Ha ancora senso la quarantena per i vaccinati? Stiamo arrivando ad un nuova fase nella lotta al Covid, con una malattia molto diffusa, ma assolutamente gestibile, soprattutto per i vaccinati. Con le vecchie regole, milioni di persone sono attualmente in quarantena e, di fatto, dopo le vacanze di Natale ci sarà metà Paese bloccato, pur non essendo "malato". E mentre chi lavora nel pubblico impiego o è dipendente può stare a casa tranquillamente, per un professionista o un esercente il danno è tanto. Si rischia non solo di aumentare il divario sociale, come avvenuto nella prima fase della pandemia, quella del lockdown, tra chi comunque prende uno stipendio, e chi se non lavora non guadagna, ma anche di generare il fenomeno per cui molti, anche se sono positivi, non lo dicono, per paura di perdere il lavoro.
Sono sempre di più le voci di esperti e politici che chiedono una revisione dei criteri per la quarantena, soprattutto per coloro in possesso del green pass rafforzato, ossia “in regola” con le vaccinazioni. E il commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, fa sapere che “la riflessione sul numero di persone in quarantena l’abbiamo fatta questa mattina col ministro Speranza. Gli scienziati stanno studiando con l’Istituto Superiore di Sanità. Adesso le quarantene sono diverse per i vaccinati e i non vaccinati, si sta studiando cosa mettere in campo“.
"Il rischio è che applicando alla nuova variante le norme sulla quarantena e gli isolamenti fiduciari pensate in un’altra fase della pandemia, ci si ritrovi in un lockdown generalizzato di fatto, ma non deciso per decreto come quelli del 2020 e non calibrato sulla tenuta del sistema economico” spiega Roberto Battiston, professore di Fisica all’Università di Trento, in un’intervista a La Repubblica. “Le norme devono essere riviste” dice.
E chiede un lockdown per i non vaccinati: “Guarderei forse alla Germania, dove hanno disposto un lockdown per i non vaccinati e, capo a un mese, hanno sensibilmente ridotto il numero di casi gravi e di decessi. Replicare uno schema simile da noi vorrebbe dire proteggere una frazione di meno del 10% dei cittadini, senza penalizzare il restante 90%: così li mettiamo al riparo dall’infezione, con possibili esiti gravi, ed evitiamo di mandare in crisi il sistema sanitario”.
"E' chiaro che in questa fase e con questa diffusività di Omicron dobbiamo considerare delle variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a casa in quarantena per contatti con positivi. Le indicazioni precedenti andavano bene con una contagiosità diversa, ora dobbiamo pensare a modalità differenti". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano.
Il dottore Enrico Alagna racconta: "Nei presidi territoriali che seguo, Salemi Gibellina e Vita, tra non molto, non vi saranno più attività aperte. Ciascuno dei lavoratori di classi (di lavoro) diverse sarà in quarantena/isolamento. Quanto è corretto mettere in atto le stesse misure di un anno fa? Quanto è corretto continuare a disporre tamponi e quarantene? Quanto è corretto mettere in atto le stesse misure per soggetti vaccinati e non vaccinati? Non possiamo più affrontare questa emergenza con le stesse metodologie. È fondamentale un cambio di passo. Abbiamo oltre l’80% della popolazione generale che è protetta. Usciamo dalla visione del Covid come malattia devastante e entriamo nella fase endemica con una malattia più gestibile (nei vaccinati) costruendo regole diverse, e disponendo metodologie diverse per soggetti vaccinati e per soggetti non vaccinati. Altrimenti sarà durissima".