Hanno il fragore di un’autentica bomba le dichiarazioni rese da Maria Angioni nell’ultima udienza del processo a suo carico al Tribunale di Marsala per false informazioni al pm nell’ambito dell’inchiesta sul caso Denise Pipitone e poi anche fuori dall’aula ai giornalisti.
“Nei primi anni Duemila – ha affermato la Angioni, ex pm a Marsala e adesso giudice a Sassari - alcuni malavitosi, nel corso di conversazioni intercettate, affermavano di poter contare su informatori e spie presso il Commissariato di Mazara del Vallo e la Questura di Trapani. Alcuni di loro dicevano: quando dovevamo avere perquisizioni della polizia lo sapevamo prima, adesso con i carabinieri non è più così”.
Il 3 maggio 2021, ai pm di Marsala la Angioni ha parlato di “depistaggi” che sarebbero avvenuti alla fine del 2004, quando le coordinava insieme all’allora procuratore capo Antonino Silvio Sciuto e altri colleghi. Per i dubbi sulla fedeltà della polizia, le indagini sul sequestro di Denise furono, quindi, revocate al commissariato di Mazara e affidate ai carabinieri della sezione di pg di Marsala, con i quali c’era un rapporto diretto e giudicati “fedeli”. Alla polizia, ha detto l’ex pm, furono affidate solo deleghe per accertamenti “marginali”. “In un’altra intercettazione – ha continuato la Angioni – abbiamo ascoltato uno dei due vertici di commissariato di Mazara e questura di Trapani, non ricordo chi dei due, affermare di voler ‘far saltare’ il procuratore Sciuto. A quelle parole, il collega Andrea Mosca sobbalzò, dicendo ‘gli vogliono mettere una bomba’, ma era chiaro che non si trattava di questo. E infatti, qualche tempo dopo, dopo che inizialmente il Csm si era pronunciato favorevolmente sulla domanda di Sciuto di andare a dirigere la Procura di Trapani, poi la nomina non fu ratificata”. L’ex procuratore Sciuto, adesso in pensione, sarà ascoltato in una delle prossime udienze del processo alla Angioni.