Perde un imputato uno dei principali processi attualmente in corso davanti il Tribunale di Marsala, quello denominato “Salerno Giovanni Salvatore + 11” che alla sbarra vedeva dodici persone (adesso undici) per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (principalmente marijuana, ma anche cocaina), nonché, alcuni, per coltivazione di piante di cannabis, furto in abitazione, fabbricazione e detenzione di arma da fuoco, ricettazione, minaccia e violenza a pubblico ufficiale.
La maggior parte degli imputati sono di Marsala e Petrosino.
A lasciare, suo malgrado, il processo è stato il 63enne marsalese Giovanni Antonio Marino, di contrada Cuore di Gesù, recentemente deceduto. E per questo, nell’ultima udienza, il Tribunale (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino) ha disposto uno “stralcio” per la dichiarazione di estinzione del reato per “morte del reo”.
Per Marino, lo scorso giugno, il pm Giuliana Rana aveva chiesto la condanna a otto mesi di reclusione e 1500 euro di multa.
Complessivamente, il pm ha invocato otto condanne. Per altri quattro imputati assoluzioni o prescrizioni. Imputati sia volti noti alla giustizia (uno anche per fatti di mafia), che nuove leve. E cioè Giovanni Salvatore Salerno, di 57 anni, di Petrosino, Claudio Agate, di 28, Francesco Magnasco, di 55, originario di Cerda (Pa), Francesco Scimemi, di 70, di Salemi, Gianvito Magnasco, di 27, Domenico Salerno, di 29, Salvatore Maltese, di 31, Giuseppe Genna, di 26, di Strasatti, Simone Mandalà, di 34, originario di Palermo, ma residente a Petrosino, Alessandro D’Aguanno, di 30, di Strasatti-Fornara, arrestato dai carabinieri il 10 maggio 2017 nell’ambito dell’operazione antimafia “Visir”, e Umberto Vallinotti, di 42, nato a Napoli, ma residente a Petrosino. La pena più severa, 3 anni di carcere, il pm l’ha chiesta per Claudio Agate. Due anni e 4 mesi, invece, sono stati invocati per Giovanni Salerno, due anni e 300 euro di multa per Francesco Scimemi e Francesco Magnasco, nove mesi e 2000 euro di multa per Vallinotti, sei mesi e 1200 euro per Salvatore Maltese e Giuseppe Genna. Per gli altri, assoluzioni e prescrizione. I numerosi episodi di detenzione e spaccio di droga contestati dall’accusa (l’indagine è dei carabinieri) risalgono al 2013 e secondo gli inquirenti hanno visto protagonisti i due Salerno, Agate, Gianvito Magnasco, Maltese, Genna, e Vallinotti. In alcuni di spaccio, furono coinvolti anche dei minorenni, per i quali si è proceduto a parte. Inoltre, Vallinotti, Agate, Giovanni Salerno, Francesco Magnasco e Francesco Scimemi devono difendersi dall’accusa di coltivazione di cannabis. A Simone Mandalà, invece, si contesta il reato di ricettazione. Avrebbe, infatti, acquistato un televisore che Agate, insieme a un minore, avrebbe rubato a Petrosino, in un’abitazione di via Gioberti, dalla quale sparirono anche degli oggetti preziosi. Infine, ad Alessandro D’Aguanno, per cui è stata chiesta l’assoluzione, si rimproverava di aver fabbricato, detenuto e portato in luogo pubblico un’arma da fuoco (una “penna-pistola”) e a Giovanni Salerno di aver forzato un posto di blocco dei carabinieri, premendo con forza sull’acceleratore dell’auto di cui era alla guida e con questo, oltre a sottrarsi al controllo dei militari, usando anche minaccia e violenza a pubblico ufficiale. L’episodio risale al 19 settembre 2013 ed ebbe come teatro una strada di Petrosino.
A difendere gli imputati sono gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, Stefano Pellegrino, Walter Marino, Luigi Pipitone, Antonino Gennaro, Cettina Coppola e Francesca Frusteri. La sentenza è prevista per il 19 aprile 2022.