sono state delle denunce che chiariscono come in piazza ci siano stati dei facinorosi. Io ho denunciato semplicemente perché mi sembrava inaccettabile, nonostante sia consapevole del totale immobilismo che seguirà la mia denuncia, non reagire, anche sul piano legale, a una lesione fisica che mi è stata fatta dallo Stato, dai suoi rappresentanti. Anche con la consapevolezza che sarebbe stato inutile non fare niente, mi sembrava un po’ stupido perché, va bene che la soluzione deve essere politica, però più io posso dare fastidio più ci tengo a farlo.

 

Tu li vedevi predisposti al dialogo?

 

No, non li vedevo predisposti al dialogo, quella domenica. Assolutamente no.

 

Dalle dichiarazioni del sindaco di Torino, Stefano Lorusso, è necessario sensibilizzare sul tema il Ministero dell’Interno per consentire il diritto di manifestazione, nonostante questo, secondo lui, rappresenterebbe un’apertura dei varchi ai no-vax. C’è sempre questa associazione tra ciò che è costituzionalmente permesso, come il diritto di manifestare, con ciò che, invece, non dovrebbe essere garantito, quale è appunto la violenza dei no-vax. Non andrebbero neanche associate le due circostanze.

No, esatto. Ma questo ci fa capire lo stato della nostra democrazia nell’era del draghismo, in cui si è consapevoli che ormai la critica politica può avvenire solo dall’esterno del parlamento ed evidentemente le istituzioni non solo ci negano il dialogo nelle sedi predisposte, non solo ci mettono la seconda prova e ci uccidono con l’alternanza scuola-lavoro ma, addirittura, si prova a negare quello che è, in modo limpidissimo, scritto nella costituzione e quello che è un nostro diritto, da democrazia liberale. Noi non abbiamo fatto gli attentati. Siamo scesi in piazza normalmente, come si è sempre fatto, e come se fossimo veramente negli anni di Piombo, la repressione è stata incredibile.

Secondo te, che problema ha la politica nell’accusare apertamente chi sbaglia? Non si può stare dalla parte degli oppressi e degli oppressori: non si può dire che gli studenti vanno ascoltati ma che le forze dell’ordine hanno fatto il loro lavoro, perché queste ultime non hanno garantito la sicurezza. Che sarebbe il loro lavoro.

Sì, io penso che, se è diventato divisivo dire che non era giusto spaccare le teste agli studenti, la situazione è molto preoccupante, anzi, non è più preoccupante ma è semplicemente molto grave, soprattutto dal punto di vista della garanzia dei diritti civili e politici della popolazione. Ormai è tutto permesso, si può fare tutto e il contrario di tutto.

Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, tu l’hai fatta?

 

Io l’ho fatta ma visto che frequento il liceo classico non è la stessa cosa di chi fa un istituto tecnico. Come Lupa abbiamo raccolto, nei classici, negli scientifici e negli artistici, delle esperienze di alternanza abbastanza assurde.

 

E, secondo te, è sufficiente una modifica al sistema, per esempio partendo dalla retribuzione, oppure è necessaria una sua eliminazione?

Assolutamente no, una sua eliminazione totale, senza se e senza ma, perché è proprio il concetto il problema.

Io ho partecipato a molte manifestazioni, e i manganelli e le forze dell’ordine sono sempre stati presenti, ma quando si tratta di adunanze a commemorazioni dichiaratamente fasciste…

 

Tipo quando si tratta di saccheggiare la sede della Cgil…

 

Esattamente, in quei casi non mancano solo i manganelli ma proprio le forze dell’ordine. Perché?

 

Quando Forza Nuova ha saccheggiato la sede della CGIL, almeno, le forze dell’ordine c’erano ma non hanno fatto niente.

 

Però, ci sono delle manifestazioni dichiaratamente fasciste, con braccia evidentemente tese, in cui le forze dell’ordine, di fatto, non ci sono.

 

Non per essere complottista, ma penso si possa parlare tranquillamente di strategia della tensione per garantire la stabilità del governo, cioè penso che ci sia bisogno di identificare nei no-vax un pericolo di ordine pubblico elevatissimo consentendogli deliberatamente di saccheggiare la sede della CGIL per poi poter fare una stretta sulle libertà, per esempio, di sciopero. Sono state emanate delle leggi antisciopero dal governo Draghi (ma nessuno della stampa mainstream ne sta parlando) per cui non si potrebbero chiamare scioperi a distanza ravvicinata l’uno dall’altro: questo sempre nel quadro in cui, poi, arriva Lamorgese dicendo che c’erano gli infiltrati nelle manifestazioni studentesche.

 

Poi, ci sono state delle dichiarazioni arrivate in ritardissimo sia di Lamorgese che di Bianchi.

 

Bianchi sta facendo orecchie da mercante, insomma, perché ha una responsabilità politica diretta in quello che è successo. Ci sono anche dinamiche per cui noi, come Lupa, siamo fortemente ostili a una serie di organizzazioni studentesche che sono legate alla CGIL e che cercano di sublimare il discorso politico di compromessi e che mantengono le cose come stanno. La CGIL ha, spesso e volentieri, parlato di buona alternanza mentre, secondo noi, è proprio il concetto che c’è nel chiedere agli studenti di lavorare il problema. Per esempio, venerdì c’è stata la manifestazione molto partecipata con centomila studenti in tutta Italia e, a Roma, il MIUR ha accettato una delegazione semplicemente della Rete degli Studenti Medi, che è l’organizzazione giovanile della CGIL, e, ovviamente, neanche allora è stato detto niente. La seconda prova è stata confermata, quindi i fatti parlano sia sul Ministro Bianchi che sul fatto che non si sta facendo assolutamente nulla. L’Ufficio Scolastico Regionale fa muro quando chiediamo di diminuire le sospensioni e le sanzioni disciplinari verso chi occupa le scuole.

 

Mentre Lamorgese ha parlato di un cortocircuito tra le direttive di contenimento della pandemia e le persone manifestanti.

E già mi sembra un discorso molto diverso. Poi, anche qui, non ha detto che non c’erano infiltrati. Ha detto che questi comunque c’erano, anche se c’è stato un cortocircuito. È una dichiarazione molto contraddittoria: o c’è stato un cortocircuito o c’erano i facinorosi.

Invece, per quanto riguarda i codici identificativi, dice che non sono necessari perché bastano le mille telecamere poste sui caschi delle forze dell’ordine.

 

Sta di fatto che io, adesso, ho fatto una denuncia vana perché non sarò mai in grado di riconoscere la gente che mi ha procurato la ferita alla testa. Si parla e parla, quindi, ma continua tutto a funzionare in questo modo da vent’anni a questa parte.

 

Domani Bianchi e Lamorgese ti ricevono. Che cosa diresti loro?

 

Intanto a Lamorgese non ho niente da dire, non può fare nulla sulla maturità e neanche far smettere l’alternanza scuola-lavoro. Con lei mi concentrerei su problemi più generali come la militarizzazione delle scuole. A Bianchi, però, chiederei l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, di tornare alla scuola pre-Gelmini, anzi, pre-Berlinguer, perché è chiara la direzione coerente che seguono tutti i Ministeri dell’Istruzione da 30 anni a questa parte, e che va verso una centralità del privato, un’aziendalizzazione che si vede già dall’alternanza scuola-lavoro, che mira a fare penetrare un’ottica di precariato e instabilità professionale negli studenti. E si vede anche attraverso le invalsi, e dai cambiamenti dei programmi in questi anni. La scuola della competitività è una direzione coerente verso l’aziendalizzazione che la scuola pubblica italiana segue da almeno trent’anni.

 

Di queste manifestazioni, alla fine, non se ne è parlato molto, ingiustamente. Io ne ho letto perché interessata. Secondo te, è accaduto perché si era impegnati a seguire le elezioni del Presidente della Repubblica o volontariamente?

 

Io faccio politica studentesca da cinque anni, un momento di tale sovraesposizione mediatica del movimento studentesco io non lo avevo mai visto. Neanche con la Buona Scuola, anzi, se non dalla Buona scuola. Con La Lupa abbiamo fatto un’assemblea nazionale il 5 e il 6 febbraio ed eravamo almeno quattrocento da tutta Italia. Adesso hanno occupato otto licei a Torino, quattro a Milano, sta nascendo qualcosa che sarà difficile fare morire subito. Quindi, è innanzitutto una vittoria come generazione dato che si fa, ipocritamente, una narrazione per cui noi non abbiamo la stessa tempra delle generazioni delle grandi mobilitazioni studentesche. A me sembra proprio di sì, invece, quindi, anche da questo punto di vista, abbiamo avuto e ci stiamo prendendo lo spazio mediatico che meritiamo.

 

Come pensi si possano riprendere i rapporti con la politica, come ci si può riavvicinare se noi studenti urliamo e troviamo manganelli in risposta, e ci sono dei politici che, di fatto, negano o difendono questi ultimi? Perché il centro-destra ha detto che le forze dell’ordine stavano facendo il loro lavoro…

 

Io penso che anche dal centro-sinistra sia venuta fuori molta ipocrisia, come secondo le dichiarazioni di Letta e Orfini. Poi quella della Buona Scuola è una riforma scolastica fatta dal PD, quindi penso che i ponti con la politica siano stati loro a tagliarli molto prima di adesso e, secondo me, l’unico rapporto che possiamo avere con questa classe politica che non ci ascolta, ci sfrutta e ci maltratta da decenni penso sia semplicemente conflittuale, che non ci sia una soluzione di continuità e non si possa risolvere.

 

Quindi ci deve essere un cambiamento di tutta la classe politica? Cosa che però non avverrà o, comunque, non in tempi brevi. O no?

Penso che sia proprio impossibile, che noi siamo incompatibili e questa cosa si è dimostrata. Io parlo di noi come movimento La Lupa che rappresenta la parte maggioritaria degli studenti in mobilitazione in questo momento in tutta Italia. Anche dal punto di vista organizzativo è una sintesi politica che è andata oltre le divisioni che c’erano nella sinistra studentesca e siamo stati bravi a fare questo. Noi ci siamo sin da subito caratterizzati da una consapevolezza profonda per i percorsi politici pregressi. Non siamo noi a non volerne sapere, è questa classe politica che non vuole saperne di noi. Anche rispetto alle giovanili della CGIL siamo profondamente diversi, e la nostra incompatibilità con il dibattito parlamentare e istituzionale ci caratterizza particolarmente.

Dopo il 23 come stai oltre a, giustamente, incazzato?

 

Oltre a incazzato, mi sono sorpreso della capacità mobilitativa. Incazzato tantissimo anche se ormai è passato un po’ di tempo e non lo sono più tanto per la botta ricevuta quanto per la situazione, ma abbastanza sorpreso in positivo dei risultati politici della nostra assemblea nazionale che stiamo portando avanti. Una soddisfazione crescente.

 

Cosa farai, cosa farete?

 

Faremo una grandissima piazza nazionale il 18 febbraio in tutte le città d’Italia dove porteremo a scioperare un numero elevato di studenti, oltre all’appuntamento del 25 febbraio e dell’8 marzo con lo sciopero globale per il clima. In particolare, poi, per noi romani ci sarà il corteo per la morte di Valerio Verbano.

 

Ci vediamo in piazza.

 

Rappresentanti delle istituzioni che si dicono dalla parte degli oppressi ma fanno l’occhiolino agli oppressori sono tanto incoerenti quanto indecenti. Porre fine all’abuso di potere che tante volte ha affetto questa democrazia è altrettanto urgente.

 

 

Giorgia Cecca

 

 

 

 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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