Il presidente della Regione Nello Musumeci è a Roma per votare il presidente della Repubblica, nel frattempo ha incontrato Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. La novità è che Diventerà Bellissima si federerà con il partito della Meloni, a garanzia di tutto questo ci sarebbe la ricandidatura dell’uscente alla presidenza.
Un tatticismo che non piace agli altri alleati di coalizione, Lega ed MNA in testa, seppure da più parti venga narrata una storia diversa, in dubbio anche l’appoggio di Forza Italia.
La federazione di Diventerà Bellissima con Fratelli d’Italia non aggiunge nulla ai meloniani ma è un valore aggiunto solo per il movimento del governatore che da solo non potrebbe arrivare alla soglia di sbarramento e anche la composizione delle liste sarebbe difficile da realizzare.
La Meloni si gioca non la partita in Sicilia ma abilmente cerca di stanare le reali intenzioni di Musumeci, è chiaro che se non ci sarà una convergenza di tutte le forze di centrodestra la candidatura non si può reggere in piedi. L’alternativa in caso di fallimento è un seggio sicuro al Senato per Musumeci, pare però non ci sia posto per il cerchio magico che il presidente vorrebbe proteggere.
C’è un altro incontro che si è consumato, ed è quello tra Nino Minardo, coordinatore siciliano della Lega, e Musumeci, l’impegno è quello di andare avanti fino a scadenza di mandato ma sulla ricandidatura c’è molta perplessità.
Un no secco arriva da Gianfranco Miccichè, anche lui a Roma in qualità di grande elettore: per parlare seriamente di una ricandidatura di Musumeci è necessario che lo stesso si ritiri, poi si aprirà il ragionamento su chi andrà candidato. Il presidente annuncia da Roma la creazione al suo rientro di una giunta elettorale, ancora non si era sentita una mostruosità del genere, che in termini poveri significa portare in giunta chi garantisce sostegno per la prossima volata alla presidenza. Un gioco al massacro che vede però stritolata la Sicilia, non una giunta tecnica ma elettorale significa, altresì, unicamente pensare ad assicurarsi i voti e non le riforme che mai questo governo porterà avanti.
Terminate le operazioni romane per l’elezione del Capo dello Stato in Sicilia si aprirà la stagione elettorale sia per le comunali di Palermo che per le elezioni regionali del prossimo novembre.