Fa un tampone rapido di controllo che dà esito positivo al Covid-19 e dopo pochi minuti riceve il green pass. Succede anche questo nel sistema groviera della certificazione verde italiana.
A segnalare a Tp24.it uno dei tanti 'buchi' nel rilascio dei pass verdi è Angela C.: “Sono rimasta allibita - dichiara al telefono - appena ho ricevuto dopo pochi minuti il mio green pass nuovo di zecca: non credevo ai miei occhi! Ho subito avvisato il laboratorio d'analisi per segnalare l'anomalia e anche loro – continua la professionista che lavora nel mondo della formazione anche per il settore sanitario – sono rimasti sorpresi. Sto comunque bene perché a causa anche del mio lavoro ho fatto già la terza dose qualche mese fa, infatti, sto avendo dei sintomi lievi paragonabili ad una blanda influenza”.
I RISULTATI E LE IMMAGINI NON MENTONO – La nostra fonte ci ha girato sia i risultati del tampone analizzato assieme al referto rilasciato da uno dei più importanti laboratori del Capoluogo siciliano, sia il green pass rinnovato di zecca, rispetto a quello già ricevuto qualche mese prima all'atto dell'inoculazione della terza dose.
L’APP C-19 CONFERMA L’ANOMALIA – Abbiamo, ovviamente, sottoposto a scansione – con ‘VerificaC19’ che è l’app ufficiale del governo italiano, sviluppata dal ministero della Salute in collaborazione con il ministero per l’Innovazione Tecnologica, per intenderci quella usata anche dalle forze dell’ordine quando sono chiamate ad effettuare le verifiche dei green pass dei cittadini – il QR code associato alla nostra segnalatrice ed abbiamo scoperto di più, dato che i livelli possibili di verifica sono tre: 1) ‘verifica base’ (vaccinazione/Guarigione/Tampone), con l’uso della già citata applicazione, dà l’ok con la dicitura: “certificazione valida”; 2) ‘la rafforzata’ (vaccinazione/guarigione) e 3) ‘la booster’ (Richiamo/ciclo completo, più tampone/guarigione più tampone) invece, restituiscono un ‘KO’ con la dicitura: “certificazione non valida”), insomma un gran papocchio.
UNA LUNGA SERIE DI INEFFICIENZE E DISSERVIZI – Questo racconto si va ad aggiungere a tutta una letteratura che si arricchisce di giorno in giorno di nuove storie e nuovi capitoli: soggetti in quarantena perché positivi con comunicazione all’Asp ma col green pass ancora valido; altri che sono ostaggio in casa perché pur avendo finito il periodo di quarantena non riescono a certificare alle loro Asp di appartenenza l’esito del tampone negativo.
UN ‘PASS’ CHE NON SERVE A NULLA – Altro 'buco' di cui si parla poco è quello legato al mancato obbligo della contestuale esibizione, assieme al certificato verde Covid-19, del documento di identità. Tranne che le forze dell'ordine ed in poche situazioni previste (uso mezzi pubblici per esempio) dalla normativa vigente, nessun privato cittadino (esercenti pubblici esercizi, piscine, palestre ecc. per esempio) oltre all'esibizione del Green Pass, vero e proprio, chiede anche un documento di riconoscimento. È di tutta evidenza che con questo stato di cose l’obbligo del controllo resta ad un livello così superficiale che qualsiasi malintenzionato può andare in giro col green pass di 'pincopallo' e continuare a fare la stessa routine di prima, né più né meno.
Alessandro Accardo Palumbo
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