I comuni italiani, si sa, non se la passano benissimo economicamente.
La gravissima crisi economica cominciata nel 2008, e dalla quale il Paese non si è mai veramente ripreso fino all' “incidente nucleare” Coronavirus, è gravata fortissimamente sugli enti locali.
Il Comune di Marsala, nello specifico, da molti anni, cerca di vendere beni di sua proprietà. Sono lontani secoli i tempi in cui i Comuni compravano beni a destra e a manca.
Ma col passare degli anni è emersa la necessità di vendere, un po' come al Monopoly. Un po' perché di alcune cose non se ne fa nulla, un po' perché non li sa e non li vuole gestire, ma soprattutto per fare cassa.
Ci sono “mostri” come Villa Damiani.
Il complesso, in contrada Madonna Alto Oliva, fu costituito da una cooperativa: un edificio ottocentesco al centro di una serie di impianti sportivi, con un parco di 7 ettari di terreno. Piscina coperta, tre campi da tennis, sauna,ristorante, una sala da 500 posti, bar. Il tutto per 4 miliardi delle vecchie lire.
Tutto dura poco, però. Villa Damiani fallisce presto. Il complesso va all'asta. E, nel 1999, viene acquistato, al nono tentativo, dal Comune di Marsala. Da allora la struttura è stata abbandonata e vandalizzata, fino allo stato in cui è oggi. Il Comune non sa che farsene, tenta inutilmente di venderla da anni. Costa tanto, oltre 1,5 milioni di euro. Ormai ridotta quasi a un rudere, abbiamo dedicato una puntata di "Marsala città perduta" a villa Damiani.
Immobili rilevanti, come Villa Damiani, ogni anno vengono messi in bilancio in conto vendite e fungono da possibili entrate. Servono a far quadrare i conti, ma le vendite non si concretizzano mai.
Il Comune però è anche proprietario di altri beni immobili, meno costosi, che vorrebbe vendere per fare cassa e per liberarsi da alcune responsabilità.
Il Comune allora decide di mettere all'asta questi immobili. Sono beni valutati meno di 400 mila euro. Ci sono piccoli edifici e lotti di terreno. Poco o nulla di accattivante: il rudere della ex scuola elementare di Villa Petrosa, terreni. Tanti. Molti dei quali edificabili. C'è una bottega in via XiX Luglio, un'area da poligono di tiro in contrada Colombaio Lasagna. Diversi terreni a meno di 150 metri dalla costa.
Com'è andata? Come nelle previsioni: l'asta è andata praticamente deserta. Nessun bene ha catturato l'attenzione dei potenziali acquirenti. Tranne che per un lotto in particolare: un area libera in contrada Birgi, di 600 metri quadri, che ricade entro la fascia dei 150 metri dalla battigia. Dove vige, quindi, il vincolo di assoluta inedificabilità.
Questo lotto di terra, al prezzo di base d'asta di 29.450€, fa gola... e molta.
La particella ricade proprio nello “spot” più ambito per chi pratica il kitesurf, ovvero il bacino che congiunge la zona di San Teodoro e l'estremità nord della Laguna dello Stagnone.
Sono pervenute tre offerte a busta chiusa. Ad aggiudicarsi l'asta, provvisoriamente, è stato tale Vincenzo Domingo, quanto meno omonimo di quell'Enzo Domingo, storico volto noto in città per le sue esperienze più o meno felici nel mondo della politica e del calcio.
Domingo si è aggiudicato in via provvisoria il lotto sulla spiaggia in contrada Birgi, nella patria mondiale del kitesurf, con un'offerta di 100.000€, 70 mila in più del prezzo a base d'asta.
E' stata un'asta pubblica, e sono arrivate altre due offerte a busta chiusa. Tre plichi, recapitati curiosamente tutti nell'arco di appena sei minuti. Uno firmato da una società chiamata Go'D Explorer, che ha offerto 35 mila euro, uno firmato dalla signora Giuseppa Parrinello, che ha offerto 50 mila euro. L'altra, dicevamo, quella di Vincenzo Domingo, poi risultata la più corposa e quindi vincente, al momento. La commissione infatti, prima di vendere il bene, deve verificare i requisiti e approfondire in merito al legale rappresentante delle ditte. Per questo la seduta di assegnazione viene sospesa, si legge nel verbale.
La speranza è che chiunque si aggiudichi quei lotti che si affacciano sullo stagnone, abbastanza ambiti, non si renda parte attiva della speculazione finanziaria che ha stravolto la storica vocazione della la Riserva.
Una zona, quello della dello Stagnone, che ha già subito i danni della folle de-regolamentazione che h una crisi paesaggistica e ambientale da arginare immediatamente.