Più che una piscina, sembra ormai quella che dalle nostre parti si chiama “gebbia”.
E’ la piscina comunale di Marsala, che una volta era un fiore all’occhiello, ma che da ormai due anni è fuori uso.
Il Covid, il primo lockdown, e i divieti di fare sport hanno tenuto la piscina chiusa per parecchio tempo. La riapertura poi è durata poco, mezza estate 2020, arriva il secondo lockdown e per la piscina è la fine. Quando le misure anti-covid si allentano e le piscine possono riaprire la struttura di Marsala resta chiusa. Gli utenti che hanno già pagato gli abbonamenti protestano, ma per la piscina è la fine. E come al solito si scatena il rimpallo di responsabilità. Per il Comune ci vorranno centinaia di migliaia di euro per rimetterla in sesto e dà la colpa all’ex gestore che avrebbe accumulato 300 mila euro di debiti.. Il contratto con le società che gestivano l’impianto è scaduto a settembre, e solo a novembre il Comune ha ottenuto le chiavi.
Ma per l’ex gestore il Comune non ha fatto la sua parte, consegnando, tra l’altro, ad inizio di contratto un impianto malandato che hanno dovuto mettere a nuovo. In mezzo utenti e lavoratori rimasti, letteralmente, all’asciutto. E adesso si preannunciano tempi lunghi per rivederla in uso.
LO STATO DELLA PISCINA
Acqua verde e putrida in vasca. Infissi mai riparati, infiltrazioni di acqua piovana, scarsa tenuta igienica dei locali, muri pieni di muffa.
Il Comune nei giorni scorsi ha affidato alla ditta “Non solo piscine” di Marsala di verificare lo stato in cui si trova la piscina comunale. La ditta, per 183 euro, dovrà effettuare “un’indagine visiva e controllo generale” dello stato della piscina: vasca, impianto di filtrazione, circolazione e rivestimento interno della piscina.
Si tratta di capire anche cosa ci vuole per rimettere in sesto una struttura che nel corso degli anni ha avuto alti e bassi nella sua gestione, e che dopo il primo lockdown ha praticamente smesso di funzionare con tanti utenti che hanno pagato l’abbonamento e non hanno potuto più fruire della piscina, anche quando le norme anti-covid lo hanno permesso.
UTENTI E LAVORATORI ALL’ASCIUTTO
Dicevamo che utenti e lavoratori sono rimasti all’asciutto. Tanti i cittadini che hanno perso i soldi dell’abbonamento. I gestori si sono tenuti anche i soldi che le famiglie avevano anticipato per i corsi annuali (con cifre attorno ai 400 euro) e che non sono stati mai restituiti, a causa della chiusura dell'impianto per Covid. Ci sono anche dei fornitori che aspettano di avere pagate le fatture arretrate, come gli 8 mila euro della ditta di pulizia. Ma ci sono anche una ventina di lavoratori che sono fermi da mesi e che hanno protestato per chiedere una soluzione.
IL COMUNE DA’ LA COLPA AL GESTORE
Di chi è la colpa? Per il Comune è delle società che avevano in gestione la piscina. Il sindaco Massimo Grillo giorni fa ha annunciato una causa contro le due società che in Ati avevano preso in gestione la piscina "per i danni che l’impianto ha subito per trascuratezza e mancata manutenzione". Ma campa cavallo ...
Anche perchè spunta fuori un'altra circostanza. Le due società sono debitrici nei confronti del Comune di un'ingente somma per il mancato pagamento delle bollette della luce e del gas, visto che nel contratto non era stata prevista la voltura delle utenze a carico dei privati che gestivano l’impianto.
La situazione l'aveva già anticipata a Tp24 l'assessore Michele Gandolfo: "La società Blue Water, nel corso della sua gestione, ha accumulato un debito di 300 mila euro nei confronti del Comune di Marsala. Sottolineo infatti che, per un evidente errore contrattuale risalente al 2016, la mancata voltura delle utenze Enel/Gas - dal Comune alla Società - ha innescato le problematiche di tipo economico insorte in questi anni. Infine, meraviglia il fatto che nel corso di questi anni nessuno ha controllato che il gestore non pagasse regolarmente il canone annuo. Un recupero di risorse, quindi, che coinvolge il nostro Ufficio Legale, alla pari di eventuali danni che potrebbero essere accertati nel momento in cui ritorneremo in possesso della struttura”. Gandolfo aveva anche detto che entro dicembre ci sarebbe stato un nuovo bando per affidare l’impianto. Ma ancora nulla: “Con il bando di gara vogliamo affidare l’impianto per nove anni, ma per fare ciò attendiamo l’approvazione del regolamento per l’impiantistica sportiva”.
IL GESTORE ACCUSA IL COMUNE
L’ormai ex gestore dell’impianto, la società Blue Water (in Ati con Acquasport e Italia Ssd) non ci sta e definisce “inverosimile” l’esternazione del Comune accusando la società di essere l’unico colpevole dello stato in cui versa la piscina comunale.
“L’appalto prevedeva la gestione della struttura con il carico della sola manutenzione ordinaria volta al mantenimento dell’impianto oltre che al normale deperimento. Il comune doveva dare in concessione una piscina perfettamente funzionante sia sul piano degli impianti tecnologici che sul piano strutturale”.
Il gestore ha specificato che già dall’inizio della concessione ha riscontrato “numerosi problemi, sia agli impianti tecnologici che alla struttura che non potevano essere imputati alla nostra gestione perché avevamo iniziato da poco l’attività. Nessuno ha mai dato una risposta alle nostre richieste e avvisi”.
Il gestore aveva previsto tutto, forse, e così ha fatto “un book fotografico, nel periodo appena antecedente il nostro insediamento, che testimoniava lo stato di degrado della struttura, derivante dagli anni di usura e dell’assenza di manutenzioni. Abbiamo anche conservato tutte le comunicazioni che abbiamo avuto con il comune, dove lo stesso non può dire che non era a conoscenza dei fatti e attribuire la responsabilità alla gestione”.
Il gestore si dice rammaricato “ad essere stati costretti a gestire un impianto fatiscente, che ci ha causato ingenti danni economici, siamo anche accusati del deterioramento dello stesso, distorcendo l’attenzione sulle reali responsabilità”.
La guerra sulla piscina è aperta. Ma l’impianto resta chiuso. E si rischiano tempi lunghi per poter rivedere l’impianto messo in sesto, riaperto, e fruibile.